VALENZA (sp. Valencia, A. T., 41-42)
Città della Spagna orientale, la terza dopo Barcellona e Madrid per numero di abitanti (352.802 nel 1934), capoluogo dell'omonima provincia. Il vasto agglomerato urbano si stende in piano (13-67 m. s. m.), a 4 km. in linea d'aria dal Mediterraneo, quasi al centro di una fertilissima huerta, considerata il giardino della Spagna. Ben individuabile è l'antico nucleo urbano, a forma poligonale, che occupa un'ansa del Río Turia, sulla destra di questo corso d'acqua. Dell'antica cinta di mura, del sec. XIV, non rimangono che le porte di Serranos e del Cuarte, fiancheggiate l'una e l'altra da grosse torri. Al posto delle mura, abbattute nel 1865, si stendono ampî viali entro il perimetro dei quali è compresa la parte antica e caratteristica di Valenza, intersecata da strette e tortuosissime strade, coperte nell'estate, in alcuni punti, da teloni (toldos). Centro della vita urbana è la triangolare Plaza de la Reina, dominata dalla torre della gotica chiesa di Santa Caterina, dalla quale si dipartono le principali arterie: di Saragozza, che porta alla cattedrale, di San Vicente, di Peris y Valero, del Mar e Campaner.
A nord, sulla sinistra del fiume, sorpassato da cinque ponti, a sud e a sud-ovest sono sorti i quartieri moderni, dalle vie ampie e regolari, e i sobborghi, alcuni con carattere spiccatamente rurale.
Il clima, molto dolce, ha una temperatura media annua di 17°,3; mite è l'inverno (un solo mese ha una media inferiore a 10°), calda l'estate (24°,2 media del mese più caldo), durante la quale si raggiungono massimi di 38° e anche 40°. Predominano i venti di E. e SE., quest'ultimo apportatore di pioggia, la cui media annua si aggira sui 400 mm., con massimi in autunno e prolungata siccità estiva.
Valenza ha fama di essere una delle più attive, ricche e industriose città spagnole, la cui floridezza, basata sui prodotti della fertile huerta, ha però fortemente risentito della crisi mondiale. Dalla campagna circostante affluuiscono alla città i più varî prodotti agricoli cui sono connesse molte industrie (molitoria, lavorazione del tabacco, filatura e tessitura della seta e della canapa, distillerie, ecc.). Vi sono inoltre importanti industrie di prodotti chimici e farmaceutici, di mobili, di cappelli di feltro, nònché l'industria metallurgica con fonderie di ferro e bronzo, l'industria del vetro, della carta e delle maioliche. Attivo è inoltre il commercio, soprattutto di prodotti agricoli (riso, agrumi, cipolle), che si dirige verso Madrid e Barcellona per l'interno, verso l'Inghilterra, gli Stati Uniti, la Germania e i paesi scandinavi per l'estero. Quest'ultimo si svolge attraverso il porto del Grao, posto a 5 km. da Valenza presso la foce del Turia, il quale ha inoltre un attivo movimento d'importazione consistente in concimi chimici, baccalà, carbone e ferro. Della floridezza economica testimonia il notevole incremento demografico per il quale la popolazione è salita da 145.000 ab. nel 1857 a 352.802 nel 1934. Valenza è sede di un arcivescovato e di una università (v. appresso); possiede inoltre un museo provinciale di pittura, varî giardini pubblici e un orto botanico. Numerose sono le istituzioni culturali e di beneficenza.
Valenza è anche un importante nodo ferroviario: da essa si dipartono, oltre alle linee per Madrid, Barcellona e la Spagna sud-orientale, i minori tronchi per Miel, Cullera, Liria, Puebla e Villanueva.
