MAZZI, Valdo
– Nacque a Torino il 2 sett. 1917 da Adinolfo e da Anna Cristiani. Per l’attività del padre, funzionario pubblico, la famiglia si spostò a Massa, dove il M. compì i primi studi. Frequentò quindi il liceo e l’Università a Firenze, dove si laureò con una tesi di anatomia comparata con N. Beccari.
E. Padoa, aiuto di Beccari, si era laureato a Pisa e M. Galgano, suo assistente, aveva avuto un brevissimo inizio come botanico; inoltre nessuno dei due era un neurologo, mentre altri allievi risultano figure minori.
Il M. seguì subito la rigorosa impostazione neuroanatomica comparativa di Beccari, con risultati tali da rendere Torino, dove egli poi si trasferì, il punto di riferimento italiano per la neurologia comparata.
Da Beccari il M. assorbì la tecnica citologica inappuntabile (anche per influenza di Galgano, eccezionale nel campo dei preparati istologici) e l’impostazione comparativa, e perciò eminentemente naturalistica, dei problemi. Tuttavia, su questa base rigorosamente morfologica costruì subito una personalità peculiare per la modernità degli approcci e la fulmineità degli adeguamenti tecnici. Per questo occorre rifarsi ai caratteri della biologia fiorentina degli anni precedenti la seconda guerra mondiale: in particolare all’istituto collocato nella sede dell’antica Specola, dove Beccari giganteggiava con il suo metodo austero, pur sempre classicamente descrittivo e mai sperimentale. Padoa e Galgano, ognuno per suo conto, stavano aprendo però la via delle modificazioni, indotte per vie diverse, dalla chirurgica alla climatica negli organi in esame. Il M. si adeguò subito a tale apertura, ma nello stesso tempo si volse con coraggio verso la grande novità del momento, l’istochimica, malgrado fosse quasi impossibile da praticare nell’Italia di allora (senza reagenti, senza frigoriferi, perfino senza acqua calda). La sua tesi di laurea, ultimata nel 1937 ma pubblicata nel 1941 (Caratteri strutturali e funzionali dei nuclei preottici nei Teleostei (Anguilla vulgaris Cuv.), in Arch. italiano di anatomia ed embriologia, XLVI, pp. 1-76), parlò di «struttura e funzione» dei nuclei preottici dei Teleostei, indagandone non solo le connessioni morfologiche, ma anche le caratteristiche citologiche, collegate con la neurosecrezione (concetto freschissimo) e seguendo fra l’altro il comportamento degli acidi nucleici mediante la reazione di R. Feulgen, che il M. fu uno dei primi a usare. Al momento della laurea aveva dunque già tracciato la propria via di neurocitologo funzionale.
Dopo la parentesi della guerra (dal 1940 al 1942 fu in Sicilia e in Tunisia e da quest’anno al 1946 prigioniero negli Stati Uniti), il M. occupò un posto di assistente di Beccari, vinto appena laureato, e nel 1948 si sposò con Giorgia Garinei (dalla quale ebbe due figli, Michele e Luisa). Riprese subito le ricerche lungo le due linee della neurologia classica e dell’endocrinologia studiata con metodi istochimici. In due anni produsse un’impressionante serie di lavori d’avanguardia, indagando comparativamente il sistema nervoso di vari gruppi di pesci e individuando un modello di organo endocrino facilmente manipolabile: l’ipofisi degli Urodeli. Vide subito chiaro nella citologia della secrezione; in una nota presentata all’Accademia nazionale dei Lincei nel 1948 e al Congresso di anatomia di Torino nel 1949 collegò i cicli neurosecretori con il meccanismo endocellulare di sintesi proteica, basato sul ruolo dell’RNA, proposto proprio in quegli anni da T. Caspersson e J.L.A. Brachet in altri tipi di cellule.
