GIACOMINI, Valerio
Nacque a Fagagna, nel Friuli, il 21 genn. 1914 da Nino e da Maria Patat. Compiuti gli studi secondari a Brescia, nel 1933 si iscrisse al corso di laurea in scienze naturali nell'Università di Pavia, ove si laureò, con lode, l'11 luglio 1937. Dopo un breve periodo di assistentato volontario a Pavia, passò nell'ottobre 1938 come assistente incaricato e poi, dal 7 giugno 1940, come assistente ordinario alla cattedra di botanica sistematica nella facoltà di agraria dell'Università di Firenze. Durante il periodo bellico fu internato in Germania e in Polonia.
Rientrato in Italia, passò all'Università di Pavia, ove divenne aiuto nel gennaio 1946 e nel febbraio 1949 conseguì la libera docenza in botanica. Dall'anno accademico 1947-48 tenne per incarico a Pavia il corso di botanica farmaceutica. Nel marzo 1956 fu nominato professore straordinario di botanica prima a Sassari poi a Catania e, nel 1959, a Napoli. Il 1° nov. 1963 fu chiamato, insieme con G. Martiroli, nell'Università di Roma, in seguito allo sdoppiamento della cattedra fino allora ricoperta da V. Rivera. Contemporaneamente tenne anche, per incarico, gli insegnamenti di botanica per la facoltà di agraria di Sassari, botanica e fisiologia vegetale a Catania, botanica per scienze geologiche a Napoli, e infine ecologia a Roma.
L'attività scientifica del G. iniziò nel 1936 nella tradizione classica della botanica descrittiva, ma con interessi, divenuti più impegnativi, per la geobotanica, la fitosociologia e la cartografia della vegetazione. Un primo gruppo di pubblicazioni sulla sistematica delle Briofite e delle Pteridofite, intese a preparare materiali per una flora briologica italiana, comprende contributi relativi al Bresciano, all'Italia meridionale e alla regione alpina. Essi permisero, a seguito di ricerche critiche su materiali raccolti e confronti su erbari briologici italiani ed europei, di realizzare una prima messa a punto delle conoscenze sulle specie di muschi presenti in Italia illustrate nel Syllabus Bryophytarum Italicarum, pars prima, Andreaeales et Brygales, in Atti dell'Istituto botanico e laboratorio crittogramico dell'Università di Pavia, s. 5, IV (1946), pp. 179-294. Esso costituì la base tassonomica a cui riferirsi per studi geobotanici e configurò, come novità per l'Italia, il criterio di sottospecie briologica e la definizione di cicli di forme critiche, come nel caso delle Briofite xerotermiche delle Alpi, esplorate in molte stazioni da Susa a Monfalcone (Descrizione di alcune nuove Briofite subalpine, ibid., IX [1950], pp. 189-202), alcune delle quali risultarono nuove per la flora italiana.
Diversi lavori sulle Epatiche hanno carattere eminentemente floristico, mentre altri sui Licheni sono volti a completare lo studio delle associazioni tra crittogame e piante vascolari, con riguardo alle relazioni che in certi ambienti (quali rocce, tundre e altri) si instaurano fra componenti diversi del mondo vegetale e alla conoscenza della distribuzione delle specie licheniche. Un piccolo gruppo di lavori micologici, che riassumono l'esperienza compiuta con G. Carini, allievo di G. Bresadola, mira a delineare una sintesi della flora micologica del Bresciano, ricollegandosi all'opera di A. Venturi sui funghi della zona. Non è possibile citare singolarmente i numerosi lavori di botanica crittogamica che documentano quello che nelle intenzioni del G. doveva essere il campo preferito di lavoro e di ricerca. Si tratta di contributi su questioni particolari, in gran parte connesse a forme vegetali proprie dei distretti dell'Italia settentrionale (Alpi Retiche, Valle del Braulio, Agro bresciano, Prealpi lombarde e venete, ecc.), ma anche del Nordafrica, Etiopia, Venezuela.
