VAL DEMONE
. È una delle circoscrizioni in cui troviamo divisa la Sicilia per una parte del Medioevo e per tutta l'età moderna, sino al 1812. Si stendeva nella regione nord-occidentale dell'isola e aveva, come le altre circoscrizioni, carattere amministrativo e più specialmente finanziario.
L'uso, fondato sui documenti, permise il doppio genere (il Vallo e la Valle; cfr. Mazara del Vallo) con evidente derivazione per il maschile da vallum latino e per il femminile da vallis: ma, specialmente in senso di "provincia" (v. in fine), è prevalso il maschile. Sebbene in un documento dell'inizio del dominio normanno (1094) vengano ricordate per la Sicilia antiquae divisiones Saracenorum, forse ancora in uso, non possiamo dire se al Val Demone corrispondesse una divisione più antica e qual nome portasse. Sappiamo che Roberto Guiscardo, dopo che il fratello Ruggiero tolse la Sicilia ai musulmani, volle per sé anche il Val Demone. Nel 1154 troviamo un giustiziere a capo del Val Demone; ma sembra che sotto Ruggiero II i giustizieri non avessero avuto circoscrizioni determinate. Assorbito nella più ampia divisione in due parti (Sicilia citra flumen Salsum e Sicilia ultra flumen Salsum), che stabilmente durò dall'età sveva fino a tutta l'età angioina, ma forse non mai estinto nell'uso, riappare nell'età aragonese. Anzi al principio di questa furono parimenti in uso le vecchie e le nuove divisioni, a scopo diverso, con altri Valli (come Val di Milazzo, dentro lo stesso Val Demone), finché non si costituirono, anche legalmente, quattro Valli, cioè, il Val Demone, il Val di Mazara, il Val di Agrigento e il Val di Noto.
La più chiara e più sicura determinazione dei confini, delle parti e della costituzione del Val Demone è in un documento di re Martino (1408), il quale contiene un'amplissima recensio di città, terre, castelli e feudi della Sicilia (a questo tempo si fa risalire il primo censimento dell'isola); ed ivi è anche la più antica etimologia del Val Demone: "Valle dei Boschi" (Vallis Nemorum). E se così fosse, il nome ben si adatterebbe alla principale caratteristica di questa parte della Sicilia, la sola estesamente boscosa, ora come in passato.
I confini di esso, quali appaiono tra il sec. XIV e il XV, sono prevalentemente fisici. Era bagnato da due mari, il Mare Ionio, dalla spiaggia di Taormina al Capo Faro, il Tirreno da questo capo sino alla foce del fiume Grande (Imera Settentrionale) oltre Cefalù, con coste quindi prevalentemente alte, varie, ridenti nell'uno e nell'altro mare. All'interno era definito da una linea obliqua, che, seguendo lo spartiacque delle Madonie e includendo i territorî dei comuni di Cefalù, Pollina, Castelnuono, Geraci e Gangi, raggiungeva la depressione di un altro fiume Salso, l'affluente del Simeto, e, divergendo quindi verso NE., correva nell'altro solco percorso dalla grande arteria dove sono Cerami, Randazzo, Linguaglossa e Taormina. Esso pertanto comprendeva il versante settentrionale delle Madonie e tutto il sollevamento nord-orientale dell'isola (le Caronie o Nebrodi, e i Peloritani), con tutti i suoi vasti declivî interni, sino a toccare le falde settentrionali dell'Etna. Numerosi erano nel Val Demone i centri abitati sin dall'età aragonese: 3 città, 38 tra terre e castelli con terre, e poi molti altri abitati minori (castra, loca, ecc.).
Soppresso nell'età spagnola quello di Agrigento, rimasero costantemente per tre secoli tre Valli, e il Val Demone fu esteso nella regione dell'Etna verso il Simeto (affluente Salso) e verso Catania, che, sebbene ascritta in qualche momento anche al Val Demone, rimase poi e fu sempre censita nel Val di Noto. Il Val Demone nei due censimenti del 1548 e del 1583 risultò di 6498 kmq. con una popolazione di circa un quarto di milione di abitanti (1548: ab. 225.374; 1584: ab. 264.647). Pur essendo il più piccolo dei tre, ebbe un numero di comuni maggiore degli altri due. Questi erano già 134 alla metà del sec. XVII (1653) e 143 circa un secolo dopo (1748). Dalla metà del sec. XVI (1548) alla fine del XVIII (1798) la popolazione relativa aumentò da 35 a 55, ma in misura minore che negli altri due; il che è stato attribuito alla notevole prevalenza delle città e terre feudali sulle demaniali o reali (queste erano 57, su 196, tra il 1748 e il 1798), alle maggiori turbolenze e alle condizioni poco felici del suolo, essendo i comuni posti in buona parte in terreni alti, franosi e poco produttivi. Era ivi la più estesa foresta della Sicilia, la "Foresta di Caronia", ricordata sin dal principio del sec. XV.
La costituzione del 1812 fece sparire il Val Demone con gli altri due: l'isola fu divisa in 23 distretti o comarche, e quando nel 1817 risorsero i Valli in numero di sette (più tardi province), il territorio del Val Demone formò in massima parte il Vallo di Messina, mentre il distretto di Cefalù, che era stato pure nel Val Demone, entrò nel Vallo di Palermo.
Bibl.: M. Amari, Storia dei Musulmani di Sicilia, Firenze 1854-72, voll. 3 (2ª ed., in corso curata da C. A. Nallino, Catania I e II, 1933-35); F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Parigi 1907, voll. 2; R. Gregorio, Bibliotheca scriptorum, qui res in Sicilia gestas sub Aragonum imperio retulere, Palermo 1791-92; II; V. Amico, Diz. topografico della Sicilia, trad. da G. Di Marzo, ivi 1855-56; F. Maggiore-Perni, La popolazione di Sicilia e di Palermo dal X al XVIII secolo, ivi 1892; id., La popolazione di Sicilia e di Palermo nel sec. XIX. Storia e statistica, ivi 1897.