BUCCHI, Valentino
Nacque a Firenze il 29 nov. 1916. Il padre, Guido' suonava il corno in orchestra, la madre, Isolina Baccani, il violino. Conseguì la laurea in filosofia (1940) e il diploma in composizione (1944) nella sua città, avendo avuto come maestri C. Barbieri, L. Dallapiccola, V. Frazzi.
L'attività dei B. si è articolata, per oltre trentacinque anni, nei registri più vari della comunicazione musicale. Critico di quotidiani fiorentini (La Nazione, 1938-44; La Nazione del popolo, 1945-46; Il Mattino dell'Italia centrale, 1946-47), scrisse pagine ancor oggi illuminanti su compositori del Novecento. Articoli e saggi interessanti dei B. continuarono ad apparire anche negli anni seguenti: fra gli altri si ricordano L'Orfeo di Claudio Monteverdi (Firenze 1949); Solitudine del musicista, in Atti del VI congresso internazionale di musica, Firenze 1950, pp. 161-166; Il mestiere del compositore, in Galleria, X (1959), luglio-ottobre, pp. 179-191; Seraphita (La nuova musica e l'alternati-va), in Rassegna musicale, XXXI (1961), pp. 438-442; la rubrica quindicinale "La musica allo specchio" sul quotidiano Avanti! (1966-67); Testimonianza su Stravinski, in Chigiana, n.s., XXVIII (1972), pp. 14 ss.; Musica allo specchio. Analisi di partiture, di fatti e di situazioni, una "scaletta" per un seminario di composizione (Accademia Chigiana, luglio 1973), pubblicata postuma in Premio Valentino Bucchi, III (1983), n. 6, suppl.
Direttore artistico o consulente di accademie e enti lirici (Accademia filarmonica romana, 1958-60; teatro Comunale di Bologna, 1963-67; Accademia Chigiana di Siena; RAI, ecc.), docente dal 1945 nei conservatori di Firenze e di Venezia, direttore del "Morlacchi" di Perugia dal 1957 al settembre 1974, passò nell'ottobre 1974 alla guida del "Cherubini" di Firenze.
Il B. morì a Roma l'8 maggio 1976.
L'attività predominante dei B. è stata, però, quella compositiva. Figura a sé stante, non inseribile in alcun clan, il B. fu ritenuto un "isolato" ma anche, e forse più opportunamente, "libero". "Libertà - annotava R. Vlad nel Programma di un concerto pubblico della RAI di Roma, il 9 giugno 1972, in cui venivano presentati quattro tra i lavori più recenti del B. - nel duplice senso di premessa etica e fine dell'esperienza umana che si manifesta nella sua creatività e libertà da ogni tipo. di conformismo, di retroguardia o di avanguardia che sia. Libertà che si traduce, tra l'altro, in una totale mancanza di preclusioni sia nei confronti di mezzi discorsivi tradizionali sia nei riguardi dei più recenti procedimenti stilistici, di scrittura e di tecnica strumentale". Contrario a qualsiasi diaframma fra arte e pubblico, il B. era conscio della necessità di instaurare un colloquio sempre aperto con l'ascoltatore, come dimostrano vari suoi lavori (il felicissimo Concerto lirico per violino del 1958 aveva superato dopo sette anni la millesima esecuzione). Sentì perentorio il bisogno di "informazione", che considerava un "dovere", che lo rendesse compartecipe della vita culturale del suo tempo. La musica del B. è quindi pure "ricerca".
Il B. non ebbe timore di avvalersi anche delle tecniche più avanzate per soddisfare la sua ansia di espressione ad ogni costo e di lavoro ben fatto. Negli ultimi anni si era impegnato nella individuazione di un sistema organico di microintervalli equabili e per primo aveva ideato e fatto realizzare, con la collaborazione di C. Carfagna, un particolare tipo di chitarra quartitonale, per la quale stava realizzando un metodo di cui sono rimaste solo poche pagine (inedite).