Monumenti. - La cattedrale, incominciata nel 1262, fu terminata in pieno goticismo, e del primo periodo non conserva che la porta detta "del Palau" ancora romanica. Ha tre navate con ambulacro, transetto molto saliente e tiburio ottagonale con due ordini di finestroni. Di grande importanza sono nell'interno i bassorilievi del Vecchio e del Nuovo Testamento nel tramezzo, eseguiti in alabastro a Valenza dal 1417 al 1424 da Giuliano fiorentino, scultore che dipende dal Ghiberti e da Iacopo della Quercia; sull'altare maggiore gli sportelli dipinti (1507) dai leonardeschi Fernando de Llanos e Fernando Yáñez de la Almedina, con scene della vita della Madonna; nella cappella di S. Francesco Borgia due tele del Goya. La facciata principale fu eseguita verso il 1703 sotto la direzione dello scultore e architetto tedesco Corrado Rodolfo. Il campanile gotico - "el Miguelete" - fu incominciato nel 1376; la cappella della Madonna dei Derelitti, annessa alla cattedrale, in forme che trapassano al barocco, fu costruita nel 1652-67, ma l'interno venne decorato nel 1765. La chiesa parrocchiale di S. Nicola (sec. XIV) non fu compiuta che nel 1455; conserva alcune tavole di Juan de Juhnes, e affreschi (1697) di Dionís Vidal, che si attenne ai consigli ed ai bozzetti del suo maestro Palomino. La chiesa di S. Giovanni dell'Ospedale è gotica all'esterno; quella di S. Bartolomeo, fondata nel sec. XIII, è decorata in stile barocco. S. Caterina è, dopo la cattedrale, la più importante delle chiese gotiche della città. La chiesa parrocchiale di S. Martino, in stile gotico della seconda metà del sec. XIV, ha nella facciata principale un grande gruppo di bronzo con l'Elemosina di S. Martino, lavoro fiammingo degli ultimi anni del sec. XV. S. Giovanni del Mercato è notevole per la ricchissima decorazione interna, quasi tutta dello scorcio del sec. XVII. La Trinità, fondata dalla regina Maria di Castiglia moglie di Alfonso il Magnanimo, la quale visse in quel convento e vi morì nel 1458, ha nel chiostro una bella tomba della fondatrice. La chiesa parrocchiale di S. Stefano, ricostruita nel sec. XV, fu riccamente decorata nel 1681-82 con graffiti e pitture. Nell'antico convento di S. Domenico la cappella detta "de los Reyes" ha una curiosa cupola ogivale. La chiesa del monastero di S. Michele "de los Reyes" fu disegnata da Covarrubias. La facciata principale di S. Andrea, che data dal 1684, viene attribuita all'architetto Juan Bautista Pérez, dal quale furono anche dirette le decorazioni policrome della chiesa di S. Valero.
Tra i monumenti civili: la Porta di Serranos (1392-98) fu eretta da Pere Balaguer che s'ispirò alla porta d'ingresso del monastero di Poblet; nella Porta di Cuarte l'artista Pere Bofill seguì il modello di quella di Serranos, semplificandola con una grandiosità che ricorda lo stile di Sagrera nel Castelnuovo di Napoli. La costruzione della Lonja (Borsa di commercio, 1482-98) fu diretta da Pere Compte, a imitazione di quella di Palma di Maiorca; l'ala del Consolato, principiata nel 1498, fu compiuta in pieno sec. XVI, e ciò spiega l'intrusione dello stile Rinascimento. Lo stesso architetto Pere Compte dovette incominciare l'esecuzione delle grandi riforme del Palazzo della deputazione. Il palazzo del marchese de dos Aguas fu modernizzato nel 1740-44; alla decorazione della sua facciata collaborarono principalmente Hipólito Rovira e Ignacio Vergara.
Musei. - Il Museo paleontologico contiene una notevole collezione di oggetti trovati nella Repubblica Argentina. Il museo fondato dall'Accademia di belle arti di S. Ferdinando possiede pitture di Reixach, Jacomart, Pere Nicolau, Rodrigo de Osona figlio, Juan de Juanes, dei Ribalta, di Espinosa, Yáñez de la Almedina, del Pinturicchio, di Velázquez, Nuñez de Villavicencio, Antonio Moro, Goya e di Vicente e Bernardo López.
Bibl.: T. Llorente, Valencia, in España, sus monumentos y artes, su naturaleza e historia, Barcellona 1887; J. Sanchis Sivera, La catedral de Valencia, Valenza 1909; M. Gil-Gay, Monografia histórico-descriptiva de la Real Parroquia de los Santos Juanes de Valencia, ivi 1909; J. Martínez-Aloy, La casa de la Disputación, ivi 1909-10; J. Tramoyeres, Guía del Museo de Bellas Artes de Valencia, ivi 1914; M. González-Simancas, La Puerta de Serranos en Valencia, in Boletín de la Sociedad Esp. de Excurs., 1915; M. Ferrandiz, El monasterio de San Miguel de los Reyes, ibid., 1918; L. Ferreres, La Laya, in Archivo de Arte Valenciano, 1921; E. Tormo, Levante, Madrid 1923; J. Almela y Vives, La catedral de Valencia, Barcellona 1926.