Trasferitosi, poco dopo il rientro dalla prigionia di guerra, da Firenze a Pavia, al seguito di R. Ciferri, fu da questo spinto a spostare i suoi interessi scientifici verso le piante vascolari.
Fino al 1963 le principali ricerche del G. riguardarono, come egli stesso più volte affermò, i filoni sistematico-floristico e fitogeografico; successivamente se ne aggiunsero altri, con riflessi sociologici e pubblicistici, in campo nazionale e internazionale intorno ai temi della conservazione della natura e dei rapporti tra uomo, biosfera e ambiente. Alle osservazioni su piante vascolari incluse in lavori briologici, si aggiunse una messe di dati sulle Pteridofite d'Italia (Saggio fitogeografico sulle Pteridofite d'Italia, in Flora Italica cryptogama, Firenze 1943, parte 5, Pteridophyta, pp. 455-575), rassegna degli aspetti più significativi della sistematica, dell'ecologia e della distribuzione delle Pteridofite in Italia.
Per le Spermatofite, numerosi lavori furono diretti a dare una più completa conoscenza della flora lombarda e in particolare di quella infestante delle risaie, nonché a raccogliere materiali per ricerche fitogeografiche regionali. Oltre a 600 entità vegetanti sopra i 2000 m di altitudine elencate nella flora della Valle del Braulio accrebbero sensibilmente la conoscenza di quella zona. Tra i lavori a più stretto carattere sistematico, numerosi e di vario argomento, pubblicati in gran parte nelle riviste dell'istituto botanico di Pavia, sono importanti le note sulle specie italiane di Galinsoga (Una nuova avventizia italiana, Galinsoga quadriradiata Ruiz et Pavon ssp. hispida (DC) Thellung, in Archivio botanico, s. 3, VI [1946], pp. 1-8), su Laurus nobilis (Osservazioni sulla variabilità di L. nobilis nel bacino del lago di Garda, ibid., pp. 1-16, in coll. con A. Zaniboli), sulle Artemisie (1° saggio preliminare sulle Artemisie del gruppo "Genepi", ibid., X [1950], pp. 85-99, 150-185, in coll. con S. Pignatti), per le quali, sulla revisione di vari materiali e di raccolte proprie, propose le dimensioni dei tricomi a T come carattere ausiliario per delimitare le specie, erigendo a sezione autonoma il gruppo "Genipì" e configurando un inquadramento che tenesse conto del significato fitogeografico-storico delle diverse entità e forme; con ricerche su Fagopyrum sagittarum (Il grano saraceno…, in Valtellina e Val Chiavenna, 1955, n. 4, pp. 25-35; n. 6, pp. 16-24) e F. tataricum (Il grano siberiano, ibid., 1954, n. 6, pp. 17-22) valorizzò i caratteri carpologici ai fini della delimitazione delle specie coltivate e naturalizzate in Europa, e della storia dell'introduzione di esse nelle coltivazioni dell'Italia alpina; altre note segnalano una stazione relitta di Aphyllantes monspeliensin a Colle San Vito, un areale di Campanula elatinoides, endemica in Lombardia (Saggio di distribuzione, ecologia e variabilità della Campanula elatinoides Moretti, endemismo insubrico, Bergamo 1955, in coll. con N. Arietti - L. Fenaroli) e la presenza di piante termofile intorno alle sorgenti di Bormio; illustrano la ricostruzione della flora e vegetazione delle "lame" e torbiere fra l'Oglio e il Mincio; la genesi dei "cuscinetti" e delle "zolle erbose" nei pascoli calcarei dell'alta Valle di San Giacomo allo Spluga e le cause di degradazione dei pascoli di altitudine (I suoli a "cuscinetti" e a "gradinata" come aspetti particolari della degradazione dei pascoli in Valtellina e Valchiavenna, in Studi sui fenomeni crionivali delle Alpi italiane, Pavia 1955, pp. 139-144).
