ANSANTO, Valle di (v. vol. VI, p. 739, s.v. Rocca San Felice)
Località dell'alta Irpinia, nei pressi del piccolo centro di Rocca San Felice (Avellino), celebrata fin dall'antichità per le sue caratteristiche geofisiche legate alla presenza di un laghetto ribollente di sorgenti solforose (Lacus Amsancti), formatosi in un cratere semispento, e di alcune cavità da cui si sprigionano continue esalazioni gassose. Ripetutamente menzionata da numerose fonti classiche e sede di un importante culto della dea Mephitis (Plin., Nat. hist.,II, 95, 208; Claud. Don., Aen., vii, 565, 11-12) connesso alla cultura delle genti sabelliche, è stata oggetto di sistematiche esplorazioni, condotte in contrada Valli, sul pendio NO della collina di S. Felicita che fronteggia il lago, rivolte all'individuazione dell'area sacra, la cui esistenza era indicata unicamente dal ricco deposito votivo, databile fra la fine del VI e il III sec. a.C., recuperato nell'alveo di un piccolo torrente che scorre ai piedi della collina e che lambisce la zona occupata dai soffioni. Gli edifici riportati alla luce si riferiscono a diverse fasi, succedutesi in epoca romana fra la tarda età repubblicana e il primo periodo imperiale, allorché, con l'inizio dell'età flavia, si assiste a un improvviso esaurirsi di ogni forma di frequentazione che riprenderà molto più tardi, nel corso del IV sec. d.C.
Alla fase più antica, risalente alla prima metà circa del I sec. a.C., appartiene l'intervento edilizio più consistente, realizzato attraverso la costruzione, con tecnica a secco, di un'imponente opera di terrazzamento, costituita da un grosso muro lungo c.a 23 m e da tre rampanti di rincalzo verso valle, al cui interno corrisponde la sistemazione di un corridoio pavimentato con grosse tegole rettangolari rovesciate. Completa questo primo programma edilizio la realizzazione, a O dei muri di terrazzamento, di una grande struttura porticata in opus caementicium, lunga m 16, 40, con plinti quadrangolari in pietra, sorreggenti frammenti di colonnine in laterizio.
La seconda fase, invece, databile intorno alla prima metà del I sec. d.C., non sembra, al momento, avere alterato l'impianto complessivo delle strutture di età repubblicana, limitandosi a un rinforzo del terrazzamento attraverso l'elevazione di un secondo muro in opus latericium, affiancato al precedente, in modo da ottenere una cortina di dimensioni raddoppiate; un ampliamento fu realizzato con la costruzione di un terzo muro parallelo in opus incertum e con la sistemazione di due nuove superfici pavimentate, sovrapposte a quella originaria. Alle spalle del muro più interno è venuta alla luce una piccola eschàra rettangolare, la cui utilizzazione sembra poter risalire almeno al III sec. a.C.
Una radicale trasformazione fu portata a compimento nel corso di una terza fase, databile nell'ambito del IV sec. d.C., allorché si volle obliterare parte del camminamento pavimentato inserendovi, al centro, un vano rettangolare (ambiente A), con ingresso aperto a SO e un nuovo piano pavimentato, la cui destinazione non risulta, al momento, ancora chiara. Nelle immediate vicinanze, inoltre, venne anche inserita una torre circolare, di cui rimane uno spezzone di c.a 3 m di diametro, con funzione, probabilmente, di punto avanzato di osservazione, proteso verso valle, in rapporto a nuove esigenze, forse di ordine difensivo. A questa ultima fase corrisponde, infine, una fossa di scarico di materiali, ricoperta da grosse tegole, ricavata in prossimità di un vasto banco roccioso che si estende alle spalle dell'estremità orientale del complesso di terrazzamento. Il recupero, al suo interno, di interessanti oggetti votivi (offerenti femminili e una applique antropomorfa) risalenti al III sec. a.C., di ceramica a vernice nera della media e tarda età ellenistica mista a ceramica romana, fra cui frammenti di sigillata chiara D, e a una moneta bronzea di Valentiniano I, dimostra, a fianco dei nuovi interventi edilizi, lo stretto legame esistente, ancora nella tarda età imperiale, con antiche sacralità, volutamente rispettate e conservate.
Non è per ora possibile avanzare definitive proposte di lettura dei diversi edifici riportati alla luce, soprattutto in relazione a quale sviluppo potesse avere complessivamente il santuario. Si tratta, comunque, quasi certamente di strutture periferiche rispetto al nucleo centrale dell'area sacra, la cui ubicazione appare, per ora, ipotizzabile, sulla base di considerazioni di ordine topografico e geofisico, in un piccolo pianoro posto a oriente della zona esplorata.
Bibl.: A. Bottini, I. Rainini, S. Isnenghi Colazzo, Valle d'Ansanto. Rocca S. Felice (Avellino). Il deposito votivo del santuario di Mefite, in NSc, 1976, pp. 359-524; I· Rainini, Una «applique» antropomorfa dal santuario di Mefite d'Ansanto, in AnnAStorAnt, II, 1980, pp. 113-122; M. Andreussi, in Enciclopedia Virgiliana, I, Roma 1984, s.v. Amsancti valles·, I. Rainini, Il Santuario di Mefite in Valle d'Ansanto, Roma 1985; id., Terrecotte votive della Collezione Zigarelli nel Museo Provinciale di Avellino, in AnnPerugia, XXIV, 1, 1986-87, pp. 187-229.