VALERI, Valerio Francesco
– Nacque il 7 novembre 1883 a Santa Fiora, borgo in provincia di Grosseto, ma sotto la diocesi di Perugia-Città della Pieve, da Salvatore, possidente, e da Marianna Tondi.
Studiò nel seminario diocesano di Città della Pieve dal 1894 al 1899 e dal 1900 presso il pontificio seminario Pio a Roma. Fu ordinato sacerdote il 22 dicembre 1907 e fu creato canonico nella chiesa cattedrale di Città della Pieve nel 1909.
Dopo aver ottenuto la laurea in filosofia, teologia e in utroque iure, insegnò teologia dogmatica al seminario maggiore di Fano dal 1910 al 1916. Dopo l’entrata dell’Italia nella prima guerra mondiale fu arruolato nei servizi sanitari e fu inviato come cappellano militare all’ospedale Carducci di Firenze dal novembre del 1916 al gennaio del 1918. Rientrato a Fano per insegnare, nel luglio 1919 venne mandato a Roma per coprire la cattedra di diritto pubblico ecclesiastico al collegio S. Apollinare. Nel 1920 divenne minutante della segreteria di Stato.
Dopo la ripresa delle relazioni tra S. Sede e Francia il nuovo nunzio, Bonaventura Cerretti, lo volle come uditore della nunziatura a Parigi dal giugno 1921 al 1927. Nel passaggio tra Cerretti e Luigi Maglione, Valeri resse la nunziatura ad interim, un periodo durante il quale cercò di promuovere nomine episcopali che fossero favorevoli all’Azione cattolica per contrastare il favore del cattolicesimo francese verso l’Action française, condannata da Pio XI nel 1926.
Fu nominato arcivescovo titolare di Efeso il 18 ottobre 1927 e dieci giorni dopo fu consacrato come delegato apostolico in Egitto, Arabia, Eritrea e Abissinia. Nel marzo del 1929 divenne delegato apostolico anche per Palestina, Transgiordania e Cipro. Valeri cercò di mantenere i cattolici al di sopra delle lotte politiche che travagliavano la regione e stabilì buoni rapporti con le autorità britanniche favorendo un miglioramento delle relazioni anglo-vaticane.
Il 1° luglio 1933 fu nominato nunzio in Romania, dove rimase per tre anni. Nominato nunzio in Francia il 3 giugno 1936, all’indomani delle elezioni che portarono al governo il Front populaire, Valeri inizialmente intrattenne rapporti cordiali con il leader Léon Blum, attuando una politica di mediazione e confronto, accompagnata però anche da momenti di tensione dovuti alla politica scolastica del governo nei dipartimenti dell’Alsazia e Lorena, che godevano di uno statuto particolare rispetto alle leggi di separazione del 1905, giacché all’epoca le due regioni non appartenevano al territorio francese. Nell’aprile del 1937, la pubblicità data dal settimanale domenicano Sept alla possibilità di una collaborazione tra i cattolici e il Fronte popolare indusse il cardinale Donato Sbarretti, segretario del S. Uffizio, a chiedere al nunzio l’avvio di un’indagine sulla rivista. Nonostante Valeri rimproverasse ai collaboratori di Sept un’eccessiva apertura al socialismo e al comunismo, sconsigliò una condanna del settimanale, che venne comunque soppresso per decreto del S. Uffizio. Tuttavia, riguardo alla possibilità prospettata da Pio XI di prendere in considerazione la ‘mano tesa’ da Maurice Thorez, segretario del Partito comunista francese, il nunzio sembrò del tutto ostile a ogni forma di apertura.
La nunziatura di Parigi svolse un ruolo importante durante la guerra civile spagnola. I cattolici spagnoli, specialmente baschi, e francesi non schierati con Francisco Franco cercarono inutilmente una sponda in Valeri, che nei suoi rapporti alla S. Sede si manifestò sempre assai freddo nei riguardi delle loro richieste e delle iniziative a favore di una pace di compromesso.
Nel corso dei mesi precedenti lo scoppio del secondo conflitto mondiale il nunzio tenne informata la S. Sede sui passi del governo francese, per nulla intenzionato a stare in disparte di fronte a un’eventuale aggressione militare della Polonia da parte della Germania. Fino alla primavera del 1940 Valeri da Parigi fece da tramite fra il Vaticano e la diplomazia americana, che preannunciava la dichiarazione di guerra dell’Italia alla Francia e invocava l’intervento del pontefice per scongiurarla.
Dopo l’occupazione tedesca del Nord della Francia, Valeri seguì il governo Reynaud a Bordeaux. A luglio, dopo l’armistizio, si presentò a Philippe Pétain per l’accreditamento della sua missione diplomatica. Visse a Vichy dove aveva la sede il nuovo governo. Nei rapporti alla segreteria di Stato il nunzio non nascose una certa fiducia che egli riponeva nel regime, anche dopo gli accordi di Montoire (24 ottobre 1940), che sancirono la collaborazione dell’État français con l’occupante tedesco.