Colpisce, nel M. degli anni Quaranta, la capacità di affrontare i grandi problemi della biologia cellulare, allora nascenti, con il solo supporto delle riviste internazionali lette nella biblioteca medica di Careggi. I suoi contatti in materia si limitavano infatti all’amico E. Allara, certo non più avanti di lui, e a incontri nei convegni dell’Unione zoologica italiana (UZI) e della Società italiana di anatomia (dove risultava l’uomo di punta). I contatti internazionali erano del tutto assenti, tranne qualche richiesta di estratti. Dai suoi lavori si ricavano intelligenza e lungimiranza del metodo e alcune ricerche del M. possono essere considerate esemplari: dell’ipofisi del tritone chiarì tutta la citologia normale, ne manovrò il modello per le fasi del ciclo annuo e a varie temperature, lo collegò (in collaborazione con Galgano) con il ciclo sessuale, ne studiò le modalità secretive e lo confrontò con l’attività mitotica generale dell’organismo. Intanto avanzò nello studio neurologico del diencefalo dei Teleostei e incontrò i fasci ipotalamici, preludendo a una sintesi fra le due vie che seguiva.
Negli anni Cinquanta il M., avvalendosi appieno del modello approntato, studiò l’effetto sull’ovulazione delle lesioni ipotalamiche e ipofisarie, dei trapianti e dell’acetato di rame; passò poi all’effetto delle lesioni ipotalamiche sull’ipofisi e sul testicolo; rivide la classificazione delle cellule ipofisarie alla luce dei caratteri istochimici e non solo tintoriali; in una memoria del 1952 fece il punto sui rapporti anatomici e funzionali fra ipotalamo e ipofisi nei vertebrati.
Tali lavori apparvero in riviste locali, secondo l’uso costante dei ricercatori della Specola; poi però il M. ruppe la tradizione, stampando una sintesi su I fenomeni neurosecretori nella femmina del tritone crestato in condizioni sperimentali, in (Zeitschrift für Zellforschung und mikroskopische Anatomie, XXXIX [1953], pp. 298-317), confermandosi il più moderno e internazionale fra i biologi fiorentini. Da allora la sua presenza nelle riviste straniere crebbe. Dopo una serie di osservazioni neurologiche sull’encefalo dei Teleostei, trattò fenomeni neurosecretori in Selaci e Ciclostomi, la neurosecrezione nelle Ascidie, la presenza di neurocrinia nell’organo sottocommissurale di Ciclostomi, Selaci, Teleostei e Urodeli, esaminati in una grande visione comparativa. Infine compì un lavoro di sintesi sul corpo glomerulare del talamo in Condrostei, Olostei e Teleostei, esaminato in oltre cento specie, con conclusioni importantissime da un punto di vista evolutivo.
Nel 1954 il M. vinse il concorso a cattedra e, in attesa della chiamata a Torino, rimase a Firenze quale direttore incaricato nell’istituto di Beccari (ormai in pensione), estendendone le ricerche. In istochimica fece testo: Beccari gli affidò la parte istochimica della 5ª edizione del suo Manuale di tecnica microscopica (la 6ª, del 1966, uscì a doppio nome). Nel frattempo il M. aveva allargato il campo dei propri modelli, attratto sempre più da problemi d’interpretazione funzionale della cellula, lavorando con finezza istochimica crescente sulla pseudobranchia spiracolare, sul nefrone dei pesci e sui tubi malpighiani degli insetti.
Giunto a Torino, raccolse l’eredità dell’istituto di A. Corti, legando con le persone che vi trovò, spingendole sul proprio terreno e utilizzandone al massimo le doti: l’abilità microchirurgica di Antonietta Guardabassi e A. Peyrot, indirizzati all’endocrinologia sperimentale, la precisione al banco di lavoro di Maria Sacerdote ed Elena Ferreri, avviate all’istochimica.
