BAMBACIONI, Valeria
Nata il 24 nov. 1895 a Roma da Domenico e da Enrica Amici, si laureò in scienze naturali nel 1918 e in chimica nel 1921 presso l'università di Roma. Nell'aprile 1923 divenne assistente ordinaria alla cattedra di botanica dell'università di Roma, di cui era titolare P.R. Pirotta. Libera docente in botanica nel 1924 e in fisiologia vegetale nel 1934, nel dicembre 1936 fu nominata aiuto alla cattedra, ora di E. Carano. Dal 1937-38 al 1939-40 tenne per incarico l'insegnamento di genetica nella facoltà di scienze a Roma. Dal 1942 professore straordinario di botanica a Messina, dopo un incarico dal 1939-40 al 1941-42, nel 1948 si trasferì alla cattedra di botanica generale della facoltà di agraria di Portici, ove insegnò fino al 1965-66, restandovi poi come professore fuori ruolo fino al 31 ott. 1971. Negli anni trascorsi a Messina e a Portici tenne anche altri insegnamenti per incarico: a Messina, botanica per veterinari e genetica dal 1941-42 al 1947-48; a Portici, botanica sistematica dal 1948-49 al 1957-58 e genetica dal 1957-58 al 1965-66. Diresse dal 1955 al 1966 la biblioteca centrale della facoltà di agraria di Portici, curandone la riorganizzazione e l'arricchimento. Fu insignita del diploma di prima classe con medaglia d'oro dei benemeriti della scuola, della cultura e dell'arte nel 1968 e fu socia di varie società ed accademie, tra cui l'Accademia peloritana di Messina e la Società dei naturalisti di Napoli. Nel 1931 sposò U. Mazzetti.
La B. morì a Roma il 15 giugno 1978.
L'attività scientifica della B. si svolse soprattutto nel campo della citologia ed embriologia vegetali. Iniziata agli studi embriologici già da studentessa con ricerche sulla embriologia di alcune specie di Bellis, si dedicò poi allo studio della struttura e del significato delle "fibrille di Nĕmec", da questo autore ritenute conduttrici di stimoli (B. Nĕmec, Die ReizleitendenStrukturen bei denPflanzen, in Biol. Centralblatt, XX [1900], pp. 371 s.), e dell'origine di Bellis hybrida Ten., in collaborazione con E. Carano, per stabilire se questa potesse essere considerata specie valida oppure una varietà di Bellis perennis. L'indagine morfologica e genetica dimostrarono che la specie erroneamente istituita come tale da M. Tenore altro non era che una fase del ciclo vitale di Bellis perennis. Altre ricerche dei primi anni di attività scientifica riguardarono la determinazione dei siti di formazione delle sostanze azotate nelle piante, le cause dell'ingiallimento delle piante, alcuni teratismi e le anomalie della struttura delle radici, la rigenerazione delle radici in relazione all'azione antagonistica di sali nutritizi, l'azione di ioni metallici sulla sensibilità geotropica delle radici mediante l'impiego di soluzioni di cloruri di berillio, zirconio, palladio, torio e di raggi γ. Queste esperienze si inquadravano nell'ambito della teoria, allora attuale, della polarità, di N. Cholodnyi e di F. W. Went, e delle ricerche sull'azione biologica degli ioni di metalli pesanti e delle radiazioni ionizzanti sull'accrescimento e la morfogenesi delle piante, introdotte in quegli anni in Italia, tra gli altri, da V. Rivera.
Le ricerche embriologiche per cui la B. acquistò notorietà internazionale ebbero inizio con un contributo del 1927 su Fritillaria persica L. (Come avviene in Fritillaria persica L. losviluppo del gametofitofemminile e l'aumentodei cromosomi nella regione calazale, in Rend. della R. Accad. deiLincei, cl. di scienze fis. mat. e nat., s. 6, VI [1927], pp. 544-546). Il comportamento di questa pianta nella maturazione del gametofito femminile (macrogametofito) è simile a quello che E. Carano nel 1926 aveva studiato in Euphorbia dulcis L. (Ulteriori osservazioni suEuphorbia dulcisL. in rapportoal suocomportamento apomittico, in Ann. di botanica, XVII [1926], n. 2, pp. 50-79). In entrambi i casi si tratta di gametofiti tetramegasporiali, in quanto alla loro costruzione partecipano tutti e quattro i nuclei sporiali (senza cellularizzazione), risultanti dalla meiosi della cellula madre delle megaspore. Tali nuclei della cenospora, con la vacuolizzazione, possono polarizzarsi in varie combinazioni. In Euphorbia dulcis e in Fritillaria persica un nucleo va al polo micropilare, e tre a quello calazale.
