VAISĀLl
Una delle città più importanti dell'India antica. Il Rāmāyana ne fa risalire la fondazione a Viśāla, figlio del mitico Iksväku, menzionato anche in alcuni Puräna. A Kundagrāma, in territorio all'epoca appartenente probabilmente alla stessa V., sarebbe anche nato, secondo la tradizione, Vardhamāna Mahāvīra, ventiquattresimo e ultimo tīrthaṃkara jaina e fondatore storico del jainismo. V. è tuttavia soprattutto famosa per la parte che assume nelle fonti buddhiste. Capitale dei Licchavi, uno degli otto clan che ricevettero parti delle reliquie del Buddha, sarebbe stata visitata più volte dallo stesso Buddha che soggiornò nei monasteri di Bahuputra, Chāpāla e Mahāvana. A V., secondo il pellegrino cinese Xuanzang, sorgeva uno stūpa eretto dai Licchavi le cui reliquie Ašoka avrebbe redistribuito, e un secondostūpa fatto costruire dallo stesso imperatore maurya; qui il Buddha avrebbe annunciato la sua imminente totale estinzione (parinirvāṇa); qui, infine, ebbe luogo il secondo concilio buddhista. I Licchavi rimasero sempre la famiglia locale dominante. La loro importanza politica è sottolineata, al tempo dei Gupta, dal matrimonio tra la principessa KumaradevI e Candragupta I, fondatore dell'impero gup- ta. Il declino di V. risale al VII sec. d.C., quando Xuanzang osservò il suo stato d'abbandono. Il buddhismo tuttavia vi sopravvisse ancora a lungo, come testimonia il ritrovamento di immagini del tardo periodo pala (XII sec. d.C.).
V. fu identificata con il villaggio di Basarḥ (c.a 50 km a Í di Patna) e le località vicine, nel distretto di Muzaffarpur (Bihar settentrionale). Il sito, segnalato per la prima volta da J. Stephenson nel 1834, fu oggetto di una prima indagine archeologica e di una prima descrizione da parte di Cunningham, Beglar e Garrick negli anni 1862-64 e 1880-81. Esso comprende due principali gruppi di rovine: il primo è costituito dal c.d. Forte di Viśāla (Rāja-Viśāl-kā-Gaṛh), a N di Basarḥ; il secondo, c.a 2 km a NO del Forte, comprende la riserva d'acqua di Kharaunā, lo stūpa dei Licchavi e una colonna sormontata da leone di epoca maurya. Solo a partire dagli inizî del nostro secolo il sito è stato oggetto di vere e proprie campagne di scavo, svoltesi in quattro differenti periodi.
I primi scavi, condotti negli anni 1903-04 e 1913-14 a opera dell'Archaeological Survey of India sotto la guida rispettivamente di T. Bloch e D. B. Spooner, si limitarono all'area del Rāja-Viśāl-kā-Gaṛh, il cui perimetro (1,5 km) risultò coincidere con le dimensioni date da Xuanzang. Bloch ne notò la forma oblunga con asse maggiore N-S e la presenza di un fossato di larghezza variabile tra 3,5 e 4,5 m, ma non trovò traccia delle torri o bastioni di difesa ai quattro angoli notate invece da Cunningham. Lo scavo di Bloch, limitato ai livelli superiori, pose in luce i resti di pochi ambienti, restituendo tuttavia un gran numero di cretule (c.a 720) appartenenti a corporazioni di banchieri e mercanti, o ad alti ufficiali di epoca gupta.
Un decennio più tardi (1913-14) lo scavo del sito fu ripreso da D. B. Spooner con l'intento di rintracciare il palazzo reale, di risalire agli strati più antichi del sito e di verificare meglio l'identificazione con l'antica Vaiśālī. Le intenzioni e le speranze di Spooner in parte si realizzarono poiché, sulla base del materiale rinvenuto, si accertò l'occupazione del sito anche in epoca maurya, śuṅga e kuṣāṇa. Si trovò anche la prova piuttosto convincente della sua identificazione grazie a due sigilli recanti la scritta Vesali-anusamyanaka-takara.
Lo scavo fu ripreso ancora una volta da parte dell'Archaeological Survey of India nel 1950 sotto la guida di K. Deva e V. Mishra. Questi scavi rivelarono due fasi nelle difese del Gaṛh, di cui la prima era rappresentata da una cinta difensiva in argilla, larga c.a 2 m e conservata in altezza per c.a 30 cm (datata tra il 300 e il 150 a.C.), seguita da una seconda fase rappresentata da una struttura di mattoni crudi. Si riuscì altresì a stabilire una cronologia degli strati delle varie zone scavate, fissandola in quattro periodi di cui il primo suddiviso in due sottoperiodi (Ia-Ib).
