VALIGERIA
La valigia (fr. valise; sp. valija; ted. Reisetasche, Felleisen; ingl. travelling bag), intesa genericamente per indicare il collo a mano o la borsa da viaggio di qualsiasi foggia, è di antichissima data, anzi si può dire che non ha epoca, poiché assai prima del κώρυκος greco per il corredo degli atleti e per gli oggetti di vestiario, della pera, del saccus scortens e della bulga, forse di origine gallica (da cui la parola italiana "bolgia"), il sacco, la borsa, la cassetta e l'involto tenuto da corde o da cinghie, accompagnarono il viaggiatore di ogni tempo e luogo; ma, nella sua forma caratteristica, adatta ai mezzi di trasporto moderni, essa non compare che in epoca assai recente. E infatti se già nel sec. XVI la parola valigia ricorre (fanno menzione, per es., della valise il Regnard e il Le Sage), le stampe dell'epoca, come le inglesi del Hogarth e le olandesi riproducenti scene di viaggi ci fanno comprendere che l'uso comune per trasportare oggetti personali in viaggio dovette essere rappresentato da colli in forma di cassetta di legno, sul genere di quelle ancora oggi adottate dalle forze armate, e dal plaid, la coperta che involge, tenuta insieme da cinghie. Ancora sul principio dell'Ottocento i dizionarî italiani definivano la valigia "specie di sacco di cuoio, sovente a foggia di rotolo, chiuso per lo più a lucchetto, in cui si ripongono robe da portare in viaggio": siamo, dunque, ancora lontani dalla valigia moderna.
Di speciale importanza fu, all'epoca delle diligenze, la "valigia" postale, cioè il mezzo di trasporto della corrispondenza, dei plichi e dei pacchi. Fu perciò chiamato Valigia delle Indie (Overland mail, Indian mail; valise o malle des Indes) il primo collegamento diretto fra la Gran Bretagna e le Indie, che risale al 1835 e che subì, con lo sviluppo dei mezzi di comunicazione e con l'apertura del Canale di Suez, varie modifiche. Prima della guerra mondiale, il collegamento settimanale Londra-Bombay-Calcutta a mezzo della Valigia delle Indie era effettuato con treno espresso fra Calais e Brindisi dove proseguiva per coincidenza di piroscafo; interrotta durante il periodo della guerra mondiale, la Valigia delle Indie riprese il suo servizio nel 1919 seguendo la linea Londra-Dover-Calais-Parigi-Tolone (o Marsiglia).
La ferrovia fu senza alcun dubbio il fattore principale dello sviluppo degli articoli di valigeria, in quanto che l'estendersi delle reti ferroviarie, facilitando enormemente i viaggi e diffondendone il gusto, creò il grande movimento turistico e la massa dei viaggiatori d'affari, rendendo quindi sempre più opportuno un mezzo maneggevole e, nello stesso tempo, di una certa capacità, atto a contenere gli oggetti d'immediata necessità personale. Le comodità dei trasporti, le accresciute esigenze della vita contemporanea hanno, in seguito, concorso a rendere la valigeria sempre più pratica ed esteticamente curata, rappresentando la valigia il grado di raffinatezza e il senso pratico del viaggiatore.
La valigia prese così il sopravvento sul baule, tendendo i passeggeri, specialmente presso i popoli anglosassoni e germanici, a portare direttamente con sé tutto o quasi il necessario. Ne conseguì, da una parte, lo sviluppo, nelle stazioni ferroviarie, dei servizî di facchinaggio e di deposito e, dall'altra, la disciplina, nei regolamenti ferroviarî dei varî paesi, circa il numero, le dimensioni e il peso delle valige: i limiti di tolleranza variano sensibilmente.
Così, per es., dai 25 kg. per persona ammessi in Germania, si scende ai 10 kg. delle ferrovie svizzere. In Italia, il limite è di kg. 20 per persona; ma per i viaggiatori provenienti dall'estero vi è una certa tolleranza, anche per lo spazio occupato.
Di particolari privilegi gode la cosiddetta "valigia diplomatica" che contiene la corrispondenza e i documenti degli agenti e corrieri diplomatici: per convenzione internazionale presso tutti i paesi civili la valigia diplomatica non può essere assoggettata alle visite doganali e ai controlli ai quali possono essere sottoposti i bagagli dei viaggiatori comuni.
Rigida o a soffietto, la valigia è, in sostanza, un baule di assai ridotte dimensioni, maneggevole, anzi sempre trasportabile a mano, munito di maniglia semplice o doppia; ma tale da poter servire a una mano unica. È apribile in due simmetriche metà (come si usava comunemente nel tipo di valigia a borsa, in passato predominante, ora generalmente in disuso) oppure, se piatta e parallelepipeda, è munita di un coperchio alzabile, ma non staccato, come quello di una cassetta.
Secondo l'uso a cui le valige sono destinate, esse variano nella forma, nelle dimensioni, nei requisiti di robustezza e di eleganza. Le forme più comuni sono quelle rettangolari, per oggetti di vestiario in genere; le cappelliere sono cilindriche.
