VACCELLA
(Va., Vac., Vachella, Vacella, Vakella). – Nacque verosimilmente attorno alla metà del XII secolo; non si hanno notizie dei genitori e quindi nemmeno della famiglia di appartenenza.
Le scarse informazioni che su di lui possediamo hanno spesso ingenerato equivoci e favorito errate identificazioni traendo in inganno autorevoli storici del diritto che lo hanno confuso con il celebre giureconsulto Vacario (v. la voce in questo Dizionario), che non era mantovano e che aveva lasciato definitivamente l’Italia, per l’Inghilterra, nel 1143-44.
Nella documentazione d’archivio lo si trova attestato solamente dagli anni Ottanta, quando peraltro appare rivestire un ruolo di rilievo nella vita pubblica di Mantova; nulla sappiamo in merito al percorso di studi giuridici.
Si può ragionevolmente ritenere che nella sua formazione abbia avuto ampia parte la cosiddetta scuola giuridica mantovana, dove all’insegnamento del diritto romanistico si affiancava quello longobardo. Tale scuola negli anni centrali del secolo XII dovette brillare come centro di accesi dibattiti; in essa nacquero opere di spicco, vi insegnarono di certo il Piacentino e Giovanni Bassiano, e la sua attività non si spense nemmeno nella seconda metà del secolo XII, come dimostra la stesura di diversi trattatelli. Peraltro, i docenti di questa ‘scuola’ sono di difficile individuazione: basti pensare a quel Mantuanus ipoteticamente identificato talvolta con il noto longobardista Aliprando o con un suo allievo (Cortese, 1995, pp. 122, 124). In questo ambiente si formarono con ogni probabilità i numerosi e influenti giudici mantovani attivi in quei decenni che spesso incontriamo proprio a fianco di Vaccella, che dovette avere di conseguenza l’opportunità di seguire gli insegnamenti dei citati Aliprando, Piacentino, Giovanni Bassiano.
La prima attestazione sino a ora nota di Vaccella risale al 1181 allorché agì, qualificato come consul al pari degli altri giudici delegati dal vescovo Garsendonio, nell’atto di raccogliere deposizioni testimoniali in una causa. Ancora con altri numerosi giudici figura fra gli astanti in una sentenza pronunciata alla fine del 1189 per una vertenza che opponeva l’episcopio mantovano al monastero di S. Benedetto Polirone. Due anni più tardi (1191) compare invece fra il manipolo di Mantovani che giurarono fedeltà alla pace pattuita tra Mantova e Verona. Ed è a Verona che pochi anni dopo, nel 1195, di nuovo assieme a un folto numero di uomini del diritto questa volta qualificati come causidici, troviamo il dominus Vakella de Mantua.
Il documento, recentissimamente segnalato (Rapetti, 2019, p. 12), rimanda a un contesto d’indubbia solennità e importanza: è rogato a Verona, nella pubblica assemblea, alla presenza dei vertici del Comune veronese e di numerosi uomini di legge tra i quali coloro che erano deputati «ad iusticiam faciendam inter Veronenses et Venetos», ovvero a comporre una complessa e delicata vertenza che coinvolgeva il monastero veneziano di S. Zaccaria. In un simile contesto la presenza di Vaccella non può che assurgere a spia del rilievo e della notorietà di cui egli godeva.
Fu uno dei tre ambasciatori che per conto della città di Mantova stipularono un importante trattato di natura finanziaria con la città di Venezia nell’estate del 1204. Un’altra inedita carta d’archivio permette di datare invece con buona approssimazione la sua morte e quindi di scardinare le ipotesi sino ad ora formulate al riguardo: nell’ottobre del 1206 in un atto privato, mantovano, compare Zaccheo «filius quondam domini Vacelle iudicis» (Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 3307, nr. 3). Come il padre, Zaccheo – unico figlio di Vaccella noto allo stato attuale delle conoscenze – ebbe parte attiva nella vita pubblica mantovana come evidenza la sua presenza nelle vesti di console di giustizia nel Consiglio comunale che nel 1217 ratificò l’alleanza con la pars estense.
Al giurista mantovano, come in tempi recenti è stato ribadito, debbono essere attribuite le diverse glosse contrassegnate con le sigle V.. Vac. Wacc. presenti in numerosi manoscritti (come in Ms. Pal. 0033; Marc. Z.L. CCX; Cass. 468; o come in quello posseduto da Gustav Friedrich Hänel e studiato da Hermann Fitting, 1876, dove si legge: «Expliciunt contraria legum longob. secundum Uac. mantuanum») della Lombarda a lungo erroneamente attribuite a Vacario; né si esclude che abbia lasciato qualche suo commento alle consuetudini feudali.