Rivoltosi poi al progresso delle conoscenze sulla flora italiana il G. iniziò il Nomenclator florae Italicae (Ticini), I [1950], pp. 1-196 e II [1954], pp. 147-362), di cui furono pubblicate le prime due parti. Ideata da R. Ciferri, ma sostanzialmente redatta dal G., quest'opera avrebbe dovuto essere l'aggiornamento nomenclaturale e tassonomico della Nuova flora analitica di Italia di Adriano Fiori, estendendo, ove possibile, il concetto di sottospecie soprattutto nei cicli intraspecifici nei quali risultasse opportuno differenziare taxa aventi significato fitogeografico.
Dal 1952-53 la produzione fitosociologica, biocenologica e cartografica occupò un posto importante nell'attività di ricerca del G., al quale si aggregarono vari studiosi come R. Tomaselli, F. Bertossi, S. Pignatti, C.F. Sacchi, A. Pirola e altri in seguito. Il G. si dedicò anzitutto a studiare metodi e fondamenti teorici della fitosociologia, allora guardata con prevenzione dai fitogeografi italiani. Al riguardo egli sostenne una animata e sofferta polemica con G. Negri, il quale dava una interpretazione individualistica del paesaggio vegetale, secondo cui le teorie fitosociologiche non si conciliavano con il dinamismo della vegetazione. Il G., insieme con C.F. Sacchi, affermava invece un indirizzo tipologico, inteso come una faccia distinta di quello sistematico dei fitogeografi come il Negri.
C'è da dire che tale indirizzo tipologico era affetto da una certa connotazione idealistica, mirante a cogliere la riconoscibilità sul terreno delle associazioni vegetali più che il loro valore intrinseco. Nei primi anni Cinquanta la controversia sulla fitosociologia era agli inizi e si svolgevano dibattiti che risultavano poi nominalistici, come quello sul significato di termini quali fitogeografia e geobotanica, oggi sinonimi, ma allora connotati diversamente dalle distinte correnti di pensiero. Il G. tendeva a dare valore pragmatico ad enti concepiti teoricamente, con la riserva di definirne rigorosamente il significato col progressivo accumularsi di dati e conoscenze sperimentali.
Si deve comunque al G. l'introduzione in Italia delle idee fitosociologiche di J. Braun Blanquet, col quale peraltro egli ebbe soltanto contatti marginali, mentre favorì prolungate permanenze a Montpellier di altri studiosi, come R. Tomaselli e S. Pignatti.
Salito in cattedra nel 1956, il G. concentrò i suoi interessi nei campi della geobotanica pura ed applicata, con orientamento segnatamente fitosociologico (riconoscimento, tipologia, dinamismo delle comunità vegetali) ed ecologico quantitativo; ai fini della conservazione della natura si mosse nell'ambito del cosiddetto integrated survey, inteso, questo, come l'aspetto più specificatamente applicativo della esplorazione geobotanica e come premessa alle realizzazioni cartografico-ecologiche che, iniziate nel 1955 con la carta della Valle dello Stelvio, erano ritenute la documentazione appropriata per fini di difesa del territorio e del suolo e per la valutazione e la conservazione di risorse naturali. Nei periodi in cui diresse gli istituti di Catania, Napoli e Roma, il G. ebbe molti collaboratori, che giunti a importanti posizioni accademiche, divennero protagonisti della ricerca e della valorizzazione del territorio appenninico con la creazione dei parchi dell'Etna, del Pollino e del Gennargentu, il riassetto dei parchi d'Abruzzo, del Circeo e dello Stelvio, e la istituzione di sistemi regionali di parchi e riserve naturali. In questo ambito si colloca la pubblicazione del G. del volume Flora, nella collana "Conosci l'Italia" del Touring Club italiano (Milano 1958), e Italia verde (Bologna 1975).