Il B. offre interesse anche per la sua non appartenenza ad alcuna corrente organizzata artistica e culturale e per la sua posizione libertaria e anticonformista di estroso "laico della musica". Lo stesso B., in una intervista alla televisione italiana, nell'aprile 1976, pochi giorni prima della sua scomparsa, sintetizzava così la sua posizione ideologica ed estetica: "Sono un non-violento, un non-competitivo nella vita e nell'arte. Del resto ho vissuto molti anni a Perugia, dove la tecnica efficacissima della nonviolenza ha avuto la sua affermazione teorica più avanzata. Combattiamo quindi anche nella musica la violenza dell'industria e del potere politico che impongono valori e successi prefabbricati, sostituendo fra l'altro alla difficile cultura la facile informazione".
La produzione del B. è stata sempre controllata, meditata, essenziale. Il culto della concisione fonica lo ha portato ad evitare in genere la grande orchestra; la sua concezione a circoli chiusi della struttura musicale lo ha spinto spesso a comporre nello spirito del rondò o nelle brevi dimensioni del concerto grosso. I timbri trasparentissimi, gli impasti di sonorità prevalentemente scuri, certe caratteristiche predominanti, soprattutto nella struttura degli intervalli e nel loro disporsi nello spazio sonoro, sono comuni al linguaggio più antico e a quello più recente, sia nella difficile semplicità di certa sua musica "in grandissima parte a due voci, non di rado a una voce sola" T. D'Amico, Il contrabbasso, in Programmi del teatro dell'Opera. Stagione 1964-65, pp. 557-562), sia nella struttura notevolmente complessa dei suoi ultimi lavori.
Numerose le composizioni strumentali, da camera e per orchestra: dalle Quattro liriche (Milano 1941) risalenti agli anni 1935-40 e dalla antica Sonatina del 1940 (ibid. 1940 che fece definire il B. da M. Mila un "ermetico della musica" (rec. in Rassegna musicale, XV [1942], n: 5, p. 179), sino al Vocalizzo nel modo dei fiori per una voce e dieci strumenti, presentato alla XXXII settimana musicale senese il 19 ag. 1975 (Premio Valentino Bucchi, V [1985], nn. 1 e 2 interamente dedicati a partiture e parti). Tra questi (con le indicazioni delle date della composizione, delle prime esecuzioni e delle pubblicazioni) si ricordano in particolare: Tre poesie di Noventa (1940) per voce e pianoforte (Milano 1969); Cinque madrigali. La dolce pena (1946) per una voce e nove strumenti (ibid. 1966), IX Festival internazionale di musica contemporanea di Venezia, 21 giugno 1946; Pianto delle creature (1947) cantata per una voce e orchestra (ibid. 1947), Firenze, Sala Bianca, 10 apr. 1947; Ballata del silenzio (1951) per orchestra (ibid. 1952), XIV Festival di Venezia, 24 sett. 1951; Quartetto (1956) per archi (ibid. 1958), New York, 17 genn. 1957, eseguito dal Quartetto Italiano; Concerto in rondò (1957) per pianoforte e orchestra (Firenze 1957), XX Festival di Venezia, 21 sett. 1957; Concerto lirico (1958) per violino e archi (Milano 1959), Chicago, 24 genn. 1959, eseguito da I Musici; Mirandolina (1958), suite per orchestra (ibid. 1959), Roma, Auditorium della RAI, 14 febbr. 1959; Fantasia (1963) per orchestra d'archi (ibid. 1963), Firenze, teatro Comunale, 24 marzo 1963; Banditi a Orgosolo (1965), suite sinfonica, in Premio Valentino Bucchi, V (1985), nn. 6 e 7, RAI, 1° apr. 1967; Concerto grottesco (1967) per contrabbasso e archi (Milano 1967), XXX Festival … di Venezia, 16 sett. 1967.