Di fronte alla prospettiva dell’emanazione di uno ‘statuto degli ebrei’ (ottobre 1940) e quindi dell’introduzione di una legislazione antisemita nella Francia di Vichy, Valeri spiegò al segretario di Stato Maglione che si trattava di una reazione al fatto che «com’è fuori di dubbio purtroppo, gli Ebrei hanno contribuito quanto hanno potuto allo scoppio della guerra», sebbene auspicasse che «le misure non saranno spinte troppo innanzi» (Actes et documents..., a cura di P. Blet et al., 1965-1981, IV, doc. 107). Quando ebbero luogo i rastrellamenti di ebrei a Parigi, tra il 16 e il 17 luglio 1942, e nella zona non occupata tra il 15 e 18 agosto, Valeri scrisse a Maglione per informarlo che l’episcopato francese aveva discusso la possibilità di elevare una pubblica protesta, ma che era prevalsa l’opinione negativa per paura di ritorsioni verso le associazioni cattoliche. Il nunzio gli assicurò che la lettera privata del cardinale Emmanuel Suhard, arcivescovo di Parigi, che i vescovi decisero di far pervenire al maresciallo in luogo della presa di posizione pubblica, era stata «una protesta piuttosto platonica» (ibid., VIII, doc. 440). Valeri si trovò concorde con la politica di «prudente attesa» e di «illuminata riserva» adottata dalla S. Sede e, come ebbe modo di rilevare in diverse occasioni, era convinto che, «dinnanzi ad una persecuzione così inumana», «più volte il Santo Padre vi [aveva] fatto chiarissima allusione per condannarla» (doc. 443). Del resto, né il clero francese né la S. Sede volevano creare troppe tensioni con Vichy. Lo stesso nunzio di fronte alla politica religiosa del regime e alle concessioni fatte alle scuole cattoliche aveva riconosciuto la volontà di Pétain di ricostruire la Francia sui valori spirituali cristiani.
Dopo la liberazione, il governo provvisorio guidato da Charles de Gaulle si rifiutò di entrare in contatto con un nunzio accreditato dal regime di Vichy. Valeri fu dunque richiamato a Roma il 29 novembre 1944 e sostituito da Angelo Roncalli che arrivò a Parigi il 30 dicembre.
Nel 1948 Valeri divenne assessore della congregazione per le Chiese orientali, fu inoltre presidente del comitato centrale dell’anno santo nel 1950. Creato cardinale il 12 gennaio 1953, divenne prefetto della congregazione dei Religiosi il 17 gennaio dello stesso anno.
Fu membro della commissione preconciliare centrale e presidiò la commissione conciliare dei Religiosi.
Morì a Roma il 22 luglio 1963.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Archivio apostolico Vaticano, Arch. Nunz. Parigi, bb. 562-632; Città della Pieve, Archivio diocesano, Santafiora, Card. Valerio Valeri, Corrispondenza; Actes et documents du Saint-Siège relatifs à la deuxième guerre mondiale (ADSS), I-XI, a cura di P. Blet et al., Città del Vaticano 1965-1981.
Circolo culturale cardinal Valeri, V. V. cardinale di Santa Romana Chiesa. Testimonianze e ricordi, Grosseto 1989; É. Fouilloux, Les chrétiens français entre crise et liberation 1937-1947, Paris 1997; P. Christophe, V. V., in Catholicisme. Hier, aujourd’hui, demain, a cura di G. Mathon - G.-H. Baudry, XV, Paris 2000, pp. 662-665; R. Serafini, V. cardinale V., in Seminaristi preti e vescovi della diocesi di Città della Pieve nel XX secolo, I, Montepulciano 2003, pp. 368-433; G. Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII. Vaticano, Seconda guerra mondiale e Shoah, Milano 2007, pp. 359 s., 419-422; Pie XI et la France. L’apport des archives du pontificat de Pie XI à la connaissance des rapports entre le Saint-Siège et la France, a cura di J. Prévotat, Rome 2010, passim; Ph. Chenaux, L’Église catholique et le communisme en Europe, 1917-1989, Paris 2009 (trad. it. L’ultima eresia. La Chiesa cattolica e il comunismo in Europa da Lenin a Giovanni Paolo II, Roma 2011, pp. 69 s., 76-81); G. Armando, Die Nuntien in Paris. Bonaventura Cerretti, Luigi Maglione und V. V., in Eugenio Pacelli als Nuntius in Deutschland. Forschungsperspektiven und Ansätze zu einem internationalen Vergleich, Schöningh 2012, pp. 145-152; M. Levant, La “mano tesa”, la Chiesa di Pio XI e il Fronte popolare, in Diplomazia senza eserciti. Le relazioni internazionali della Chiesa di Pio XI, a cura di E. Fattorini, Roma 2013, pp. 179-200; D. Chassard, Vichy et le Saint-Siège. Quatre ans de relations diplomatiques. Juillet 1940-août 1944, Paris 2015, passim; P. Zanini, La questione della Palestina. La difficile difesa degli interessi cattolici di fronte all’affermarsi dei nazionalismi, in Pio XI nella crisi europea, a cura di R. Perin, Venezia 2016, pp. 57-74.