Divennero così sempre più frequenti lavori a più mani sui rapporti dell’ipotalamo con la tiroide, l’ipofisi, il testicolo, nonché, secondo la classica impostazione naturalistico-comparativa, sulle localizzazioni enzimatiche. Comparvero anche poderosi lavori di sintesi sulla citologia, istochimica ed enzimologia delle cellule neurosecernenti, nonché sulla filogenesi degli ormoni postipofisari. Questi lavori, e soprattutto l’approccio filogenetico alla neuroendocrinologia, furono valutati a pieno in campo internazionale. Iniziò poi il periodo della microscopia elettronica: il M. aveva, infatti, previsto da tempo l’enorme importanza, per la morfologia e la biologia cellulare, dello studio delle ultrastrutture e già nel 1956 inviò a Milano, presso A. Bairati, l’allievo B. Baccetti per eseguire primi tentativi a luce polarizzata sui connettivi degli insetti, poi estesi ad altri tessuti. Dal 1960 quest’ultimo apprestò a Firenze una strumentazione per la microscopia elettronica, che rese possibili lavori di ultrastrutturistica suoi e del M. su organi di Artropodi. Il M. e la sua scuola compirono poi un altro passo: mentre alcuni nuovi allievi (A. Fasolo, M.F. Franzoni) resero autonomo l’istituto di anatomia comparata di Torino anche nel campo delle ultrastrutture, l’interesse dell’istituto si estese alla storia naturale degli ormoni e a quella delle cellule che li producono, visti in una luce comparativa e filogenetica. Questa ampiezza di prospettive appare nella splendida memoria Biologia della prolattina (in Boll. di zoologia, XXXVI [1969], pp. 1-60), letta all’UZI, in cui il M. esplorò le problematiche legate a questo ormone nella filogenesi dei vertebrati. Da allora, in collaborazione con C. Vellano, A. Peyrot, G. Lodi, G.E. Andreoletti e altri allievi, sondò la prolattina, ottenendo dimostrazioni fondamentali sulla sua regolazione e il suo ruolo nei vari livelli dei vertebrati. Contemporaneamente, con Fasolo e Franzoni, esplorò con il microscopio elettronico l’ipofisi del tritone in condizioni normali e sperimentali, edificandone la citologia submicroscopica. Il quadro morfologico non bastava però al M. che si procurò un anticorpo fluorescente e identificò le cellule produttrici di prolattina nell’ipofisi del tritone, fra i vari tipi cellulari già individuati 25 anni avanti. Quindi, con Vellano, riuscì a localizzare anche l’attività corticotropica e, in un quadro più generale, l’effetto delle gonadotropine sull’ovulazione del tritone. A questo punto non poteva mancare lo studio della base ormonale del comportamento sessuale, sulla quale il M. specializzò un allievo etologo, G. Malacarne.
A metà degli anni Settanta il M. ottenne il premio Linceo per la biologia, ma tornò subito a lavorare sui pesci. Scelto a modello un polipteriforme, ne indagò il pancreas endocrino, poi con i neuromicroscopisti Fasolo e Franzoni ne studiò, col metodo classico di Golgi, il tetto ottico e l’ipotalamo. Quindi tornò sul tritone, studiandone spermatogenesi e ovogenesi con Vellano e altri. Contemporaneamente, con Fasolo, pubblicò una Introduzione alla neurologia comparata dei vertebrati (Torino 1977).
Dal 1980 il M. fu un leader del progetto finalizzato del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) sulla biologia della riproduzione, che dette alla sua scuola la massima risonanza e mostrò lo stretto legame fra ricerca di base ben fatta e ricerca applicativa.
L’indagine incluse gli effetti dell’LH RH sulla spermatogenesi, sul livello di testosterone e poi sull’attività prolattinica nel tritone, e del TRH sull’ipofisi; le lesioni all’area preottica sui neuroni magnocellulari e poi sulla tiroide; infine, nella linea etologica, l’effetto della prolattina e dei corpi gialli sul comportamento sessuale.
Ma soprattutto spiccano quattro basilari lavori di sintesi: sempre nel 1980, infatti, il M. lesse all’Accademia delle scienze di Torino una monografia sulla regolazione della prolattina (Prolactin regulation: a comparative survey, in Memorie dell’Acc. delle scienze di Torino, s. 5, IV [1980], pp. 1-39); poi tenne all’UZI, con Fasolo e Franzoni, una relazione sulla regolazione ipotalamo-ipofisaria nei Tetrapodi e quindi a Firenze, in un congresso sul contributo dei modelli animali allo studio della riproduzione, una comparativa del ruolo della prolattina nel passaggio dalla vita acquatica a quella terrestre. Nel 1981, sempre a Firenze, lesse all’UZI una relazione, in collaborazione con Fasolo, sul sistema parvocellulare ipotalamico e la sua attività neurosecernente.
Gli anni più recenti videro ancora il M. all’opera sui temi prediletti: con G. Gaudino e Fasolo identificò con anticorpi fluorescenti le cellule ipofisarie contenenti ACTH; con Vellano, Peyrot e altri allievi indagò la produzione dell’aldosterone negli Urodeli e l’attività tirotrofica pituitaria.