Istituti di cultura. - L'università di Valenza risale al 1500; dal 1785 si costituì la sua biblioteca, che ora conta 70.000 volumi, 750 incunabuli e circa un migliaio di codici e manoscritti. Al 1790 risale il Seminario conciliar y Universidad pontificia, fornito d'una biblioteca di 25.000 volumi. Sono importanti i due archivî: quello generale del Regno di Valenza (che si è cominciato a costituire nel 1419) e l'altro provinciale. Valenza è dotata anche di una Escuela profesional de comercio e di un Conservatorio de Música y declamación. Rispettivamente nel 1913 e 1919 si sono formati i due musei: quello provinciale e quello municipale. La Academia de Bellas Artes de San Carlos risale al 1768.
Storia. - Valenza appartenne all'Hispania Tarraconensis, nel territorio degli Edetani, e nel convento giuridico di Tarracona. Nulla di preciso si sa sulla Valenza preromana: i pochi oggetti specialmente ceramici di quell'età, scoperti recentemente durante i lavori del Mercato centrale, i quali avrebbero potuto gettar qualche luce, sono andati dispersi. Valentia Edetanorum fu destinata dal console Decimo Giunio Bruto nel 138 a. C. ad accogliere gli antichi soldati di Viriato; in seguito vi fu dedotta una colonia di veterani; non si sa con precisione in quali anni fosse costituita in colonia, certo prima del 60 a. C.; dapprima colonia latina, era al tempo della fonte di Plinio colonia Civium Romanorum. Distrutta da Pompeo e poi ricostruita, Valenza fu città importante sotto l'impero.
Teatro del martirio di San Vincenzo nel 304, sede vescovile dipendente dall'arcivescovo di Toledo durante la dominazione dei Visigoti, sotto gli Arabi acquistò grande importanza commerciale e industriale. Capitale di uno dei regni di "Taifas" sorti dallo smembramento del Califfato di Cordova - in questo periodo per alcuni anni (1065-85) passò alle dipendenze di Toledo - nel 1094 fu conquistata dal Cid, che vi stette da sovrano indipendente sino al 1099 e costrinse i monarchi di Albarracín, Alpuente e Murviedro a dichiararsi suoi tributarî. Poi, alla sua morte, invano tentò conservarne il possesso la moglie D. Jimena: Alfonso VI di Castiglia corse in suo aiuto (1101), ma ben presto la lontananza della città dal centro del suo stato e la sempre più tenace offensiva musulmana lo costrinsero a ripiegare dalle sue posizioni avanzate; e nel 1102 D. Jimena abbandonò Valenza agli Almoravidi, per altro dopo averla distrutta. Alla dominazione degli Almoravidi seguì quella degli Almohadi; e quando le lotte intestine spezzarono l'unità dell'impero di questi ultimi, Valenza tornò ad essere la capitale d' un regno indipendente (1228-38). Ma il nuovo stato ebbe breve vita, ché a restituirlo definitivamente al cristianesimo pensò Giacomo d'Aragona, al quale i trattati conchiusi con la Castiglia avevano assicurato il possesso della regione dove l'avesse conquistata: Ares e Morella furono occupate nel 1232, Valenza il 28 settembre del 1238, e poi Jativa, Alcira, Biar, ecc. Seguì da parte dello stesso re la concessione del Fuero (1240), che fu poi riformato nel 1251, nel 1261, nel 1271, e che nelle Cortes del 1330 fu esteso a tutto il regno con nuove aggiunte: perché nell'organizzazione politica degli stati della corona d'Aragona, Valenza aveva continuato ad essere capitale di un regno, al pari degli altri della stessa corona dotato di estese autonomie. Allora la città raggiunse il suo massimo splendore: con la collaborazione dei molti musulmani ed ebrei rimasti fra le sue mura, poté rivaleggiare con Barcellona nello sviluppo dei suoi traffici nel Mediterraneo; alimentata specialmente dalle sue strette relazioni con l'Italia, la sua vita intellettuale ebbe un fiorente sviluppo; e la decadenza della nobiltà, congiunta con l'incremento di nuovi ceti, rese molto attiva anche la sua locale vita politica. Infatti, sconfitta al tempo di Pietro IV la "Unión" - tuttavia, il re vittorioso concedette notevoli privilegi -, la nobiltà cominciò ad esaurire le proprie energie in una sanguinosa lotta di famiglie, specialmente tra i Centellas e i Soler; e, sebbene la vittoria le arridesse nella "guerra de las Germanias" (1521-23), che ebbe il suo teatro a Valenza e in Maiorca, fu costretta a trasformarsi da militare e feudale in cortigiana. Poi la generale crisi dello stato spagnolo e la profonda decadenza della sua potenza politica e commerciale nel Mediterraneo travolsero anche Valenza: la sua vita s'intristì. Schieratasi in favore di Carlo d'Austria nella