KATAEV, Valentin Petrovič
(App. I, p. 772)
Scrittore russo, morto a Mosca il 12 aprile 1986.
Trasferitosi da Odessa a Mosca nel 1922, K. scrisse per il famoso giornale dei ferrovieri, Gudok, abbandonando poco alla volta la poesia in favore della prosa (Ser Genri i čert, 1923, "Sir Henry e il diavolo"; Železnoe kol'co, 1923, "L'anello di ferro"; Ostrov Ehrendorf, 1924, "L'isola di Ehrendorf"). La popolarità gli venne da un lungo racconto satirico, Raztratčiki (1926, "I dissipatori"), caricatura dell'epoca della Nuova politica economica, seguito dalle commedie Kvadratura kruga (1928, "La quadratura del cerchio") e Doroga cvetov ("Il sentiero fiorito"), e dalla raccolta di racconti Otec (1928, "Il padre"), caratterizzati da una fresca vocazione satirica frammista a una forte vena lirica, nello spirito del romanticismo rivoluzionario. In linea con la politica culturale del momento, K. rivolse poi la penna all'industrializzazione del paese, componendo nel 1932 il romanzo-cronaca Vremja, vpered! ("Avanti tempo"), in cui si racconta la gara intrapresa dagli operai di Magnitogorsk per superare una squadra di operai di Charkov e stabilire il record mondiale per la produzione del calcestruzzo.
A partire dagli anni Trenta l'adesione di K. ai canoni del realismo socialista si realizzò in una serie di fortunati romanzi, in larga parte autobiografici, in cui si racconta ''l'educazione sentimentale'' di un coetaneo dell'autore attraverso le guerre e le rivoluzioni: Ja syn trudovogo naroda (1937, "Sono figlio del popolo lavoratore"), basato sulle esperienze di K. nei primi giorni della guerra civile; Beleet parus odinokij (1936, "Biancheggia una vela solitaria"), il più famoso romanzo di K., di cui sono protagonisti due bambini nella Odessa rivoluzionaria del 1905; Syn polka (1945, "Il figlio del reggimento"), che racconta le avventure di un ragazzo orfano divenuto mascotte di un'unità militare al fronte; Za vlast' sovetov (1949, "Per il potere dei soviet"), in cui ritornano i bambini di Beleet parus odinokij, ormai uomini, protagonisti della lotta clandestina dei partigiani di Odessa. Criticato per aver minimizzato e anche svisato il ruolo del partito, K. riscrisse il romanzo nel 1951, facendone quindi nel 1961 (con il titolo Katakomby, "Le catacombe") la parte conclusiva di una tetralogia (Volny černogo morja, "Le onde del Mar Nero") i cui capitoli intermedi sono Chutorok v stepi (1956, "La fattoria nella steppa") e Zimnij veter (1960-61, "Vento invernale").
Reso popolare da questo ciclo di romanzi, K. pubblicò sempre meno, covando il rimpianto per l'epoca d'oro, per il gruppo degli scrittori di Odessa, per le conversazioni con Bunin e Majakovskij: la vita lo ha privato della bellezza, lasciandogli solo una prosa ''brutta'' (mauvismo), e il desiderio di rifugiarsi nella letteratura classica come in un paradiso perduto (quasi tutti i titoli delle sue ultime opere saranno citazioni di versi famosi).
Malen'kaja železnaja dver' v stene (1964, "La porticina di ferro nel muro"), sulla vita di Lenin, inaugura una nuova fase, caratterizzata da una prosa frammentaria e molto musicale. Da questo momento K. scrisse quasi un unico libro in più capitoli, non romanzo e non memorie, ma collage di frammenti, ricordi, pensieri, soggetti, saggi, osservazioni, citazioni: Svjatoj kolodec (1965, "Il pozzo sacro"), Trava zabvenija (1967, trad. it., L'erba dell'oblio, Torino 1976); Kubik (1969, "Il cubo"); Razbitaja žizn' ili Volšebnyj rog Oberona (1972, "La vita spezzata, ovvero Il corno fatato di Oberon"); Almaznyj moj venec (1978, "Il mio diadema di diamanti"); Uže napisan Verter (1980, "Di già fu scritto il Werther"), che nel loro complesso costituiscono la parte più significativa della sua creazione. L'opera di K. è raccolta in Sobranie sočinenij ("Raccolta delle opere"), 10 voll. (1983-86).
Bibl.: W. Kasack, Lexicon der russischen Literatur ab 1917, Monaco 1986; B. Sarnov, Vremja talanta ("L'epoca del talento"), Mosca 1987.