In campo internazionale, il G. dedicò gli ultimi anni della sua vita al programma "Man and biosphere" dell'Unesco, del quale si occupò intensamente come presidente della commissione italiana creata presso il Consiglio nazionale delle ricerche. Il progetto cui attese in particolare riguardava il sistema ecologico urbano di Roma. Tra i progetti relativi ai grandi temi, furono in Italia oggetto di ricerche specifiche quelli sugli ecosistemi forestali, sulle piccole isole e sulle riserve della biosfera. Durante lo svolgimento del programma il G. compì molti viaggi in diversi continenti, per prestare la sua consulenza a diversi paesi.
In queste attività portò, con la sua formazione e competenza naturalistica e con la sua eccezionale capacità di lavoro, tratti del carattere pervaso da un profondo senso cristiano e severamente tendente ad una concezione idealistico-interiorizzante della vita, del lavoro e della propria attività. Anche la realtà ecologica fu da lui interpretata come espressione di un immenso disegno unitario della natura e rivestita di un significato etico religioso. Era infatti molto interessato alla storia della botanica per la quale aveva raccolto un ricco archivio privato ed aveva redatto un Progetto di aggiornamento dell'opera "La botanica in Italia" di P.A. Saccardo (in Giornale botanico italiano, LXXIII [1966], p. 101) e aveva dato la sua assidua collaborazione al Dizionario biografico degli Italiani (l'elenco della voci redatte dal G. in XXXV, Indice A-C, p. 444).
Molti scritti del G. sono dedicati al ricordo di studiosi delle scienze botaniche. Particolarmente significative sono le annuali "Rassegne" dei lavori italiani di geobotanica, floristica e sistematica, pubblicate dal 1950 al 1955 in Archivio botanico, con vivaci prese di posizione e osservazioni critiche sulla letteratura botanica del tempo.
Il G. fu direttore della Stazione sperimentale delle piante medicinali di Napoli, del Museo di storia naturale di Brescia, segretario generale della Società italiana per il progresso delle scienze, vicepresidente del Parco nazionale del Circeo, membro del Consiglio superiore dell'agricoltura, membro del comitato direttivo, o scientifico, delle riviste Chronica botanica, Annales bryologici, Vegetatio, Annali di botanica, socio di accademie e sodalizi: come l'Accademia nazionale di scienze forestali, la Société de biogéographie, la Bayerische botanische Gesellschaft, Association internationale de phytosociologie, Società dei naturalisti di Napoli, Accademia Pontaniana, Società di scienze, lettere ed arti di Napoli, Associazione italiana di storia della farmacia, Accademia Gioenia di Catania, Accademia di scienze e agricoltura di Udine, Accademia di scienze, agricoltura e lettere di Verona, Società di scienze naturali del Trentino - Alto Adige.
Il G. morì improvvisamente a Roma il 6 genn. 1981.
L'elenco completo delle pubblicazioni, oltre 400 titoli, è alle pagine 18-29 del volume in memoria del G. in Braun-Blanquetia, II (1988), pp. 9-29, edito dall'istituto botanico dell'Università di Camerino; ricordiamo qui due articoli pubblicati postumi: Risorse vegetali e produzione di energia, in Nuova Scienza, XXII (1981), pp. 68-73, e Rome considered as an ecological system, in Nature and resources, XVII (1981), pp. 13-19, e il trattato La vita delle piante, Torino 1982, in coll. con S. Pignatti - E. Hausell.
Fonti e Bibl.: Necr. in Archivio botanico e fitogeografico italiano, LVI (1980-81), pp. 1 s.; Informatore botanico italiano, XIII (1981), pp. 13-31; Agricoltura e ambiente, II (1981), p. 15; Natura e montagna, I (1981), pp. 126 s.; SITE notizie. Boll. della Società italiana di ecologia, III (1982), 3-4, pp. 58-74.