guerra di successione spagnola, dal re vittorioso Filippo V fu privata di quasi tutti i privilegi (1707); la sua storia perdette ogni rilievo. Basterà ricordare che durante la guerra d'indipendenza resistette all'assalto francese fino al 1812, quando, il 12 gennaio, il maresciallo Suchet riuscì a far capitolare i suoi difensori; che l'occupazione francese terminò il 5 giugno 1813; che a Valenza sbarcò Ferdinando VI il 16 aprile 1814 di ritorno dalla sua prigionia in Francia; e che a Valenza scoppiò la rivoluzione del 1843; donde il titolo di duca di Valenza dato al Narvaez. Nel 1937 la città è stata prescelta come propria sede dal governo social-comunista costretto a fuggire da Madrid.
Bibl.: E. De Ruggiero, in Diz. epigr., III, pp. 797-98; P. Paris, Découv. archéol. à Valence, in Revue d. études anc., II (1909), pp. 66-69; P. F. Fita, Antigued. rom. de Valencia, in Bol. de la Acad. de la Hist., III, p. 51; XXXVII, p. 350; L. Tramoyers Blasco, Antig. rom. de Valencia, ibid., XXXVII, p. 127; F. Almardel Vázquez, La antigua civiliz. ibérica en el Reino de Valencia, Valenza 1918. V. anche spagna: Storia.
La provincia di Valenza.
È una delle maggiori (10.958 kmq.) provincie mediterranee della Spagna. Insieme con quelle di Alicante e Castellón de la Plana, formò l'antico regno arabo di Valenza, indipendente fino al sec. XIII; confina con le provincie di Castellón e Teruel a N., Cuenca e Albacete a O., Alicante a S. Ad E., per circa 92 km., si affaccia al Mare Mediterraneo con una costa sabbiosa e uniforme, largamente falcata (golfo di Valenza), poco portuosa, orlata di cordoni litoranei di dune, spesso ricoperti di belle pinete, dietro i quali stagnano frequentemente le acque formando paludi e lagune costiere, poco profonde e di ampiezza variabile.
All'infuori di una stretta fascia costiera pianeggiante, più dei tre quarti della superficie dell'intera provincia sono formati da un'aspra regione montuosa, che non raggiunge in nessun punto i 2000 m., costituita dall'orlo orientale della Meseta, le cui ultime diramazioni giungono in prossimità della costa, mentre a sud si raccordano agli estremi contrafforti settentrionali del sistema penibetico. In tale regione si alternano a massicci aridi e desolati, ricoperti da scarsa vegetazione e intaccati profondamente dall'erosione, zone depresse lungo le fertili e pittoresche valli dei fiumi nelle quali si raccoglie la popolazione, scarsissima nelle parti più elevate dove si raggiungono densità minime (meno di 15 abitanti per kmq.). Numerosi corsi d'acqua, Palacia, Turia (o Guadalaviar), Júcar e Segura, tutti a carattere torrentizio, soggetti a forti piene primaverili, traversano la zona montuosa con solchi vallivi di accentuata pendenza. Attivissima è l'erosione dei corsi d'acqua nei terreni giurassici e cretacei che essi incidono con gole selvagge e profonde, asportando una grande quantità di materiale che depositano, poi, nel loro corso inferiore e in prossimità del mare, dando luogo a una pianura litoranea dall'ampiezza variabile dai 6 ai 25 km. Una mirabile opera di irrigazione, vero capolavoro d'ingegnosità, resa necessaria dalla prolungata siccità estiva, ha trasformato questa pianura alluvionale in una serie di huertas che si estendono quasi ininterrottamente da Sagunto a Gandía, formando una delle regioni più fertili e più popolose della Spagna. Un complicato sistema di canali (acequias), derivati principalmente dalle acque del Turia e dello Júcar, e un numero considerevolissimo di pozzi, permettono su questo fertile suolo l'avvicendamento ininterrotto delle più svariate colture. Il clima, prettamente mediterraneo, caratterizzato da aridità (meno di 480 millimetri di pioggia all'anno), con inverni miti, le cui temperature medie non discendono al di sotto dei 10°, favorisce la coltura di numerosissimi prodotti. Grano, mais, canapa, ortaggi (cipolle, fave, patate, pomodori) si succedono nelle huertas in rapida rotazione annuale. Le huertas più rigogliose sono quelle che si estendono intorno alla città di Valenza (10.500 ha.), nei dintorni di Alcira e Carcagente (Riberas del Júcar) e nei dintorni di Gandía e Oliva. Le colture di gran lunga più importanti sono quelle degli agrumi e del riso. La provincia di Valenza, con 13.140.993 piante di aranci e 86.680 di limoni, è alla testa della produzione agrumaria spagnola. L'esportazione degli agrumi, prima della crisi causata dalla diminuita importazione britannica, costituiva la risorsa maggiore della provincia.