Questo stadio tetranucleato è seguito da una mitosi del tutto particolare, avvenuta la quale, come aveva intuito il Carano, e come documentò con maggiore chiarezza la B., si ha un secondo stadio tetranucleato, con una disposizione dei nuclei a due più due, erroneamente interpretata da molti studiosi precedentemente al 1926. La singolarità di questo secondo stadio tetranucleato sta nel fatto che il primo consta di nuclei tutti aploidi, mentre questo secondo ha due nuclei aploidi al polo micropilare, provenienti dalla mitosi del nucleo aploide del primo stadio tetranucleato e di due nuclei triploidi al polo calazale, come risultato della confluenza e fusione dei fusi mitotici dei tre nuclei aploidi calazali del primo stadio tetranucleato. Essi formano così un unico fuso, voluminoso, con 3 n cromosomi, da cui si formano, a mitosi compiuta, due nuclei triploidi.
Il singolare processo fu descritto nei più minuti dettagli nel lavoro Ricerche sulla ecologia e sulla embriologia di Fritillaria persica L. (Ann. di botanica, XVIII [1928], n. 1, pp. 7-37), documentando come in questa liliacea il gametofito femminile segua un tipo di sviluppo uguale a quella di Euphorbia dulcis L. e interpretando esattamente l'aumento del numero dei cromosomi al polo calazale.
Nonostante le ipotesi e le spiegazioni date da vari studiosi (M. Treub e J. F. A. Mellink, 1880; L. Guignard, 1884; H. H. Dixon, 1895; E. Sargant, 1896; D. M. Mottier, 1898; A. Ernst, 1901; E. Strasbürger, 1908; A. Friesendahl, 1912, ecc.), la questione era insoluta da quasi mezzo secolo. Nel 1926 il Carano aveva potuto escludere che vi fossero in Euphorbia dulcis irregolarità nella divisione omeotipica, ma non aveva osservato il fuso triplo, che invece fu colto e delineato con estrema precisione dalla B., che poté stabilire che "in Fritillaria persica L. … la cellula madre delle megaspore produce, per divisione eteromeotipica, non seguita da formazione di parete, quattro nuclei megasporiali … che partecipano alla formazione del gametofito femminile, distribuendosi tre al polo inferiore e uno al polo superiore. … È in relazione con questa distribuzione … l'aumento del numero dei cromosomi nella regione calazale del sacco, in quanto i tre nuclei calazali, accingendosi a dividersi contemporaneamente, confluisconoinsieme con i loro spiremi, formando un unico fuso, che risulta di un numero triplo di cromosomi ed è quindi di dimensioni molto maggiori di quello superiore. Questo stadio … è stato finora confuso a torto con quello della seconda divisione della cellula madre delle megaspore: … di qui la causa di errore nelle interpretazioni degli Autori precedenti" (ibid., p. 31).
La B. stabilì senz'altro che lo sviluppo del gametofito femminile in Fritillaria persica L. era identico a quello di Euphorbia dulcis L.; quasi contemporaneamente A. Chiarugi, nella monografia sui tipi di sviluppo del gametofito femmineo nelle Angiosperme (Il gametofito femmineo delle Angiosperme nei suoi vari tipi di costruzione e di sviluppo, in Nuovo Giorn. di botan. ital., n.s., XXXIV [1927], pp. 5-133), istituiva il tipo Euphorbia dulcis. Fu K. Schnarf, nel 1931 (Vergleichende Embryologie der Angiospermen, Berlin 1931) a proporre per primo un tipo Fritillaria, che più tardi, nel 1936, inquadrò nel tipo Peperomia come Fritillaria form. Dal 1931 la letteratura straniera usò (e mantenne) la dizione tipo Fritillaria; mentre quella italiana adottò quella di tipo Euphorbia dulcis.
