MARIANI, Valerio
– Nacque a Roma da Lucio, archeologo, e da Emma Simonetti il 15 genn. 1899, primo di sei figli (gli altri furono Virginia, Lucilla, Cesare, Emilio e Aurelio). La famiglia paterna si era stabilita a Roma sin dalla fine del Settecento proveniente da Bacugno, centro appenninico tra Marche e Abruzzo. Il padre era figlio del pittore e accademico Cesare. Appena raggiunta la maggiore età il M. fu chiamato alle armi. Compì i suoi studi alla facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Roma con C. De Lollis e A. Venturi laureandosi nell’anno accademico 1922-23 in storia dell’arte con una tesi sulla storia della scenografia del tardo Cinquecento italiano e in particolare sui lavori dei Galli Bibiena. Dal 1917 si dedicò all’attività pittorica con l’intenzione di diventare artista professionista. Dopo un apprendistato privato presso il pittore e decoratore G. Cellini, proseguì i suoi studi alla scuola libera di nudo dell’Accademia di belle arti di Roma.
Nel corso della sua lunga carriera come storico dell’arte il M. non abbandonò mai la pratica del disegno e della pittura, che rimase però un’attività privata.
Seguendo la passione, oltre che storico-teorica, per le arti visive egli strinse amicizia con numerosi artisti della Scuola romana tra cui F. Pirandello, Scipione (G. Bonichi), M. Mafai, R. Guttuso. Dopo la laurea, grazie a una borsa di studio, trascorse un periodo tra Arles e Parigi conducendo ricerche sull’arte gotica e italiana nella Francia meridionale.
Agli anni 1921-26 risalgono le sue prime pubblicazioni nei periodici Rassegna d’arte senese, La Cultura, Roma, dedicate a temi di storia dell’architettura, della scenografia e della pittura italiana tra Cinquecento e Seicento a cui affiancò un’intensa attività di recensore. Scritti che rivelano una innegabile originalità e un saldo approccio storiografico e filologico sulle orme dell’insegnamento del maestro Venturi (un elenco di questi e degli altri contributi del M. sono nella bibliografia compresa negli Studi di storia dell’arte pubblicati in suo onore nel 1972).
Alla morte prematura del padre, nel 1924, per un breve periodo insegnò lettere al collegio Nazareno di Roma prima di divenire, nel 1926, ispettore presso la soprintendenza ai Monumenti d’Abruzzo. Nello stesso anno uscì la sua prima monografia dedicata al palazzo Massimo alle Colonne di Roma. In seguito si trasferì all’Aquila, dove intraprese numerose campagne di studio sul territorio di cui sono testimonianza le pubblicazioni dedicate alla miniatura, alla ceramica e alla scultura abruzzese del Cinquecento edite in monografie e periodici (Vita artistica, La Bibliofilia), tra il 1927 e il 1930, anno in cui fu richiamato a Roma da C. Ricci, presidente del Reale Istituto di archeologia e storia dell’arte, del quale fu nominato segretario. Sul finire degli anni Venti il M. si interessò all’arte del secolo XVII dando inizio a ricerche sul Caravaggio, su G.L. Bernini e, in particolare, su Mattia Preti, compiendo anche viaggi di studio a Malta da cui scaturirono studi pionieristici e numerose pubblicazioni monografiche edite in riviste quali Bollettino d’arte (1927-28 e 1931-32) e L’Arte (1928), oltre al volume Mattia Preti a Malta (Roma 1929) e al saggio Malta (Caravaggio - Mattia Preti) stampato nella rivista Le Arti (1940).
Questa serie di pubblicazioni, che si inserisce nel clima di riscoperta che aveva fatto anni prima R. Longhi dell’arte secentesca nell’Italia meridionale, mostra il M. con un ormai maturo profilo di studioso, in grado di confrontarsi con problemi di tipo artistico da un punto di vista sia storico-documentario sia stilistico.