Il periodo la (c.a 500-300 a.C.) è caratterizzato dalla Ceramica nera polita del Nord (Northern Black Polished Ware, NBPW); le strutture di questo periodo sembrano essere state di materiale facilmente deperibile (argilla e bambù). Il periodo Ib (c.a 300-150 a.C.), che corrisponde alla prima fase di occupazione del Gaṛh, produce ancora NBPW insieme a ceramica grigia piuttosto rozza, strutture molto semplici di mattoni quadrati, grani di pietre semipreziose, figurine di terracotta, tra cui quelle di nāga. Il periodo II (c.a 150 a.C.-100 d.C.) segna una fase ricca di iconografie: sono attestate placche di steatite interpretate come immagini votive di «dea madre», orecchini e altri ornamenti, monete punzonate e coniate, strutture di mattoni bene allettati. Il periodo III (c.a 100- 300 d.C.) è caratterizzato da ceramica rossa e strutture di mattoni impostate su fondazioni di mattone triturato. Il periodo IV (c.a 300-500 d.C.) è caratterizzato da strutture costruite con mattoni di recupero, terrecotte di stile gupta e sigilli con iscrizioni in caratteri brāhmī d'epoca gupta.
Le ultime operazioni di scavo, condotte dal 1950 al 1962 dal K. P. Jayaswal Institute di Patna sotto la direzione di S. R. Roy, si sono occupate prevalentemente dell'area della riserva d'acqua di Kharaunā e dellostūpa dei Licchavi, ma sono stati indagati anche i resti dei villaggi vicini di Cakrāmdās, Baniyā, Lalpurā, Vīrpur e Marpassana. In quasi tutte le aree scavate sono stati individuati cinque periodi di occupazione di cui il primo (periodo I), datato al periodo pre-maurya (c.a 600 a.C.), è caratterizzato dall'assenza della NBPW; il periodo II (c.a 600-200 a.C.), da una grande quantità di NBPW; il periodo III (c.a 200 a.C.-200 d.C.) da numerosi rinvenimenti di epoca śuṅga e kuṣāṇa; il periodo IV, quello gupta (datato dal 300 al 600 d.C.), da molte terrecotte e sigilli gupta; il periodo V (posteriore al 600 d.C.), da materiale post-gupta e soprattutto pāla. Degno di nota è, infine, lostūpa dei Licchavi. Esso sembra aver subito quattro successivi ampliamenti, l'ultimo dei quali risalente al I sec. d.C. Vi è stato rinvenuto un reliquiario contenente terra incenerita, una conchiglia, due grani di vetro, un frammento di foglia dorata e una moneta punzonata. Va notata la presenza sul monumento di sporgenze (āyakapaṭa) ai quattro punti cardinali, tipiche di altri stūpa in India, come p.es. nell'Andhra Pradesh.
Bibl.: A. Cunningham, Besarh, in ASI. Four Reports Made during the Years 1862-63-64-65, Simla 1871, pp. 55-64; id., Besârh or Vaisâli, in ASI. Report of Tours in North and South Bihar in 1880-81, Calcutta 1883, pp. 6-12; id., Bakhra, ibid., pp. 12-16; H. B. W. Garrick, Besârh, or Besâdh, or Vaisâli, ibid., pp. 89-91; id., Chak-Râm-Dâs, or Baniya, ibid., pp. 91-92; id., Bakhra, ibid., pp. 92-93; T. Bloch, Excavations at Basarh, in ASIAR 1903-04, pp. 81-122; D. B. Spooner, Excavations at Basarh, in ASIAR 1913- 14, pp. 98-185; K. Deva, V. Mishra, Vais'äll Excavations I9S°> Vaisâli 1961; S. R. Roy, A Terracotta Sealing of Agnimitra from Vaisâli and Its Bearing on the Vaisâli Garh, in Journal of the Bihar Research Society, XLV, 1959, pp. 313-317; S. R. Roy, The stūpa Architecture of Vaisâli, ibid., LIII, 1967, pp. 69-73; B. P. Sinha, S. R. Roy, Vais'äli Excavations 1958-62, Patna 1969; S. P. Singh, Early Indian Coins Discovered from Basädha (Bihar), in JNSI, XLVII, 1985, 1-2, pp. 18-21; S. C. Ray, Role of Stratigraphie Excavations in the Evaluation of Early Indian Art: Vaisâli, a Case Study, in Journal of the Indian Society of Oriental Art, n.s. XX-XXI, 1991-1993, pp. 9-18.