VAGLIO
. Strumento che serve a separare il grano dalla paglia.
Ebbe presso gli antichi un'importanza assai più vasta di quel che non comportasse la sua mera funzione pratica. Il vaglio infatti ebbe indubbiamente una parte importante nei riti d'iniziazione, soprattutto in quelli dionisiaci, talché Dioniso negl'inni orfici riceve dal vaglio (gr. λίκνον) l'epiteto di λικνίτης e λικνοϕόρος. Sui cosiddetti rilievi Campana, sul famoso affresco di contenuto mistico della Villa dei Misteri presso Pompei, su un affresco di una casa di Via dell'Abbondanza a Pompei, su un elmo di parata proveniente anch'esso da Pompei, su un soffitto decorato a stucco di una casa di età augustea scoperta presso la Farnesina a Roma, su un rilievo a stucco della cosiddetta Basilica Sotterranea di Porta Maggiore a Roma, su un vaso di vetro conservato a Firenze, su un affresco della Domus Aurea di Nerone, su un musaico di Cnicul in Algeria: dappertutto si vede il vaglio avere una parte importante nelle scene d'iniziazione dionisiaca. Quasi sempre è un satiro che agita il vaglio sul capo dell'iniziando; sempre esso contiene, dissimulato tra frutta e bende, il membro virile, coperto da un panno; e quando il vaglio non viene agitato sul capo dell'iniziando, esso è deposto in terra e una donna alza il panno per discoprire il simbolo della potenza generatrice. Quale fosse il preciso significato simbolico di questi gesti rituali, ci sfugge: possiamo solo immaginarne il significato originario di augurio di fecondità, riflettendo che il vaglio, ripieno di grani e di frutta, era portato in processione durante le cerimonie nuziali.
Bibl.: A. Jarde, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, s. v. Vannus; M. Rostovtzeff, Mystic Italy, New York 1927, passim, soprattutto al cap. 2°; ivi la bibliografia anteriore; J. Carcopino, La basilique pythagoricienne de la Porte Majeure, Parigi 1927, p. 157. Per il musaico di Cnicul: L. Leschi in Mon. Piot, tom. XXXV, Parigi 1936.