Il riso viene coltivato su una superficie di circa 30.000 ha., in special modo presso le lagune costiere che, in via di progressivo ritiro, lasciano vaste zone acquitrinose particolarmente adatte a tale coltura. La più vasta e la più nota di queste lagune è l'Albufera di Valenza (v.), circa 8 km. a S. del capoluogo, che, con una superficie di 600 kmq., si estende per una lunghezza di quasi 20 km., con un'ampiezza variabile dai 4 ai 5 km. Lungo le sue rive si estendono vaste risaie, che coprono una superficie di circa 27.000 ha. e permettono una produzione che si aggira intorno ai 2.000.000 q. all'anno, i due terzi della produzione risiera spagnola. L'esportazione del prodotto è diretta essenzialmente verso l'Inghilterra e gli Stati Uniti. Notevole è anche l'allevamento del bestiame: nel 1934 il patrimonio zootecnico ammontava a 38.000 bovini, 313.000 ovini e caprini, 184.000 suini e 38.000 equini. Sviluppate sono anche le industrie, specialmente quelle connesse all'agricoltura, sparse in tutta la provincia (zuccherifici, distillerie, pastifici, fabbriche di conserve); le tessili (lanerie e cotonerie) a Onteniente, le metallurgiche a Sagunto (alti forni) e la cartaria a Onteniente.
Nel 1934 la provincia di Valenza contava 1.092.389 abitanti (622.667 nel 1857, 733.978 nel 1887), terza per popolazione tra le provincie spagnole. La densità media è di 18,8 ab. per kmq. (media della Spagna 47,9); la popolazione è assai inegualmente distribuita poiché, accanto a densità bassissime della regione montuosa (distretto di Ayora 15 ab. per kmq.; di Chelva 20 ab. per kmq.; di Requena 27 ab. per kmq.), si raggiungono le elevatissime densità di oltre 450 ab. per kmq. nei dintorni di Valenza, di 300 e 400 ab. per kmq. nelle huertas di Gandía, e nelle Riberas del Júcar. La popolazione vive a preferenza accentrata in grossi villaggi; scarsa è la popolazione sparsa. Il tipo di abitazione più diffuso è la caratteristica barraca, costruita da un impasto di argilla e paglia che s'incontra frequentemente nei dintorni dell'Albufera di Valenza. Oltre a Valenza, capoluogo della provincia, centri notevoli sono: Pueblo Nuevo (17.000 ab.), Alcira (16.000), Sueca (13.500), Játiva (13.000), Cullera 12.700). Amministrativamente è incluso nella provincia di Valenza il montuoso Rincón de Ademun, enclave valenziano nella provincia di Teruel.
Bibl.: J. Sölch, Die Landschaft von Valencia, in Geograph. Zeitsch., XXXII, xvii, Heidelberg 1926; A. Michavila, La banaca valenciana, monografía geográfica, in Boll. Soc. Geogr., Madrid 1918; L. Pardo, El aprovechamiento económico de la Albufera de Valencia y su historia, Valenza 1925; J. Royo y Gómez, Notas geológicas sobre la provincia de Valencia, in Bol. R. Soc. Española de hist. nat., XXVI (1926); E. Halpern, La huerta de Valence, in Annale de géogr., XLIII (1934).