L'ultima produzione dei B., dal 1969 in poi, vede ulteriormente arricchita la già ampia gamma di procedimenti tecnici compositivi. I cardini di questa rinnovata concezione musicale sono: un particolare tessuto ritmico, basato esclusivamente sul kronos protos (tempo primo), che costituisce l'unità di misura, e sulle sue libere associazioni; l'uso sistematico di microintervalli, resi percepibili e apprezzabili dalla coesistenza di un suono fisso (ison) che consente la loro esatta individuazione; la presenza di ogni sorta diarditezze per la voce e gli strumenti, sempre però meticolosamente precisati nella scrittura e, soprattutto, "il desiderio di una ricerca espressiva assoluta, svincolata da ogni altro problema di rapporti", come afferma il B. stesso nel presentare le sue Lettres de la religieuse portugaise (1970) per voce sola (Programma del XXXIV Festival … di Venezia, 7-14 sett. 1971, p. 49).
In tale contesto sono inseribili: il "trittico solistico" degli anni. 1969-71, costituito dal Concerto (1969) per clarinetto solo (Milano 1969), dalle già citate Lettres (ibid. 1970) e da Ison (1970 per violoncello solo (ibid. 1972); Silence (1972) per coro misto a cappella (ibid. 1973), Torino, Unione musicale, 6 marzo 1974; Un incipit (1972) per archi (ibid. 1973), XXXV Festival … di Venezia, 16 sett. 1972, eseguito dai Solisti veneti; Piccolo Concerto (1973) per ottavino o flauto e archi (ibid. 1974), Firenze, teatro Comunale, 2 nov. 1974; Concerto di concerti (1974) per archi (ibid. 1975), Napoli, Auditoriuni della RAI, 7 marzo 1975.
Tra le composizioni pianistiche sono da ricordare il balletto Racconto siciliano (1955) per due pianoforti (Milano 1968), Le petit prince (1967-71), un miniconcerto sulle cinque dita (ibid. 1972), i Fogli d'album (1957-73), pubblicati in Premio Valentino Bucchi, III (1983), n.6. Da ricordare ancora tra i lavori del B.: Due filastrocche (degli anni 1958-59) per coro infantile su testi di F. Fortini e di G. Rodari (in Premio Valentino Bucchi, V [1985], nn. 3 e 4) e una Battaglia (1973) per ottoni, timpani e tamburo (Milano 1975).
Espressione più diretta dell'impegno civile e morale del B. sono due composizioni sinfonico-corali, concepite ad oltre venti anni di distanza: i Cori della pietà morta (1949-50) su versi di F. Fortini (Milano 19501, uno dei primi e più validi esempi della letteratura musicale della Resistenza, XIII Maggio musicale fiorentino, A giugno 1950, e il Colloquio corale (1972) per recitante, voce solista., coro misto e orchestra (ibid. 1973) Su testi di A. Capitini, Roma, Auditorium della RAI, 9 maggio 1972.
In contrapposizione a questa visione accorata della realtà, il teatro del B., del tutto sui generis, è essenzialmente ironico, tendente progressivamente al grottesco, e cerca di realizzarsi al di fuori degli schemi tradizionali.
Un iter che inizia con il giovanile Giuoco del barone (un atto), testo di A. Parronchi degli anni 1937-39, accolto positivamente dalla critica (M. Labroca, Una novità lirica allo Sperimentale. "Il giuoco del barone" di V. B., in La Nazione, 21 dic. 1939; F. Abbiati, Il giuoco dei barone di V. B. allo Sperimentale di Firenze, in Corriere della sera, 21 dic. 1939) e considerato un lavoro "sperimentale" (B. Barilli, Il giuoco del barone, in Oggi, 30 dic. 1939) alla sua prima rappresentazione (20 dic. 1939), per pervenire alle sue estreme conseguenze con Il coccodrillo, in quattro atti (1969-70), libretto di M. Pezzati e del B., amarissimo documento della presa di coscienza della posizione dell'uomo nella società contemporanea (XXXIII Maggio musicale fiorentino, 9 maggio 1970). Il giuoco del barone, rivisto nel 1955 per una realizzazione radiofònica (28 genn. 1956) ottenne anche un Prix Italia e, in questa nuova versione, fu rappresentato al I Festival dei Due Mondi di Spoleto, il 20 giugno 1958.