Nel 1930 coronò le sue lunghe ricerche sulla scenografia pubblicando a Firenze Storia della scenografia italiana, prima ampia panoramica su un argomento fino ad allora poco studiato. Negli anni 1930-38 collaborò attivamente all’Enciclopedia Italiana con la stesura di voci di argomento storico-artistico e teatrale (fra queste, Scenografia per il XXXI volume, Roma 1936, pp. 19-29). Negli stessi anni le riviste Dedalo, Emporium, L’Illustrazione vaticana, La Rinascita accolsero numerosi suoi articoli sull’arte italiana del Cinquecento e Seicento. Nel 1933 il M. iniziò la sua carriera didattica e universitaria come libero docente di storia dell’arte medievale e moderna alla facoltà di magistero di Roma e la proseguì ininterrottamente dal 1948 al 1969 all’Università di Napoli come ordinario di storia dell’arte moderna e contemporanea. Agli impegni accademici venne affiancandosi un’attività didattica e di conferenziere anche presso l’Istituto Suor Orsola Benincasa a Napoli. Dal 1930, e per oltre trent’anni, fu docente alla Fondazione Besso di Roma, svolgendo contemporaneamente un’intensa e brillante attività di conferenziere in Italia e all’estero (Francia, Svizzera, Grecia, Olanda, Inghilterra), soprattutto per conto della Società Dante Alighieri. Regolare, a partire dalla sua istituzione, fu anche la sua attività presso l’Università per stranieri di Perugia per i corsi estivi di alta cultura italiana. Sul finire degli anni Trenta il M. ampliò i suoi già vasti interessi rivolgendosi all’arte medievale e pubblicando a Roma i volumi Giotto (1937) e Gli «assetati» di Arnolfo di Cambio (1939) e la monografia Arnolfo di Cambio (1943).
Lavori che, pur perseguendo una linea critica divulgativa, mostrano un sempre elevato grado di informazione per il lettore, grazie anche all’agevole stile di scrittura di cui era dotato il Mariani.
Al 1930-31 risalgono i suoi primi studi su Michelangelo (affreschi della cappella Paolina e composizioni poetiche), che culminarono con un’edizione delle poesie accompagnate da un saggio critico, vivamente apprezzato da B. Croce, e della monografia Michelangelo (Torino 1942), di larga diffusione e successo.
Nel 1944 sposò Maria Gigliola Rosso, poetessa e scrittrice di fiabe per bambini, dalla quale ebbe due figli, Andrea e Luca. Dal 1949 al 1956 il M. ebbe un’intensa attività come critico e pubblicista, sin dal primo numero, sulla rivista settimanale Idea, occupandosi di recensioni di mostre in Italia e all’estero e dedicandosi ai più vari argomenti di storia dell’arte con uno stile acuto e personale.
Negli stessi anni, a fianco della sua attività di docenza, numerose furono anche le collaborazioni con altre riviste e quotidiani: La Fiera letteraria, L’Italia che scrive, Il Giornale d’Italia.
Altra importante attività del M., sul piano della divulgazione storico-artistica, fu la sua collaborazione, sin dal 1940, con l’Istituto Luce per la realizzazione di numerosi cortometraggi documentari dedicati alle arti figurative, lavori che ricalcano i suoi interessi negli studi.
Michelangelo da Caravaggio (1941: regia di R. Saitto); Sinfonia piranesiana (1941: regia di E. Cancellieri); L’architettura barocca a Roma e Bernini (1942-43: regia di M. Costa); Sansovino e Venezia (1954: regia di A. Dell’Anno).
Nel 1950 partecipò attivamente al congresso internazionale tenutosi a Firenze, in palazzo Strozzi, su «Il cinema e le arti figurative», organizzato da C.L. Ragghianti, con L. Chiarini, M. Verdone e L. Venturi, pubblicando un saggio sulla teoria del documentario sull’arte dal titolo Cinema e arti figurative (Bianco e Nero).
Nel corso della sua attività professionale il M. ricoprì numerose e importanti cariche istituzionali, oltre a quella di segretario dell’Istituto nazionale di storia dell’arte di Roma: fu membro ordinario dell’Istituto di studi romani dal 1961, presidente di sezione al Consiglio superiore per le antichità e le belle arti, membro della giunta d’arte del Poligrafico dello Stato, accademico di S. Luca. Fu anche critico d’arte moderna della RAI per la trasmissione settimanale Bello e brutto, attività che svolse per oltre un ventennio a partire dal 1956.