La B., nell'ascrivere fin dal primo momento Fritillaria persica al tipo Euphorbia dulcis, sostenne contemporaneamente l'opportunità di abolire il tipo Lilium, quale era stato inteso fino allora, sostituendogli due nuovi tipi: Euphorbia dulcis nel caso di polarizzazione uno più tre e Adoxa nel caso di polarizzazione due più due; quest'ultimo tipo, accolto poi (e tuttora vigente) nelle classificazioni dei tipi embriologici, deve considerarsi istituito dalla B. nel 1928, e motivato da ragioni di priorità, in quanto, abolito il vecchio tipo Lilium col suoassorbimento nel tipo Euphorbia dulcis tra le piante a polarizzazione due più due, la caprifoliacea Adoxa moschatellina era quella studiata embriologicamente da più tempo che ogni altra pianta (B. Jönsson, Om Embryosäckens utveckling hos Angiospermerna, in Acta Univ. Lund, XVI [1879-80], pp. 1-86).
Nel seguito della sua attività scientifica la B. descrisse lo sviluppo embriologico di Lilium candidum L., identico a Euphorbia dulcis, al pari di Lilium bulbiferum L. e Tulipa praecox Ten., studiati in seguito. Mentre in Tulipa silvestris var. australis (Lk.) A. Fiori confermò le risultanze di L. Guignard (1900), e cioè la presenza di un gametofito tetrasporiale non polarizzato o a polarizzazione quattro più zero, di cui questa pianta è l'unico caso finora noto, la B. segnalava una serie di anomalie dello sviluppo nei generi Tulipa e Lilium. Meno probanti, anche per la natura e, forse, per le modalità di raccolta del materiale, furono i risultati di alcune ricerche sulle Lauracee, successivamente reinterpretati da E. Battaglia.
Negli anni Trenta fu vivo il dibattito sulla sistematizzazione dei tipi di sviluppo dei gametofiti femminili delle Angiosperme e sulla possibilità di riconoscere, in base alle loro relazioni, linee evolutive a chiarimento delle linee filogenetiche delle Embriofite.
Per quanto riguarda i gametofiti tetrasporiali, le osservazioni della B. stimolarono ricerche che mostrarono come il tipo Euphorbia dulcis (o Fritillaria, secondo gli autori stranieri) si riscontrasse in tutte le Lilioidee e in vari generi di altre famiglie: Piper, Heckeria, Tamarix, Cornus (in parte), Tulipa (in parte), Cardiocrinum, Statice (in parte), Rudbeckia (gran parte), Gaillardia, Gagea, Erithronium (gran parte), Clintonia, ecc. Il quadro dei tipi principali dei gametofiti tetrasporiali si perfezionò con la descrizione del tipo Plumbago 8-nucleato (A. W. Haupt, Ovule and Embryo Sac of Plumbago Capensis, in Bot. Gaz., XLV [1934], pp. 649-659), del tipo Plumbagella micrantha 4-nucleato a polarizzazione uno più tre (F. Fagerlind, Wokommen Tetrasporische durch drei Teilungschritte vollentwickelte Embryosacke unter der Angiospermen vor?, in Botaniska Notiser, XXXI [1938], pp. 461-498; J. W. Boyes, Development of the Embryo Sac of Plumbagella Micrantha, in American Journ. of Bot., XXVI [1939], pp. 539-547), la scoperta del tipo Chrysanthemum cinerariaefolium 16-nucleato con polarizzazione uno più due più uno (G. Martinoli, Contributo alla embriologia delle Asteracee: I-III, in N. Giorn. di bot., n.s., XLVI [1939], pp. 284 ss.).
Non appare appropriato il giudizio, alquanto riduttivo, che il Martinoli diede (ricredendosi successivamente) sulle ricerche embriologiche della B., insistendo sulla priorità della denominazione tipo Euphorbia dulcis rispetto al tipo Fritillaria, ilche, per i motivi accennati, non era che un falso problema. Della inconsistenza del caso creato in Italia su tale presunta priorità si ha prova nel fatto che nel 1936 K. Schnarf, inquadrando il tipo Fritillaria, da lui istituito, nell'ambito del tipo Peperomia come "forma", notava che la "Fritillaria-form is found also in Euphorbia dulcis, as well as among the Liliodee" e aggiungeva, in nota, "Bambacioni names the development which she found in Fritillaria as in the E. dulcis type, a designation not recognized here, which fails to account for important details of Carano's descriptions (p. 573). F. Fagerlind, poi, nel 1938, scriveva che "questo nuovo [Fritillaria] tipo di sviluppo, che è stato indicato per la prima volta dalla Bambacioni come tipo E. dulcis, è comparso più tardi nella letteratura col nome di tipo Fritillaria"; in un secondo tempo (1944), il Fagerlind denominava "Bambacioni-Phänomenon" la fusione dei nuclei calazali, da lui stesso descritta in Cornus, Statice, Rudbeckia.
