TROMPIA, Val (A. T., 17-18-19; 20-21)
È la valle percorsa dal fiume Mella, affluente dell'Oglio, tutta compresa nella provincia di Brescia. Il nome le viene dai Trumplini (onde l'aggettivo triumplino, ancora in uso), popolo ligure o reto-ligure che l'abitava e venne sottomesso a Roma da P. Silio alla fine del secolo I a. C. La valle s'apre a N. di Brescia e si viene rinserrando fra due sproni delle Camoniche, chiudendosi a N. nel nodo del Colombine (2214 m.), Dosso Alto (2064 m.), onde hanno origine le acque del Mella. Il corso di questo, prima volto da NO. a SE., si dirige, oltre Bovegno, sempre più decisamente verso S., con pochi gomiti, fino a sboccare in piano: la valle s'allunga per una quarantina di km., con una larghezza media di meno d'una diecina. La sua superficie s'aggira sui 340 kmq., dei quali circa 200 nell'alta valle, che si fa di solito terminare alla confluenza del Lodrino nel Mella. Verso occidente, la bastionatura montuosa che la delimita dalla Val Camonica si presenta più elevata e compatta (M. Crestoso 2214 m., M. Muffetto 2071 m., M. Marucolo 1886 m., Dosso Pedalta 1951 m.); dall'opposto lato, invece, oltre la Corna Blacca (2000 m.), le altezze vanno rapidamente decrescendo, e sul cimale s'ingranano sproni che consentono la formazione di vallette laterali. Queste, anzi, non s'aprono se non verso oriente, e sono, limitandoci alle principali e procedendo a ritroso di corrente: la Val Gobbia, o di Lumezzane, percorsa dal torrente Faldana; la Val Redocle, la Val di Gombio, la Val d'Inzino, la Val Lodrino (torrente Biogno), la Val di Marmentino, e la Val di Graticelle. Ne segue che le comunicazioni con la finitima Val di Sabbia risultano più facili e frequenti: di queste, tuttavia, una sola è rappresentata da rotabili (da Brozzo a Vestone per Lodrino), mentre le altre si affidano a sentieri di non sempre facile transitabilità.
Naturalmente, ripiani e conche (Collio, Bovegno, Villa, Campagnola) s'alternano anche qui con tratti in cui il Mella s'apre a fatica il cammino (gole di Zanano e di Tavernole) e molto vario è, da zona a zona, il paesaggio morfologico sui due fianchi della valle. Ciò è in rapporto soprattutto con la sua complicata storia geologica e con la diversa composizione litologica delle masse che il Mella attraversa: dalle arenarie rosse del Permico (che fanno da cornice all'alto bacino) alle dolomie retiche e raibliane, dai tufi verdastri del cosiddetto Gruppo di Wengen (che dànno terreno agrario eccellente e atto allo sviluppo del bosco) alle potenti alluvioni ferrettizzate che caratterizzano la parte bassa della valle. In questa è fatto posto relativamente largo ai seminativi (7%, per lo più frumento e mais), che invece si riducono ad aree trascurabili nell'alta valle (0,6%). I boschi occupano all'incirca una metà della superficie complessiva (quasi esclusivamente cedui), nell'una e nell'altra zona; per contro le colture destinate all'industria zootecnica (prati e pascoli) prevalgono di gran lunga nell'alta valle (62,8%), per ridursi d'assai (32,3%) nella bassa. La pastorizia è attività basilare nella prima (allevamento bovino e in misura più ridotta ovino e caprino), complementare nella seconda; in ambedue accompagnata da un intenso sviluppo delle industrie, che ha radici lontane. La ricchezza di minerali (ferro spatico, piombo argentifero, barite e fluorite), e la larga disponibilità di acque, vi determinò fino dall'antichità il fiorire della siderurgia, e in particolar modo le fabbriche d'armi diedero fama alla valle, che fin da epoca romana ci appare nota essenzialmente per questa sua caratteristica. L'industria toccò forse il suo apogeo sotto il dominio veneto; decaduta col declinare di questo, ha ripreso vigore nel secolo XX, allargando il campo della propria attività. Alle fonderie e laminatoi di Bovezzo, Sarezzo, Lumezzane, Villa Cogozzo, Gardone, Carcine, Lodrino - alcune delle quali grandiose - e alle molte altre imprese che lavorano il ferro, si sono uniti le tessiture del lino e della canapa (Concesio), i cotonifici (Cogozzo), il cascamificio (Ponte, Zanano), l'industria del legno (Concesio), quella della calce (Sarezzo), ecc. Ne è conseguito un sempre più intenso assorbimento di mano d'opera da parte dell'industria, che ha annullato, o almeno attenuato e mascherato gli effetti della crisi agricolo-pastorale che travaglia l'economia montana in genere, e quella alpina in specie. Anche l'emigrazione non attinse mai, in Val Trompia, ampiezza notevole: né è un caso che sia rimasta sempre ristretta più nel settore alto che in quello basso, dove lo sviluppo industriale è relativamente meno intenso. Il primo segna tuttavia (ed è naturale) un aumento di popolazione minore del secondo (150% contro 200%; quest'ultima cifra è più alta della media complessiva della provincia); ambedue però senza periodi di regresso numerico. In tutta la valle abitavano all'inizio del sec. XIX 17 mila ab., saliti a circa 40 mila nel 1931; la densità è così passata da 51 a 121 ab. per kmq.
I centri abitati più importanti sorgono tutti nei fondovalle, di regola allo sbocco degli affluenti (di sinistra) nel Mella, ma in buon numero anche lungo questi (Caino, Lumezzane, Lodrino, Irma, Marmentino). Tolti pochi, che risalgono probabilmente ad epoca antichissima, ripetono la loro origine dal basso Medioevo, e si andarono formando attorno a piccoli nuclei isolati; ciò spiega la loro relativamente grande densità e in pari tempo l'esiguo numero medio di abitanti che li caratterizza. Solo Gardone supera i 2000 ab., e molti, specie nell'alta valle, non toccano i 1000. Nell'ultimo ventennio anche qui ha avuto un certo sviluppo l'industria turistica (Bovegno, Lodrino, Collio), che ha favorito assai l'attrezzatura stradale della regione. La Val Trompia gravita tutta su Brescia, cui è congiunta da una tramvia elettrica che si spinge fino a Tavernole (28 km.). Di qui una buona strada carrozzabile conduce a Collio, che n'è il centro più alto (840 m.).