FUSI, Valdo
Nacque a Pavia il 9 maggio 1911 da Cesare e da Teresa Zaccagnini, in una famiglia di commercianti della piccola borghesia, e ivi frequentò il liceo "U. Foscolo". Nel 1924 s'iscrisse all'Azione cattolica, partecipando all'attività dell'oratorio S. Luigi e del Circolo "S. Filippo Neri". Nel 1929 si trasferì a Torino con la famiglia e cominciò a frequentare attivamente il circolo giovanile "S. Boezio". Nel luglio 1930 conseguì la maturità al liceo "Massimo d'Azeglio", dove fu allievo di Augusto Monti, cui rimase legato anche in seguito da un rapporto di profonda stima.
Nel 1931, anno del forte contrasto tra il fascismo e l'Azione cattolica, assistette da solo alla chiusura da parte della polizia fascista del circolo della FUCI (Federazione universitaria cattolica italiana) "Cesare Balbo", del quale faceva parte.
Nel corso degli anni Trenta, come responsabile dell'ufficio ricreativo della federazione giovanile dell'Azione cattolica torinese (diretta in quel periodo da Luigi Gedda), scrisse una serie di riviste teatrali comico-satiriche: Fömmse corage, Jukkaydy, Nada mas, L'ippogrifo, con le quali ebbe modo di dimostrare notevole fantasia, arguzia, estro brillante e fine ironia.
In quegli anni collaborò ai periodici Giovane Piemonte e Il Vittorioso, insieme con A. Maltarello, C. Carretto, E. di Rovasenda (il futuro padre Mariano); diresse il foglio umoristico Il Gazzettino e diede il suo contributo alle pubblicazioni periodiche della presidenza generale dell'Azione cattolica Credere e Gioventù italica.
Laureatosi in giurisprudenza nel novembre del 1934 presso l'università di Torino e svolto il servizio militare come sottotenente nel 1° reggimento dei granatieri di Sardegna, intraprese l'attività forense, specializzandosi come avvocato penalista.
Antifascista, dopo l'8 settembre prese parte alla Resistenza e rappresentò la Democrazia cristiana nel comitato militare regionale del Comitato di liberazione nazionale. Il 31 marzo 1944 venne arrestato nel duomo di Torino insieme con quasi tutti i componenti del comitato stesso. Accusato di "attentati contro l'integrità, l'indipendenza e l'unità della Repubblica sociale italiana", venne assolto per insufficienza di prove dal tribunale speciale al famoso processo di Torino.
Voluto fortemente dallo stesso Mussolini, questo processo si concluse con la condanna a morte di otto dei quindici imputati (il generale G. Perotti, F. Balbis, M. Montano, G. Biglieri, P. Braccini, E. Giambone, E. Giachino e Q. Bevilacqua), che vennero fucilati all'alba del 5 aprile al poligono di tiro del Martinetto.
Riparato in Svizzera dopo la scarcerazione, venne internato a Loverciano nel Canton Ticino, ma poco tempo dopo fuggì per andare a combattere con i partigiani. Rimasto gravemente ferito alla spina dorsale nel ribaltamento del camion sul quale viaggiava in Val Formazza, venne soccorso dai medici della divisione "Garibaldi" e successivamente ricoverato prima a Briga poi a Berna, dove rimase vari mesi. Poté infatti rientrare a Torino solo nel maggio del 1945.
In quei mesi si colloca anche la collaborazione del F. alla équipe redazionale del Popolo nuovo, giornale che non si qualificava inizialmente come organo di partito, ma che poche settimane dopo recava l'intestazione "quotidiano della Democrazia cristiana" e al quale collaboravano, tra gli altri, G. Quarello (che ne fu il primo direttore), I.M. Sacco, G. Rapelli, G. Brusasca, padre E. di Rovasenda, C. Trabucco, A. Sabatini, N. Badano, G. Sibille, A. Ferrari Toniolo, don P. Mazzolari, U. Tupini, G. Cappi, A. Piccioni, A. Del Noce e lo stesso Luigi Sturzo.
In quel periodo di rancori e di vendette il F. decise di assumere la difesa del colonnello Biglio, uno dei giudici del processo di Torino, che aveva però cercato, in camera di consiglio, di evitare il più possibile le condanne. Dopo la Liberazione si era dovuto nascondere perché, in quel clima, nessun avvocato era disposto a difenderlo. Durante la preparazione del processo, dove il F. ottenne l'assoluzione del Biglio, conobbe la figlia di questo, Edoarda, e pochi mesi dopo l'arcivescovo di Torino Maurilio Fossati celebrò il loro matrimonio.