Per tutti gli anni Quaranta continuarono le ricerche per raggiungere un soddisfacente panorama dell'insieme dei gametofiti tetrasporiali. Nel 1963 B. M. Johri (Female Gametophyte, in Recent Advances in the Embryology of Angiosperma, a cura di P. Maheshwari, Delhi 1963, pp. 69-103) ne riassumeva particolarità e corrispondenze, che possono riportarsi ai tipi riconosciuti da Maheshwari nel 1950: tipo Adoxa; tipo Drusa; tipo Peperomia; tipo Penaea; tipo Plumbago; tipo Fritillaria; tipo Plumbagella.
Per oltre trent'anni l'attività scientifica della B. ebbe un posto di preminente distinzione nel campo della embriologia e citologia vegetale. È tuttavia, da ricordare anche l'elevato impegno organizzativo e didattico, a cui dedicò costanti cure. Fu autrice di testi universitari e scolastici pregevoli per la loro chiarezza, aggiornamento e concisione (Botanica, Ferrara-Messina 1950; Corso di botanica, I-II, Napoli 1955; Botanica e zoologia [per scuole medie sup.], Milano, tredici ediz. dal 1935 al 1960; Anatomiae fisiologia dell'uomo e delle piante, Milano, sedici ediz. dal 1935 al 1968). Scrisse numerose voci per l'Enciclopedia Italiana.
Oltre ai lavori citati ricordiamo: Sulle strutture fibrillari del Nĕmec, in Rend. d. R. Accad. dei Lincei, cl. di scienze mat. fis. e nat., s. 5, XXIX (1920), pp. 62-65; Sopra alcuni risultati di ricerche culturali e di esperimenti di ibridazione nel gen. Bellis, ibid., XXXI (1922), pp. 48 s. (in coll. con E. Carano); Osservazioni sulla struttura del citoplasma in relazione con le fibrille di Nĕmec, in Ann. di botanica, XVI (1923), n. 1, pp. 1-8; Ricerche sul gen. Bellis L. con speciale riguardo alla B. hybrida Ten., ibid., pp. 9-70 (in coll. con E. Carano); Contribuzione alla conoscenza del luogo di formazione delle sostanze organiche azotate nei vegetali, in Rend. della R. Accad. dei Lincei, cl. di scienze mat. fis. e nat., s. 5, XXXII (1923), pp. 108-110; Risultati di alcune esperienze in relazione al fenomeno dell'ingiallimento dei vegetali, in Ann. di botanica, XVIII (1929), n. 2, pp. 237-252; Sullo sviluppo del gametofito femminile in Tulipa Gesneriana L., ibid., XVIII (1930), n. 3, pp. 373-386 (in coll. con A. Giombini); Sulla rigenerazione delle radici in rapporto coll'azione antagonistica di alcuni sali nutritizi, ibid., XIX (1931), n. 3, pp. 395-410; L'azione di alcuni ioni metallici sulla sensibilità geotropica delle radici, in Atti della XXI riunione della Soc. italiana per il progresso delle scienze, III, Roma 1932, pp. 1-3; Azione dei sali di berillio, zirconio e palladio sulla sensibilità geotropica delle radici, in Rend. della R. Accad. dei Lincei, cl. di scienze mat. fis. e nat., s. 6, XX (1934), pp. 125-128; Nuove ricerche sul geotropismo radicale: azione dei sali di uranio, torio e dei raggi γ, in Ann. di botanica, XX (1934), n. 3, pp. 504-533.
Fonti e Bibl.: Necrologio in Ann. di botanica, XXXVII (1978), pp. 65-102 (con bibl. completa delle opere alle pp. 99-102).