Il M. e Vellano scrissero il capitolo Prolactin and reproduction per l’opera collettanea Hormones and reproduction, curata da D.O. Norris e R.E. Jones (New York 1987), somma dei risultati di decenni di attività del gruppo, segnalando anche le future direzioni di ricerca. Pubblicò anche un trattato di Anatomia comparata a più mani (Roma 1996; con N.E. Baldaccini, E. Capanna, M.F. Franzoni, G. Giudice, I. Nardi, A. Simonetta, C. Vellano, G. Zaniolo, T. Zavanella). Tra i suoi altri lavori: Osservazioni e considerazioni sul nervo accessorio dei Selaci, in Arch. italiano di anatomia ed embriologia, LII (1947), pp. 193-215; Citologia dell’ipofisi del tritone crestato, ibid., LIV (1949), pp. 1-64; Ulteriori osservazioni intorno all’effetto della serra calda sul ciclo sessuale del tritone crestato, in Atti della Acc. nazionale dei Lincei, Rendiconti, cl. di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 8, VI (1949), pp. 518-522 (con M. Galgano); Modalità di regolazione dei cicli sessuali foto- e termoperiodici nei vertebrati, in Riv. di biologia, XLIII (1951), pp. 21-69; Effetti di lesioni ipotalamiche sull’ipofisi e sul testicolo del Tritone crestato, in Arch. italiano di anatomia ed embriologia, LVII (1951), pp. 1-26; I fenomeni neurosecretori nel nucleo magnocellulare preottico dei Selaci e dei Ciclostomi, in Riv. di biologia, XLIV (1952), pp. 429-449; Il corpo glomerulare del talamo degli Attinotterigi, in Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli, XXIV (1953), pp. 373-433; Recent advances in neurosecretion, in Scientia medica Italica, III (1954), pp. 41-59; I tubi malpighiani e la secrezione della seta nelle larve di Donus crinitus Boheman (Coleoptera Curcudionidae, Hyperini), in Redia, XLI (1956), pp. 315-341 (con B. Baccetti); L’organe sous-commissural, in Scientia. Riv. internazionale di sintesi scientifica, s. 6, 1960, n. 8, pp. 1-5; Ricerche istochimiche e al microscopio elettronico sui tubi malpighiani di Dacus oleae Gmel. I. La larva, in Zeitschrift für Zellforschung und mikroskopische Anatomie, LIX (1963), pp. 47-70 (con B. Baccetti); L’histophysiologie de l’adenohypophyse du triton crété (Triturus cristatus carnifex Laur.), ibid., LXII (1966), pp. 597-617 (con A. Peyrot - M.R. Anzalone - C. Toscano); Manuale di tecnica microscopica, Appiano Gentile 1966; Gli organi elettrici dei pesci, in Le Scienze, 1967, nn. 4-5, pp. 227-236; Nuove osservazioni sperimentali sul determinismo endocrino della pinna caudale nel tritone crestato, in Boll. di zoologia, XXXVI (1969), pp. 361 s. (con C. Vellano - M. Sacerdote); Anatomia comparata, Milano 1970; Manuale di tecniche istologiche e istochimiche, Padova 1977; Effects on spermatogenesis of permanent lesions to the rostral preoptic area in the crested newt (Triturus cristatus carnifex Laur.), in General and Comparative Endocrinology, 1978, vol. 34, pp. 247-250; A Golgi study of the hypothalamus of Actinopterygii, in Cell and Tissue Research, 1978, vol. 186, pp. 475-490 (con M.F. Franzoni - A. Fasolo); A Golgi study of the hypothalamus of Actinopterygii. II. The posterior hypothalamus, ibid., 1978, vol. 191, pp. 433-447 (con A. Fasolo - M.F. Franzoni); Prolactin and sexual behaviour in the crested newt (Triturus cristatus carnifex Laur.), in General and Comparative Endocrinology, 1982, vol. 47, pp. 139-147 (con G. Malacarne - C. Giacoma - C. Vellano); Organo fonatore e canto negli uccelli, Padova 1983, pp. 1-63 (con G. Malacarne).
Il M. morì a Rivoli, presso Torino, il 14 giugno 2004.
Fonti e Bibl.: M.F. Franzoni - A. Fasolo, In memoriam. V. M. (1917-2004), in General and Comparative Endocrinology, 2005, vol. 146, pp. 201 s.; B. Baccetti, V. M., in Acc. delle scienze di Torino, Atti ufficiali (2004-2006), Torino 2007, pp. 69-93.