Più vicini alla tradizione sono il grottesco in un atto (1954) Il contrabbasso, testo di M. Mattolini e M. Pezzati (Milano 1954), XVII Maggio musicale fiorentino, 20 giugno 1954, e il balletto Mirandolina (1956-57), ibid. 1958, Roma, teatro dell'Opera, 12 genn. 1957. I due lavori - scriveva il B. nel 1974 in occasione di una ripresa di Mirandolina al teatro La Fenice di Venezia (26 giugno), nel Programma di sala - costituiscono "un dittico ideale … Il contrabbasso è un balletto cantato, in cui ogni movimento dei vari personaggi è musicalmente misurato ed ogni scena proposta attraverso il gesto del cantante … Mirandolina è un'opera danzata, in cui le situazioni e i discorsi dei personaggi si sciolgono senza residuo in un racconto mimato".
La deliziosa cantafavola in un atto Una notte in Paradiso (1959-60), testo di L. Bazzoni (Milano 1969), XXIII Maggio musicale fiorentino, 11 maggio 1960, tutta nutrita di un'arcaica tematica popolare, vera o inventata, è un tipo di spettacolo che rompe decisamente con i clichés tradizionali, adottando una particolare tecnica di "sequenza", in cui musica, parlato, mimica si fondono in uno stretto contesto. Anche nel Coccodrillo (ibid. 1970), che tanti contrasti ha suscitato specie nelle rappresentazioni romane al teatro dell'Opera (febbraio-marzo 1971), un'ampia gamma di possibilità tecniche viene articolata senza soluzione di continuità: prosa, parlato musicale, canto, cori, brani strumentali e musica registrata; sulla scena: azione parlata, cantata, danzata con interventi di sequenze mimate e filmate. Il coccodrillo - per L. Alberti, nella già citata Presentazione del concerto senese del 1970 dedicato al B. - "accusa ricevuta di tanti e tanti messaggi - e comunque dati - della situazione musicale-teatrale d'oggi. Messaggi e dati che vanno oltre l'ambito vasto della moderna e antica retorica dei generi musicali e si appuntano al livello specifico del linguaggio". Il 30 nov. 1973, a Torino (Auditorium della RAI), una versione oratoriale del lavoro, riportato dall'autore, che ne curò direttamente la regia, sui propri obiettivi di comunicazione, ottenne un "ottimo successo" come testimonia M. Mila (All'Auditorium Rai Il coccodrillo adesso piace. L'opera di B. diretta da Markowski, in La Stampa, 2 dic. 1973).
Ultimo traguardo del B. nel campo del teatro avrebbe dovuto essere Il tumulto dei Ciompi, testo di M. Dursi, commissionato dal teatro Comunale di Firenze per il Maggio 1972 per uno spettacolo all'aperto (M. Dursi-V. Bucchi, Il tumulto dei Ciompi, in Il 35° Maggio musicale fiorentino, 1972, quaderno n. 3, pp. 127-132), uno spettacolo all'aperto che per ragioni organizzative non si è poi realizzato. Le musiche sono rimaste inedite.
Se si guarda poi al B. come trascrittore di antichi testi, peraltro liberamente rivissuti nella chiara modernità della veste orchestrale, si deve notare che le sue scelte si sono rivolte unicamente agli albori della moderna civiltà teatrale, a stadi diversi. Li gieus de Robin et de Marion (1951-52) di Adani de La Halle (RAI, terzo programma, 29 sett. 1959) del XIII secolo (Milano 1953); le Laudes Evangelii (1952), mistero coreografico su testi poetici umbri (ibid. 1960), elaborato nei modi di una sacra rappresentazione trecentesca italiana (VII Sagra musicale umbra, 20 sett. 1952, coreografia di L. Massine, filmate poi integralmente per la televisione britannica, Associated Rediffusion, Londra 1961); l'Orfeo di Monteverdi (1967; Milano, Auditonum della RAI, 29 aprile 1967; realizzazione scenica della televisione italiana, regista R. Rouleau, 13 genn. 1968).
