Uomo politico e scrittore spagnolo (Cabra, Cordova, 1824 - Madrid 1905). Fu ambasciatore spagnolo a Washington (1883), Bruxelles (1886-88), Vienna (1893-95); senatore elettivo (1876), poi a vita (1881). Tra i fondatori della Revista de España (1867), fu artista e critico di nobile levatura, stilista quasi perfetto, tendente all'epigrammatico e alla benevola ironia; compose drammi di scarsa fortuna, Asclepigenia (1878), Lo mejor del tesoro (1878), poesie che tradiscono reminiscenze e derivazioni, articoli e saggi di critica in forma di discorsi, di lettere come le Cartas americanas (1889), a scopo polemico come Apuntes sobre el nuevo arte de escribir novelas (1887), La metafísica y la poesía (1891), di storia, come La poesía lírica y épica en la España del siglo XIX. La sua opera più famosa è il romanzo Pepita Jiménez (1874), di penetrante analisi psicologica, al quale seguirono altri di minore efficacia rappresentativa come Les ilusiones del doctor Faustino (1875), El comendador Mendoza (1877), Doña Luz (1879), Juanita la Larga (1895), ecc.