Dagli anni Quaranta agli anni Settanta ampio fu il suo impegno come critico d’arte contemporanea, curatore di cataloghi e mostre tra Roma, Firenze e Milano tra cui vanno ricordate quelle su G. De Marchis, L. Finocchiaro, E. Assenza, U. Maganzini, G. Consolazione, W. Lazzaro, P. Angelici, O. Amato, V. Cerqua, E. Felici, A. Belli, P. Cerreti, O. Rangoni Machiavelli, A. Lande.
Da non trascurare è inoltre la sua attività di collezionista di pittura antica e contemporanea. Nell’instancabile attività scientifica e divulgativa del M. va annoverata anche la preziosa edizione del volume L’arte in Roma, con un apparato fotografico originale di Leonard von Matt (Genova 1953), che ebbe largo successo.
Numerosi furono i suoi contributi anche durante gli anni Sessanta e Settanta agli studi rinascimentali.
Basti ricordare i volumi Incontri con Roma nel Rinascimento: L.B. Alberti, Donatello, A. Mantegna, Raffaello (Roma 1960); Michelangelo pittore (ibid. 1964); o, ancora, sull’arte medievale, Giotto e l’architettura (ibid. 1967); Arnolfo e il gotico italiano (Napoli 1969); Simone Martini e il suo tempo (ibid. 1971); o sul barocco, Gian Lorenzo Bernini (Roma 1974); o sulle testimonianze artistiche del Vaticano, Collezione vaticana d’arte religiosa moderna (Milano 1974), in collaborazione con M. Fallani. Monografie la cui caratteristica principale è di saper unire una salda e approfondita conoscenza a un’abile capacità di divulgazione culturale che suscitava l’apprezzamento da parte di colleghi e amici, in particolare Longhi, P. Toesca, G. Fiocco.
Del 1964 fu il forte sostegno pubblico del M. alla realizzazione delle porte del duomo di Orvieto a opera di E. Greco, al quale il M. era legato da una lunga amicizia; la sua posizione suscitò un’aspra polemica con lo storico dell’arte M. Salmi.
Duraturi furono i suoi rapporti con numerosi altri artisti tra cui F. De Pisis, O. Rosai, A. Soffici, A. Raphael, D. Cambellotti, G. De Chirico, G. Omiccioli, E. Fantuzzi, G. Mazzullo. Sempre attivo nella vita culturale italiana, fu legato anche a scrittori quali Trilussa, F. Jovine, E. Cecchi, G. Papini, P. Bargellini, facendo parte, fra l’altro, anche del gruppo del premio Strega attorno a M. Bellonci, e dei romanisti Ceccariuse, M. Dell’Arco.
Negli anni seguenti al suo pensionamento come docente universitario, nel 1969, il M. continuò a svolgere un’intensa attività come studioso, critico d’arte militante e conferenziere fino al sopraggiungere di una malattia che lo costrinse a lunghi periodi di lontananza dagli studi e gli impedì di portare a termine un’importante ricerca su cui si stava da tempo concentrando: l’analisi della funzione artistica degli studi di anatomia in Leonardo e Michelangelo.
Il M. morì a Roma il 31 dic. 1982.
Fonti e Bibl.: Necr.: A. D’Ambrosio, V. M., in Strenna dei romanisti, XLV (1984), pp. 566 s.; V. Martinelli, V. M., in Studi romani, XXXII (1984), p. 68. Si vedano inoltre: Panorama biografico degli Italiani d’oggi, a cura di G. Vaccaio, II, Roma 1956, p. 948; Studi di storia dell’arte in onore di V. M., Napoli 1972 (con bibl. completa degli scritti); F. Zeri, Riuscì a rendermi simpatico quell’«insopportabile» di Michelangelo, in Il Tempo, 31 dic. 1983, p. 3; F. Bellonzi, Scoprì il mondo sconosciuto dell’architettura di Piranesi, ibid.; E. Greco, Sigarette di contrabbando dentro il «capolavoro», ibid.; G.C. Sciolla, La critica d’arte del Novecento, Torino 1995, ad ind.; Enc. biografica e bibliografica «Italiana», S. Lodovici, Storici, teorici e critici delle arti figurative (1800-1940), pp. 223 s.