Vedi VALLE DEI RE dell'anno: 1966 - 1997
VALLE DEI RE
La necessità di salvaguardare la sicurezza della tomba porta i faraoni dell'inizio del Nuovo Regno a dividere con molta più nettezza di quanta non si fosse usato fino ad allora i due elementi del complesso funerario: la cappella per la celebrazione del rituale del culto funerario - che diviene un tempio indipendente (v. qurnah) - e la tomba vera e propria, ridotta a un ipogeo scavato altrove, e il cui ingresso e la cui ubicazione sono il più possibile celati. Tali tombe in caverna differiscono in questo dagli esempi noti nel Medio Regno (v. benī hasan; bershah; assuan, ecc.); quelle comprendevano infatti una sala di culto, accessibile ai sopravvissuti, ed erano perciò provviste di una facciata architettonica che si apriva sul pendio della montagna.
A Amenophis I si deve l'idea di collocare l'ipogeo funerario in uno uadi a occidente di Tebe, defilato rispetto alla valle del Nilo e protetto da catene di monti tutt'intorno. Dopo di lui la pratica continuò e, se Strabone narra che ai suoi tempi si potevano visitare quaranta siringhe (come egli le chiama) in realtà il numero è maggiore, e le tombe assommano a 58. La tomba di Thutmosis I, la più antica, consta di un corridoio a ripida discesa che si innesta ad angolo su un vestibolo quadrangolare da cui si passa nella vera e propria camera del sarcofago, a forma di cartiglio (e cioè ad angoli arrotondati). Questa sistemazione degli elementi (corridoio d'accesso, vestibolo, camera del sarcofago) resta normale per la XVIII dinastia, anche se in alcuni casi i rapporti nelle dimensioni naturalmente mutano, e se possono presentarsi degli sviluppi di camerette laterali con funzione di ripostiglio. Per protezione contro eventuali ladri, il cammino suole, di tanto in tanto, essere interrotto da pozzi abbastanza larghi e profondi da rappresentare un effettivo ostacolo. Con la XIX dinastia la disposizione generale si modifica: il corridoio d'accesso in genere si sviluppa assai di più, e la distribuzione a gomito è abbandonata; l'accesso e le stanze sono in genere distribuite secondo un unico asse e si sprofondano nella roccia con una regolarità di pianta ignota all'epoca precedente. Istruttivo in questo senso l'ipogeo di Meneptah, dove solo una camera esce dall'asse principale. Tanto i corridoi che le varie camere erano in origine destinate ad accogliere la suppellettile funeraria che vi era ammucchiata, e che solo nel caso della tomba di Tutankhamon è stata ritrovata in situ. Le pareti a disposizione eran decorate con iscrizioni e figurazioni esclusivamente di carattere religioso, in contrasto con l'uso delle tombe civili che fanno ampia parte a figurazioni di vita quotidiana e di argomento profano. La povertà dei temi rende in più di un caso di minore interesse le figurazioni, che però in genere riflettono il migliore stile aulico del tempo: i rilievi della tomba di Sethos I, per esempio, rivaleggiano con quelli dei templi contemporanei, le pitture della tomba di Tutankhamon serbano ancora traccia della vivacità amarniana.
Bibl.: B. Porter Ross, Topographical Bibliography of Ancient Eg., Hierogl. Texts, Reliefs and Paintings, I, The Theban Necropolis, II, Royal Tombs and Smaller Cemeteries2, Oxford 1964, pp. 495-590.