La fama di Vaccella, che viene considerato concordemente l’ultimo autorevole rappresentante della scuola giuridica longobardistica mantovana, è legata in particolare agli Argumenta atque contraria ad Lombardam: un originalissimo tentativo d’applicare la metodologia dei brocarda, tipica dei canonisti, all’interpretazione delle leggi longobarde. Per tale opera il punto di riferimento principale è il ms. Chigiano E, VII, 218, il solo che contenga la serie integrale degli argumenta; in esso è pure tramandato un trattatello sul duello giudiziario a lui attribuito – invero non senza qualche incertezza. Già un secolo fa, l’editore (Besta, 1902) evidenziò come quell’opera di Vaccella fosse a ben vedere un insieme di sue glosse raggruppate da un allievo (o più allievi?) ordinate contrapponendo le opinioni del maestro a quelle dei longobardisti. Chi fosse tale allievo non è dato sapere, né si conosce alcunché di altri suoi allievi, ovvero della sua scuola, che pure dovette avere se è vero che Vaccella si dedicò più all’insegnamento che alla scrittura (ibid., p. 189). Anche in merito al luogo del suo magistero si sono potute formulare solo delle ipotesi che contemplano ovviamente Mantova. Tra coloro che furono influenzati dai suoi studi si annovera il glossatore civilista e longobardista Carlo di Tocco.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, San Zaccaria, b. 40, nr. 17, 1195 dicembre 22; Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 3307, nr. 3, 1206 ottobre 6; Regesto mantovano. Le carte degli Archivi Gonzaga e di Stato in Mantova e dei monasteri mantovani soppressi (Archivio di Stato in Milano), a cura di P. Torelli, Roma 1914; L’archivio capitolare della cattedrale di Mantova fino alla caduta dei Bonacolsi, a cura di P. Torelli, Verona 1924, n. XXX, 1181; L’Archivio del monastero di S. Andrea di Mantova fino alla caduta dei Bonacolsi, a cura di U. Nicolini, Mantova 1959, n. CXI, 1217 dicembre 28; Liber privilegiorum comunis Mantue, a cura di R. Navarrini, Mantova 1988, n. 26, 1191 dicembre 7, n. 182, 1217 novembre 17; Codice diplomatico polironiano, II (1126-1200), a cura di R. Rinaldi - P. Golinelli, Bologna 2011, n. 147, 1189 dicembre 9.
A. Anschütz, Die Lombarda-Commentare des Ariprandus und Albertus. Ein Beitrag zur Geschichte des germanischen Rechts in zwölften Jahrhundert, Heidelberg 1855, pp. XXIII s.; H. Fitting, Juristische Schriften des früheren Mittelalteres: aus Handschriften meist zum ersten Mal hrsg. und erörtert, Halle 1876, pp. 26 s.; F. Patetta, V. giureconsulto mantovano del sec. XII, in Atti della Regia Accademia delle scienze di Torino, XXII (1896), (poi in Id., Studi sulle fonti giuridiche medievali, Torino 1967, pp. 913-926); C. Cipolla, Note di storia veronese, in Nuovo archivio veneto, XV (1898), p. 19; K. Neumeyer, Notizen zur Litteraturgeschichte des longobardischen Rechts, in Zeitschrift der Savigny-Stiftung, Germanistische Abteilung, XX (1899), pp. 249-268 (in partic. pp. 255 s.); E. Besta, Argumenta atque contraria ad lombardam in auditorio Vaccellae collecta prodeunt curante Heinrico de Besta, in Scripta anecdota glossatorum vel glossatorum aetate composita scilicet Pillii [...] odeunt curantibus Johanne Baptista Palmerio et al., Bologna 1901, pp. 333-367; A. Gaudenzi, Lo Studio di Bologna nei primi due secoli della sua esistenza, Bologna 1901, p. 72; E. Besta, L’opera di V. e la scuola giuridica di Mantova, in Rivista italiana per le scienze giuridiche, XXXIV (1902), pp. 183-236; P. Torelli, Un comune cittadino in territorio ad economina agricola, II, Uomini e classi al potere, Mantova 1952, pp. 99-102; U. Gualazzini, Bassiano, Giovanni, in Dizionario biografico degli Italiani, VII, Roma 1970, pp. 140-142; G. D’Amelio, Carlo di Tocco, ibid., XX, Roma 1977, pp. 304-310; G. Rösch, Venedig und das Reich, Tübingen 1982 (trad. it. Venezia e l’Impero 962-1250. I rapporti politici, commerciali e di traffico nel periodo imperiale germanico, Roma 1985, p. 299); E. Cortese, Il diritto nella storia medievale, II, Il basso medioevo, Roma, 1995, pp. 116-127; Id., Piacentino, in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), Bologna 2013, II, pp. 1568-1571; L. Loschiavo, Ariprando, ibid., I, pp. 102 s.; Id., Vacario, ibid., II, pp. 2001-2003; Id., V., ibid., pp. 2006 s.; E. Conte, Piacentino, in Dizionario biografico degli Italiani, LXXXIII, Roma 2015, pp. 12-15; A. Rapetti, Uscire dal chiostro. Iniziative di riforma e percorsi di autonomia di un monastero femminile (Venezia, secolo XII), in Reti medievali. Rivista, XX (2019), 2, pp. 127-153, http://www.serena. unina.it/index.php/ rm/article/view/6260 (16 febbraio 2020).