Candidato all'Assemblea costituente, non venne eletto; nel novembre 1946 diventò invece consigliere comunale di Torino e il 18 apr. 1948 deputato per la circoscrizione di Torino-Novara-Vercelli. In Parlamento il F. fece parte inizialmente della commissione Difesa, poi, per oltre tre anni, della commissione Giustizia e, da ultimo, per un breve periodo della commissione Affari interni. La sua attività parlamentare fu peraltro piuttosto limitata.
Nel 1951 venne eletto consigliere provinciale e il 21 settembre di quell'anno fu chiamato dal segretario politico della Democrazia cristiana G. Gonella ad assumere l'incarico di dirigente dell'ufficio centrale del partito per gli studi la propaganda e la stampa (SPES), per il quale si rivelò straordinariamente indicato grazie a un'inesauribile energia fisica, fantasia, originalità e capacità comunicativa. Il momento culminante di questo impegno fu l'organizzazione della campagna elettorale per le elezioni amministrative del 25 maggio 1952, dove la SPES dimostrò una notevole efficienza. Nel periodo di questo incarico (terminato il 10 luglio 1952) il F. partecipò alle riunioni della direzione del partito e collaborò ai periodici Libertas e Traguardo e al giornale murale Attualità.
Le elezioni del 1953 non videro per il F. la riconferma del mandato parlamentare e quelle del 1958 non lo portarono al Senato, per il quale era candidato nel collegio di Torino-Venaria. Da quel momento tornò quindi in quella dimensione provinciale, e soprattutto torinese, che egli amava particolarmente e riprese l'attività professionale. Nel 1955 diventò presidente dell'Ente provinciale per il turismo di Torino; nel 1960 creò l'Ente manifestazioni torinesi. Lasciò questo incarico nel 1965 per diventare presidente dell'Ordine mauriziano; mantenne questa carica fino al 1970, anno nel quale tornò all'attività forense.
Nel 1971 la città di Pavia lo proclamò cittadino benemerito e nell'aprile del 1974 Torino gli conferì la cittadinanza onoraria insieme con gli altri superstiti del processo e i componenti del comitato militare piemontese del CLN.
Il F. morì improvvisamente il 2 luglio 1975, nella sua casa di campagna di Isola d'Asti.
Alcune vicende biografiche saranno rievocate dal F. nel volume Fiori rossi al Martinetto (Milano 1968), che ebbe sedici edizioni. Fu anche autore di Torino un po' (Milano 1976), uscito postumo, dal quale traspare un grande amore per la sua città di adozione.
Fonti e Bibl.: Necr. di L. Curino, è morto V. F., un coraggioso antifascista, in La Stampa, 3 luglio 1975; S. Geuna, Beati i puri di cuore…, in La Discussione, 14 luglio 1975; I deputati e i senatori del primo Parlamento repubblicano, Roma-Milano-Catania 1949, s.v.; V. Fusi, Funzione morale, in Libertas, 13 genn. 1952; Id., Aspiranti schiavi, ibid., 20 genn. 1952; Id., L'informazione democristiana, ibid., 27 genn. 1952; A. Monti, I miei conti con la scuola. Cronaca scolastica del sec. XX, Torino 1965, pp. 241 ss.; A. Maltarello, Testimonianze di apostolato, Milano 1966, ad Indicem; L. Mondo, Lo spietato processo di Torino nelle memorie d'un protagonista, in La Stampa, 26 sett. 1968; Atti e documenti della Democrazia cristiana, a cura di A. Damilano, Roma 1968-69, ad Indicem; A. Maltarello, V. F., Milano 1975; R. Massano, Ricordo di V. F. Lo scrittore, in 'L caval d' brôns, 6 luglio 1978; A. Maltarello, Giorno dopo giorno, Milano 1979, ad Indicem; G. Griseri, F. V., in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, a cura di G. Campanini - F. Traniello, III, 1, Torino 1984, pp. 382 s.; G. Calcagno, Il gaio coraggio di V. F., in Il Nostro Tempo, 17 marzo 1985; C. Dané, Con V. F. un'incantata primavera, in Parole immagini della Democrazia cristiana in cinquant'anni di manifesti della SPES, Roma 1985; G.M. Ricciardi, L'impeto di V. F. cattolico e antieroe, in Stampa sera, 19 dic. 1988; F. Traniello, Gli esordi de "Il Popolo nuovo", in Storia della Democrazia cristiana, a cura di F. Malgeri, IV, Roma 1989, pp. 337-345; M. Rumor, Memorie 1943-1970, Vicenza 1991, pp. 82, 122.