Zurlini, Valerio
Regista e sceneggiatore cinematografico, nato a Bologna il 19 marzo 1926 e morto a Verona il 26 ottobre 1982. Autore di un cinema 'silenzioso', attento alla psicologia dei personaggi e rispettoso nei confronti della Storia, Z. è uno dei registi più importanti e meno noti della sua generazione. Le sue opere risultano intrecciate con quelle degli scrittori del periodo, dalle quali spesso sono tratte e cui sono intimamente legate nello spirito. Il suo stile sobrio e il respiro narrativo intenso apparvero subito in sintonia con la sensibilità artistica di alcuni dei migliori interpreti dell'epoca. Dopo aver ottenuto, insieme a Leo Benvenuti, Piero De Bernardi e Alberto Lattuada, un Nastro d'argento per la sceneggiatura di Guendalina (1957) di Lattuada, Z. ricevette ex aequo il Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia per Cronaca familiare (1962). A coronare la sua carriera giunsero successivamente il David di Donatello e il Nastro d'argento per la regia di Il deserto dei Tartari (1976).
Trasferitosi a Roma per studiare giurisprudenza, Z. si cimentò inizialmente nel teatro, allestendo alcune rappresentazioni che vennero portate in scena al Teatro universitario. Dopo essersi laureato, verso la fine degli anni Quaranta si avvicinò al cinema come documentarista, realizzando tra il 1948 e il 1954 una quindicina di cortometraggi. In essi diede prova di una spiccata sensibilità artistica e allo stesso tempo di un indubbio talento nel ritrarre realtà particolari, di solito legate alla Roma popolare e periferica come nel caso degli aspiranti Pugilatori (1951) o del variopinto universo delle comparse di Cinecittà protagoniste di Il mercato delle facce (1952). Fu solo due anni più tardi che esordì nella regia di un lungometraggio, realizzando il riuscito Le ragazze di San Frediano, tratto dall'omonimo romanzo di V. Pratolini. Opera dai toni lievi, mostrò subito la maestria di Z. nel lavoro sugli attori e l'abilità nel saper restituire la vivace atmosfera del testo letterario d'origine. Il tocco di quello che poi sarebbe diventato lo stile del regista affiora anche in un'opera da lui solo scritta, Guendalina, divertente commedia dai risvolti romantici interpretata con brio da Jacqueline Sassard. Il successo giunse però con la sua opera seconda, Estate violenta (1959), storia della passione tra una donna matura e un ragazzo, ambientata nel periodo che va dal 25 luglio all'8 settembre 1943. Sorta di manifesto della poetica del regista bolognese, il film, pur affrontando un momento storico molto delicato, lascia la Storia sullo sfondo concentrandosi sul cuore emotivo della vicenda. Sostenuto dall'interpretazione 'silenziosa' di Eleonora Rossi Drago e Jean-Louis Trintignant, Z. riuscì a costruire una storia d'amore di rara intensità, fatta di sguardi, emozioni e atmosfere sospese. Tematiche che ritornano in La ragazza con la valigia (1961), nuova storia d'amore impossibile tra un ragazzo di buona famiglia e una ballerina. L'occhio da documentarista di Z. segue in questo caso continuamente le reazioni dei due protagonisti a confronto con ambienti a loro estranei oppure ostili. L'affiatamento dei due interpreti principali, una tormentata Claudia Cardinale e l'introverso Jacques Perrin, contribuì non poco alla fortuna del film. Fu però con Cronaca familiare, tratto anch'esso da un romanzo di Pratolini, che Z. raggiunse livelli di grande maturità. Racconto del sofferto rapporto tra due fratelli cresciuti in due famiglie diverse e segnati dal ricordo della scomparsa della madre, morta durante il parto del secondogenito, Cronaca familiare è un'opera dolorosa quanto intensa e sincera, raccontata attraverso gli sguardi, le parole ma anche i silenzi dei due straordinari interpreti, Marcello Mastroianni e Jacques Perrin, la superba fotografia virata in rosso di Giuseppe Rotunno e le evocative musiche di Goffredo Petrassi.
Il successivo Le soldatesse (1965), tratto da un romanzo di U. Pirro, storia del viaggio in Grecia di un gruppo di prostitute destinate ai soldati italiani, si trasforma ben presto nel racconto delle personalità delle varie protagoniste, interpretate da attrici molto diverse tra di loro come Anna Karina, Marie Lafôret, Valeria Moriconi e Lea Massari. Meno riuscito fu Seduto alla sua destra (1968), opera di matrice terzomondista e dai risvolti cristologici, ispirata vagamente alle vicende di Patrice Lumumba, che ripercorre le traversie del capo di un movimento di liberazione di uno Stato africano. Più vicino alla sensibilità del regista fu il successivo La prima notte di quiete (1972), ritratto della disillusione esistenziale di un insegnante, stretto tra una vena romantica e una inarrestabile spinta verso l'autodistruzione, alla cui riuscita molto deve la partecipata interpretazione di Alain Delon nel tormentato ruolo del protagonista. Fu di nuovo un'altra opera letteraria a ispirare l'ultima opera del regista, Il deserto dei Tartari, il suo testamento artistico e spirituale, tratto dall'omonimo romanzo di D. Buzzati. Ambientato nella magiche atmosfere dell'antica città di Bam, il film parte dalla storia della prima missione del giovane tenente Drogo, inviato in una fortezza in una zona desertica, per poi risolversi in una summa del cinema del regista. La storia rimane infatti sullo sfondo per lasciare spazio alla descrizione delle sfumature psicologiche dei personaggi, raccontati anche attraverso le suggestioni dei luoghi, resi da soluzioni di grande respiro visivo. Giunto a cinquant'anni all'apice della carriera, Z. decise quindi di dedicarsi alla didattica, insegnando regia al Centro sperimentale di cinematografia sino alla prematura scomparsa.
Valerio Zurlini, a cura di C. Biarese, Venezia 1984.
Valerio Zurlini, a cura di S. Toffetti, Torino 1993.
La prima notte di quiete di Valerio Zurlini: un viaggio ai limiti del giorno, a cura di L. Miccichè, Torino 2000.
G. Minotti, Valerio Zurlini, Milano 2001.