Oltre alla valigia per corredo completo (che recentemente si è perfezionata al punto da poter sostituire anche il più moderno "baule armadio") e alla cappelliera, esistono varî tipi di valige speciali: per contenere necessarî per toletta, campionarî d'ogni genere, oggetti e attrezzi sportivi, apparecchi scientifici o di uso comune (grammofoni, macchine da scrivere portatili); a questi articoli si possono aggiungere i portaombrelli, i portabastoni, ecc. Le dimensioni sono pure assai variabili: da lunghezze che toccano il metro e altezze fisse o regolabili con applicazione di tasche a soffietto esterne, che possono raggiungere i 50 cm., si scende alle dimensioni ridottissime di valigette per toletta e degli articoli di valigeria minuta che spesso si mettono in valige più grandi (per es., astucci di vario genere, porta colletti, ecc.).
Internamente la valigia può essere rivestita di tessuti varî (per es., grosse tele, oppure cretonnes), senza scompartimenti o con un piccolo telaio che poggia a metà, e con tasche applicate lungo le pareti o sul rovescio del coperchio, oppure, se la valigia è divisa in due scomparti uguali, con tasche e astucci di cuoio o di stoffa nelle due parti. Ai bordi interni sono, per le valige più grosse, generalmente applicate cinghie di cuoio o di stoffa per ridurre il volume del contenuto e facilitare la chiusura. Per le borse da viaggio da signora è attualmente in uso la chiusura scorrevole automatica con nastro dentato.
Le valige si fabbricano con cuoio e suoi surrogati, grossi tessuti, fibra vulcanizzata, tele cerate, cartoni rivestiti, vimini e paglia. Le valige di vimini e di paglia intrecciata sono però quasi completamente in disuso per la poca impermeabilità, resistenza e durata che le rendono inadatte a lunghi viaggi, e perché di poca praticità ed eleganza. Abbastanza in uso la valigia rivestita di tela cerata, con rinforzi di cuoio; di moda recente italiana è la valigia di canapa, con pelle di rinforzo, rappresentante una delle tante applicazioni del filato di canapa, al quale si vuol dare incremento, in Italia, ai fini della valorizzazione dei prodotti agricoli nazionali. Ma la valigia tipica rimane sempre quella di cuoio, per l'articolo di buona qualità, mentre per l'articolo andante e popolare si è imposta la fibra vulcanizzata.
Per le valige di cuoio naturale, colorato o stampato in grane diverse, si adoperano prevalentemente i cuoi ricavati da pelli bovine. Per le valige più comuni è usata la pelle di vacca (mentre quella di bue, più grossa e più resistente, serve solo ad alcune parti ed è usata nelle cinghie); per le valige di lusso è usata la pelle di scottoni (bovini assai giovani). Si utilizzano pure nella fabbricazione di valige pelli ovine e di capra conciate al tannino. Attualmente, per ragioni di economia, è usato il cuoio verniciato che, essendo ricavato da pelli bovine di seconda scelta, non ha più il "fiore" (cioè la parte superiore) perfetto e viene quindi verniciato all'anilina o all'acqua, in modo da renderne la superficie uniforme. Nell'uso però, questo cu0io si deteriora facilmente.
Le piccole borse da viaggio per sighora, le valigette per toletta o per oggetti preziosi e le valigerie di gran lusso in genere, sono pure fabbricate con pelli pregiate ed esotiche.
La lavorazione era fatta completamente a mano fino a tempi assai rerenti ed è sempre a mano tutta la lavorazione dell'articolo di lusso. Macchine cucitrici sono state installate negli stabilimenti meglio attrezzati, ma per l'articolo corrente: in questo caso il lavoro manuale si riduce alla sola preparazione e rifinitura. La cucitura a mano è però sempre lai più solida e la più duratura.
Il consumo della valigeria di cuoio è sensibilmente diminuito per la ftotissima concorrenza fatta dalla fibra vulcanizzata, che si ottiene con fibre vegetali, carta, pasta di carta e di legno trattate con cloruro di zinco. Per le valige, si usa il tipo di fibra elastico simile, sotto certi aspetti, al cuoio, del quale rappresenta un surrogato assai economico. Le valige di fibra sono, nella forma, completamente affini a quelle fatte con pelle, ma sono, naturalmente, inferiori, per eleganza e durata, a quelle di cuoio.
Largo impiego ha il cartone nella valigeria ordinaria ed è pure diffusa l'imitazione di cuoio detta "cuoio rigenerato".
I principali centri di produzione di articoli di valigeria sono, in Italia, Milano e Varese. L'importazione in Italia è ridotta a quantità trascurabili poiché l'industria italiana si è perfezionata e riesce a soddisfare il fabbisogno nazionale non solo dal punto di vista della quantità ma anche della qualità e del gusto. Dei paesi esteri conviene ricordare il grande centro di fabbricazione di articoli da viaggio, in generale, e di valigeria in specie, che è Offenbach s. M. in Germania; importantissime pure le fabbriche di Londra e di Walsall. Anche l'Austria si è specializzata nella fabbricazione degli articoli di valigeria, particolarmente per le valige con necessarî da toletta: Vienna ne è il centro principale.
Naturalmente la fabbricazione delle valigerie di cuoio è distinta da quella dei surrogati: per la fibra vulcanizzata, l'industria sviluppatasi grandemente all'estero prima della guerra mondiale, specie in Germania e in Inghilterra, ha preso nel dopoguerra molto piede anche in Italia, bastando al fabbisogno interno.