Né vanno dimenticate le musiche di scena (tra le più significative quelle per la versione radiofonica dei Faust di Goethe, RAI, terzo programma, 1953) e alcune colonne sonore, tra cui Il cielo è rosso (1950), Febbre di vivere, nastro d'argento per il 1953 per le musiche, Banditi a Orgosolo (1961).
Dal 1977 l'Associazione musicale Valentino Bucchi, affiancata dal 1985 dall'omonima Fondazione, promuove un premio annuale internazionale di esecuzione e composizione musicale, nonché dal 1981 un periodico, dallo stesso nome, Premio Valentio Bucchi.
Discografia: Orfeo di Monteverdi (elaborazione del B.), Produzione RAI, TOM11325-11328 (due dischi); Musica per archi, Carisch STCA 15006, cassetta AMPEX CMC 718 (Quartetto, Ison, Concerto lirico); Concerto lirico, Golden Crest Records Inc., New York, n. 4078, e Bentier, Milano, 5030-20; "Musica e natura" (Le petit prince), Discoteca di Stato, DSM-BCA; V. B., Edipan, Roma, PAN PRC S 20-o2 (Concerto di concerti, Concerto per clarinetto solo, Lettres de la religieuse portugaise, Fogli d'album); Vocalizzo nel modo dei fiori, in Compositori a Firenze dal dopoguerra ad oggi, Diapason 1986.
Fonti e Bibl.: V. B., in Rassegna musicale, XX (1950), n. 4, pp. 133 s.; A. Hermet, Poesia e poetica musicale di V. B., Firenze 1954; F. De Sanctis, V. B., in Filmlexicon degli autori e delle opere, Roma 1958, p. 947; H. Amano, Musica italiana contemporanea, Tokyo 1960, pp.96, 421, 522; F. D'Amico, I casi della Musica, Milano 1962, pp. 30-33, 156 ss., 221, 362, 364 ss.; M. Yates, Laudes Evangelii, in IMZReport: Music in TV, Wien 1964, pp.20 s., 54 s., 91 s.; L. Pinzauti, Il Maggio musicale fiorentino dalla prima alla trentesima edizione, Firenze 1967, passim; R. Sabatini, Medaglioni musicali umbri, Perugia 1968, pp. 258-262; R. Vlad, V. B. Musica per archi, in Nuova Rivista musicale italiana, VII (1973), pp. 146 s.; Una chitarra quartitonale, ibid., VIII (1974), pp. 337 s.; Incontri. Intervista di C. Carfagna a V. B., in Il Fronimo, gennaio 1976, pp. 3 ss.; L. Pannella, V. B. Anticonformismo e politica musicale italiana, Firenze 1976; S. Ragni, Ricordi perugini di V. B., in Nuova Rivista musicale italiana, X (1976), pp. 423-433; P. Righini, Libero dunque scomodo, in Premio Valentino Bucchi, I (1981), n. 1, pp. 3-7; S. Ragni, La lezione di B., ibid., pp. 11-14; G. Spini, La conchiglia, ibid., II (1982), n. 1-2, pp. 13-17; E. Melchiorre, V. B. musicista libertario, ibid., IV (1984), pp. 3-7; S. Ragni, Nostro siail timbro, ibid., pp. 9-17; E. Valente, Quel guscio così inutile, così prezioso anzida rompere, ibid., V (1985), n. 5, pp. 3-12; C. Prosperi, Firenze, ritorno amaro, ibid., VI (1986), n. 4, pp. 15-21; P. Righini, Sedici anni dopo, ibid., pp. 23-30.