MORICONI, Valeria
Attrice teatrale e cinematografica, nata a Jesi il 15 novembre 1931. Trasferitasi a Roma, esordisce nel cinema con Gli italiani si voltano, cui seguono parecchi film, tra i quali spiccano La spiaggia di A. Lattuada, Miseria e nobiltà di M. Mattoli, Gli innamorati di M. Bolognini (che le valse il Nastro d'argento 1955), Le soldatesse di V. Zurlini (Grolla d'oro 1966). Debutta in teatro nel 1957 con E. De Filippo in De Pretore Vincenzo; e l'anno successivo interpreta una serie di atti unici (Labiche, Feydeau, Campanile). Nel 1960 recita per L. Visconti nell'Arialda di G. Testori, per L. Lucignani in Girotondo di A. Schnitzler e in Un amore a Roma di E. Patti. Con F. Enriquez, E. Luzzati, M. Scaccia e G. Mauri fonda nel 1961 la compagnia dei Quattro, che presenta un repertorio di spettacoli (i classici greci, Shakespeare, Goldoni) e di novità assolute italiane e straniere, fra cui Il rinoceronte di E. Jonesco, La barraca di F. García Lorca, Andorra di M. Frisch, Niente per amore di O. Del Buono, L'assoluto naturale di G. Parise.
La Compagnia compie lunghe tournées in Gran Bretagna, in Francia e nei Paesi dell'Est, riportando prestigiosi successi non solo con i classici (La bisbetica domata raggiunge le 800 repliche, La locandiera supera le 400), ma anche con testi come Le mosche di J.-P. Sartre e Rosenkrantz e Guildestern sono morti di T. Stoppard. Passata (1966) al Teatro Stabile di Torino, interpreta Il gabbiano di A. Cechov, Isabella comica gelosa di F. Andreini e, in prima assoluta per l'Italia, Radici di A. Wesker. Negli anni Settanta, ancora in coppia con Enriquez, porta in scena al Teatro di Roma, oltre a Macbeth e Medea, La donna scimmia di R. Wilcock e Le notti bianche da F. Dostoevskij, dimostrando ancora una volta la grande versatilità nell'interpretazione dei ruoli più disparati (finora oltre duecento), tra cui spiccano le difficili prove di La buona persona di Sezuan di B. Brecht (1973), di La vita che ti diedi di Pirandello (1979), che le ha fatto vincere il premio Pirandello 1981, di Edipo re di Sofocle (1980), di Hedda Gabler di Ibsen (1981), gli ultimi tre per la regia di M. Castri. Diretta da G. Cobelli, la M. interpreta inoltre le Trachinie di Sofocle al Teatro Greco di Siracusa, Turandot di G. Gozzi per il Carnevale di Venezia 1983 e soprattutto Ekaterina Ivanovna di L. Andreev (1984).
Nel 1985 in La Venexiana la M. riscuote grande successo sia in Italia che negli Stati Uniti, dove recita in inglese con una compagnia americana. Con I Vangeli apocrifi (1985) sancisce un felice connubio artistico con il regista E. Marcucci, col quale procede a un'apprezzata riscoperta del teatro di A. Savinio, prima con il monologo Emma B. vedova Giocasta (1981), un ruolo definito dall'attrice stessa tra i più difficili della sua carriera, poi con La nostra anima, presentato in prima assoluta al Festival dei Due Mondi 1991 di Spoleto. Ancora con Marcucci e su progetto di M. Scaparro, la M. ha presentato nell'estate 1992 all'Expo 92 di Siviglia il "testo cerimonia" di E. Groppoli Don Sand Don Juan. Tra le opere che meglio le hanno permesso di esprimere la sua dimensione popolare, è da ricordare Filumena Marturano di E. De Filippo − ancora con la regia di Marcucci −, di cui si contano 350 repliche nel 1985-86.
Per la televisione, la M. ha iniziato a lavorare nel 1954 (Il Cavaliere senza armatura, regia di G. Morandi), ed è stata tra il 1962 e il 1972 protagonista di sceneggiati di successo: Resurrezione da L. Tolstoj, La Miliardaria e Santa Giovanna di G. B. Shaw, I Camaleonti di F. Zardi, Il Mulino del Po di R. Bacchelli, Girotondo di A. Schnitzler, e Chéri di Colette, rispettivamente per le regie di Enriquez, F. Zardi, S. Bolchi, E. Muzi.