MESOLCINA, Valle (.a. T., 20-21)
Fa parte del bacino idrografico del Ticino e appartiene al territorio del Cantone dei Grigioni (Svizzera). Il suo nome deriva dal fiume che la percorre, la Moesa, nome che, a sua volta, si farebbe da taluno risalire a una base Modoetia. Diretta da nord a sud, la Mesolcina comunica alla sua testata con la valle del Reno Posteriore, per mezzo della depressione costituente il Passo di S. Bernardino (m. 2003), compreso fra il massiccio dell'Adula a occidente, e il Pizzo Tambò, a oriente. Due alte catene chiudono la Valle Mesolcina limitandola a occidente dalla vicina Valle Calanca, terminante alla sua volta nella stessa Mesolcina, e a oriente dalla Valle del Liro. La catena orientale, che con la sua cresta spartiacque segna il confine tra la Svizzera e l'Italia e che continua con le sue propagginì fino a formare i monti del Luganese, prende il nome di Catena Mesolcina. Un'importante strada risale la valle, mettendo in comunicazione la valle del Ticino con la valle del Reno Posteriore; una ferrovia la risale sino a Mesocco (da cui la valle, che ha 1163 ab.. ha nome), in uno dei quattro pianori che interrompono la continuità nella pendenza del fondo valle. Altro centro notevole è Roveredo (1358 ab.).
Nella parte più bassa i pendii presso il fondo valle si adattano a varie colture, specie a quelle del gelso e della vite; più in alto si estende la zona boschiva, la quale sino a 900 metri è carattetizzata dai castagni, dai 900 ai 1500 dai faggi e dalle querce, dai 1500 ai 2000 dai larici e dagli abeti. Segue la zona dei pascoli, con elevate creste rocciose, fra cui si annida qualche piccola vedretta. Oltre Mesocco la valle assume aspetto del tutto alpino con verdi praterie cosparse di casette di legno. La popolazione parla un dialetto italiano e ha costumi prettamente italiani.
Storia. - Antichissime sono le tracce di vita nella Mesolcina, poiché popolazione nomade si ritrova già nell'età eneolitica (ascia di Lostallo); ma più sicuri dati si hanno per l'ultima età del ferro, poiché gli scavi di Castaneda hanno rivelato nuclei di popolazione stabile di una certa importanza, dovuta certo al fatto che già da quel tempo la valle fu percorsa da una strada commerciale di grande comunicazione, come provano le ambre del Mar Baltico nelle tombe di Mesocco, Audergua e i vasi etrusco-corinzî. Le iscrizioni del tempo, in caratteri etruschi-settentrionali, s'avvicinano al dialetto luganese e sondriese, ma la Mesolcina non può essere considerata terra retica. Ben presto alle popolazioni originarie si sovrappone la dominazioine barbarica, e la via del Mons Avium (S. Bernardino) diviene una delle arterie di grande comunicazione fra la Pianura Padana e l'altipiano retico. Ma anche via d'invasione, ché probabilmente di qui passarono gli Alamanni sconfitti presso Bellinzona, ai Campi Canini (360), e due secoli dopo le schiere dei Franchi di Olone (590). È dubbio se i Longobardi abbiano occupato, con le altre valli alpine, anche la Mesolcina, tanto più che da tempo remoto, forse dal sec. VII, la valle dipese dal vescovo di Coira, e nella tradizione ecclesiastica si riscontrano numerosi ricordi dell'influenza martirologica franca. È molto probabile che la Mesolcina sia appartenuta anche politicamente al vescovo-conte di Coira, e che da una trasformazione del viscontato sia derivata la signoria dei Sax (Sacco), già proprietari fondiarî nella Rezia sangallense nel sec. IX, e divenuti forse per tale via visconti in Mesolcina. Come feudatarî non sono i Sacco della linea primogenita che compaiono sullo scorcio del sec. XII, ma quelli del ramo Sax. De Turre, avogadri dei conti di Lenzburg in Val Blenio e Leventina (v. alpi, II, p. 644 segg.; blenio): il capostipite ne è Alberto de Turre de Sacco, marito dell'erede al nome dei Sax, e fedele vassallo del Barbarossa, e fratello del vescovo di Coira, Rainero. Il figlio Enrico, fratello di Ulrico, abate di San Gallo, fu il fondatore della potenza della casa, ai tempi di Federico II, ché a lui l'imperatrice confermò non soltanto il possesso della Mesolcina e della valle superiore del Reno, ma pure quella di Blenio e l'avogadria del monastero di Disentis con l'Ursera, ponendo per tal modo sotto il diretto controllo dell'impero i valichi del S. Bernardino, Lucomagno e Gottardo. Tale formazione territoriale non poteva non indurre i Sacco a mire più ampie, verso Bellinzona e lo sbocco alla pianura, ma poneva pure di fronte i signori di Valle Mesolcina contro il partito guelfo: per ciò ben presto Enrico di Sacco abbandona l'imperatore, e nel 1242, a capo dei guelfi, in unione con Enrico d'Orello di Locarno, occupa Bellinzona, apponfittando della guerra fra Como e Milano: Bellinzona, per altro, nel 1249, tornava alla dipendenza di Como. Con la morte di Enrico, la famiglia dei Sacco declina, a causa della divisione dei varî ramì e per il secolo XIV scarsa è l'attività politica di questa famiglia: solo nel 1402, approfittando del periodo di crisi del ducato milanese in seguito alla morte di Gian Galeazzo Visconti, Alberto III di Sacco, che già s'era imposto come uno dei fondatori della Lega grigia (1395), ritenta il colpo su Bellinzona, su Val di Blenio e su Dongo: l'opera, dopo il suo assassinio (1406), è in parte continuata dai fratelli e dal nipote, creati conti da Sigismondo, i quali, però, fra il 1417 e il 1419, debbono cedere di fronte ai confederati (specie Uri e Obwald), e poi a Filippo Maria Visconti, dopo Arbedo (1422): finalmente nel 1480 Gian Pietro vendeva a Gian Giacomo Trivulzio la contea di Mesolcina, che doveva diventare, così, una posta importante nell'alterno giuoco tra Francia, ducato di Milano e Lega grigia, alla quale nel 1496 il Trivulzio aderiva: ma il figlio Gian Francesco, nel 1549, pattuiva con la Valle il riscatto di tutti i diritti feudali per 24.500 scudi e così la Mesolcina, sciolta da ogni legame, diveniva parte integrale della Lega grigia. Non cessarono, però, le traversie: poiché le guerre di religione vi ebbero un contraccolpo nei moti cattolici e filo-spagnoli, capitanati da Gian Antonio Gioiero, che culminarono negli scontri fra cattolici e riformati nel 1619-1621. Dopo questo periodo la tranquillità non fu quasi più turbata. Gli statuti della Valle risalgono al 1439 e furono poi riformati nel 1452 e nel 1531.
Bibl.: F. D. Vieli, Storia della Mesolcina, Bellinzona 1930; S. Tagliabue, la dominazione del Trivulzio in Mesolcina, Reinwald e Safienthal, in Arch. storico Svizz. ital., I, Milano 1927; F. R. Tagliabue, in Raetia, I, II, III; A. Solmi, Formazione territoriale della Svizzera italiana, ibid., I.