Orsini, Valentino
Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a Pisa il 19 gennaio 1926 e morto a Cerveteri (Roma) il 27 gennaio 2001. Autore anomalo e anticonformista, fece del sentimento tragico della vita la radice del suo cinema politico, marcatamente ideologico, mai didascalico, costantemente aperto a una sperimentazione linguistica che tralascia qualsiasi astrazione estetica e si mette invece alla ricerca di un'espressività inquieta e drammatica.
Dal dopoguerra fino al 1965 O. visse un perfetto sodalizio con i fratelli Taviani. Fondarono insieme, a Pisa, un cineclub, misero in scena spettacoli teatrali, realizzando anche un documentario, San Miniato, luglio 1944 (1954), drammatica rievocazione di un episodio della guerra. Fu un'esperienza decisiva, rispetto alla quale risulta difficile distinguere i ruoli individuali: probabilmente in O. era prevalente una visione militante del cinema e la ricerca di una valenza politico-sociale. Da questo lavoro comune derivarono due film di notevole interesse: Un uomo da bruciare (1962), storia di un sindacalista siciliano ucciso dalla mafia, e I fuorilegge del matrimonio (1963), ispirato alla proposta di legge sul 'piccolo divorzio' avanzata dal senatore R.L. Sansone nel 1956. Il primo film firmato autonomamente da O. fu I dannati della Terra (1969); opera didattica in senso brechtiano e di chiara impostazione politica, narra, sullo sfondo dello scontro fra neocolonialismo e movimenti di liberazione del Terzo mondo, la lotta di un uomo e le sue 'non-azioni' rispetto allo scacco storico imposto da un potere cieco e assoluto. La storia del protagonista, Fausto Morelli, che, ricevuto in eredità il film incompiuto di un giovane regista africano, decide di riprenderne la realizzazione, è una pura vicenda tragica, nella quale il cinema manifesta potentemente la sua volontà di incidere sulla realtà.
Successivamente, se in Corbari (1970), raccontando le gesta di un partigiano ribelle fuori dallo schema generico della letteratura resistenziale, il regista conservò lo stesso impegno stilistico e ideologico, in L'amante dell'Orsa Maggiore (1971), nella storia di un intreccio amoroso in una cittadina polacca dopo la Rivoluzione d'ottobre, mise invece a fuoco un'inquietudine più sottile, non riconducibile a una matrice ideologica. Con queste opere il cinema di O. risultò incupirsi conquistando al tempo stesso uno stile lineare, con una fotografia livida, in un continuo slittamento verso una forma narrativa moderna, di carattere documentaristico. Uomini e no (1980), tratto da E. Vittorini e ambientato tra i gruppi della Resistenza nella Milano occupata dai tedeschi, e Figlio mio, infinitamente caro… (1985), dolorosa storia di un padre che cerca di salvare il figlio tossicodipendente, rappresentano in modo diverso l'affermazione della necessità di un cinema di idee e di forte esplorazione drammatica. Di fatto O. scontò la sua inattualità e non ebbe più modo di girare. Il suo radicale e rigoroso anticonformismo di autore che intendeva fare politica (anche nel serissimo impegno di docente presso il Centro sperimentale di cinematografia) trovò così un simbolo rappresentativo nell'amarezza di una sceneggiatura lasciata nel cassetto e a cui O. teneva moltissimo: un film dedicato alla figura di F.M. Dostoevskij.
Valentino Orsini, ovvero la poetica del rischio, in "Cinema & cinema", 1974, 1, pp. 23-25.
G. Aristarco, Sotto il segno dello Scorpione: il cinema dei fratelli Taviani. Con un saggio sul film di Valentino Orsini 'I dannati della Terra', Messina 1977.
L. Miccichè, Cinema italiano degli anni '70: cronache 1969-78, Venezia 1980, p. 79.
G.P. Brunetta, Storia del cinema italiano, 4° vol., Roma 1998³, pp. 245-47 e passim.