vaccinazione
Somministrazione di un vaccino sia a scopo profilattico sia a scopo terapeutico. In passato, si designava con questo termine l’inoculazione nell’uomo di materiale prelevato da pustole del vaiolo dei bovini, secondo i dettami di Edward Jenner. Nel 1880, Louis Pasteur dimostrò che con l’introduzione di colture attenuate si era in grado di proteggere l’organismo contro l’infezione causata dalla forma virulenta della stessa specie batterica, e chiamò vaccino la coltura batterica attenuata. Il nome vaccino si estese poi a tutte le colture di microrganismi, attenuate o uccise, idonee a essere iniettate negli animali e nell’uomo. Grazie all’introduzione delle vaccinazioni e alla produzione di vaccini specifici, numerose malattie batteriche, ma soprattutto virali, possono essere controllate. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato ufficialmente eradicato il vaiolo nel 1980, grazie a campagne internazionali associate all’introduzione di meccanismi rigorosi di profilassi. Campagne analoghe sono state mirate all’eradicazione di difterite, tetano, poliomielite, morbillo. Tuttavia le difficoltà che si incontrano nei Paesi in via di sviluppo, da un punto di vista organizzativo e ambientale, sono tali da non ricercare l’eradicazione completa di talune malattie, bensì il loro controllo. Il principio dell’azione della vaccinazione risiede in meccanismi fisiologici che sfruttano principalmente il concetto di memoria immunologica. Le modalità dipendono da talune caratteristiche farmacologiche dei vaccini e fondamentalmente tendono a realizzare una risposta immunitaria il più possibile completa ed efficace. Per la definizione della dose esiste una relazione dose-risposta lineare per quantità crescenti fino a un limite al di sopra del quale la risposta immunitaria decresce. Sia il volume, sia il tipo di eccipiente in cui il vaccino viene disciolto hanno importanza nel rallentare l’assorbimento e nell’aumentare la risposta immunitaria. La via di introduzione è generalmente parenterale per iniezione sottocutanea per garantire la massima permanenza locale al fine di assicurare un assorbimento lento. Deroghe a questo principio vengono fatte impiegando la somministrazione intramuscolare, per i vaccini che possono dare effetti secondari locali, od orale per i vaccini viventi i cui componenti patogeni seguono questa via di somministrazione. Lo studio delle modalità di interazione fra antigeni e cellule immunocompetenti ha portato a considerare il numero delle dosi e l’intervallo di tempo che deve intercorrere fra esse come parametri importanti per potenziare l’intensità della risposta immunitaria. Nella pratica, per i vaccini vivi attenuati si impiega una sola somministrazione (con l’eccezione del vaccino per la polio). Per i vaccini inattivati si praticano, di solito, due somministrazioni a distanza di 6÷8 settimane (ciclo primario), e una eventuale terza dose (rinforzo) dopo 6÷12 mesi; le tre dosi costituiscono il ciclo base cui possono seguire somministrazioni ulteriori (richiami). L’efficacia della vaccinazione dipende non solo dalla immunogenicità del vaccino, ma anche dalla risposta del soggetto che è massima fino all’età prepuberale. Le vaccinazioni dovrebbero essere attuate, pertanto, prima di questa età, in soggetti in buone condizioni di salute. Effetti indesiderati possono derivare sia da errori legati al processo di gestione del vaccino, sia da proprietà intrinseche dei vaccini, sia, infine, da caratteristiche del soggetto vaccinato. Eventi gravi appartenenti a una di queste categorie sono rari purché vengano attuati rigorosi controlli sulle preparazioni vaccinali e accuratamente scelti i soggetti da vaccinare. Molto spesso, inoltre, il beneficio a livello individuale o di comunità conseguente all’impiego di un vaccino è superiore ai rischi che possono derivare dalla sua somministrazione. Di fatto la valutazione dell’efficacia di una vaccinazione va ricercata in termini epidemiologici come riduzione della morbosità per la malattia contro la quale viene attuata. In Italia, i programmi d’immunizzazione generalizzata sono diretti alla popolazione pediatrica e verso alcuni gruppi selezionati (per es., particolari gruppi di lavoratori). Sono oggi obbligatorie per tutti, in Italia, le vaccinazioni contro la difterite, il tetano, la poliomielite e l’epatite B. (*)