VALLO DI DIANO
È una valle longitudinale interna attraversata dal fiume Tanagro, affluente di sinistra del Sele, al confine tra il Salernitano e la Lucania. La dividono dalla costa tirrenica il massiccio dell'Alburno e i monti del Cilento; una serie ininterrotta di monti la separano ad occidente dalla valle dell'Agri. Era attraversata dalla via Popilia, cui si riferisce l'iscrizione nota come Elogium di Polla (C.I.L., i, 2, 638; x, 6950), datata al 153 o al 132 a. C. Sulla riva sinistra erano Polla, (l'antica Forum Popili), di cui avanza il monumento funerario di C. Utianus Rufus (metà I sec. a. C.) e Tegianum; sulla riva destra Atina (Atena Lucana) munita di una cinta di mura ciclopiche; divenuta municipium romano, se ne ricordano la pavimentazione del Foro, un anfiteatro, un tempio della Magna Mater; Padula, che corrisponde all'antica Cosilinum (C.I.L., x, 2, n. xiv): vi si rinvennero alcuni capitelli italici figurati e, a S. Giovanni in Fonte, un'iscrizione osca del IV-III sec. a. C. (Vetter 185). In quest'ultima località sono i resti di un battistero paleocristiano. A seguito della lex Sempronia Agraria la zona fu sottoposta a centuriatio, di cui si conservano tre termini.
Il fondo del Vallo conservò aspetto paludoso fino al XVIII sec., quando fu bonificato aprendo un canale nella roccia presso Pertosa e, durante l'Età del Bronzo, esso doveva avere aspetto lacustre: la caverna "Alle Grotte", di Polla posta all'ingresso settentrionale del Vallo, sembra aver avuto la funzione d'inghiottitoio. Essa conserva la testimonianza di frequentazioni stagionali tardo-appenniniche in una zona del resto intensamente frequentata durante il Bronzo Medio e Recente: a N dell'ingresso del Vallo si trovano infatti le grotte di Pertosa e dello Zachito.
A metà circa del Vallo, sulla riva destra del Tanagro, è Sala Consilina, che comincia a vivere agli inizî del IX sec. a. C., per esaurirsi, a quanto pare, intorno al 470 a. C. A mezza costa tra il paese moderno, su una collina sovrastante il fiume, e il fondo valle, è la fascia delle necropoli.
Dagli inizî del IX sec. fin verso la fine dell'VIII sec. la cultura di Sala Consilina presenta forti affinità con la cultura villanoviana. Il rito prevalente è l'incinerazione: nel momento iniziale (I A) il corredo spesso si compone esclusivamente dell'ossuario biconico, con decorazione a pettine o a grosse metope, e di un coperchio: uno scodellone monoansato o, nelle tombe maschili, a volte l'imitazione fittile di un elmo bronzeo ad apice bilobato. Le fibule sono ad arco serpeggiante con ardiglione fisso o mobile e disco intagliato nei corredi maschili, ad arco semplice con disco intagliato nei corredi femminili.
Nella fase I B appaiono la fibula a disco solido, con arco composto di dischetti di bronzo ed un tipo ad arco serpeggiante "siciliano" con staffa breve. Nei corredi maschili, oltre alle fibule, si trova il rasoio: questo è a Sala Consilina sempre del tipo rettangolare, dapprima a lama larga, poi a lama stretta; manca del tutto invece il rasoio lunato che pure è frequente a Pontecagnano, ed episodicamente appare perfino a Cuma e a Torre del Mordillo. Le armi consistono soprattutto in cuspidi di lancia di bronzo; è invece rara la spada ad impugnatura lunata con lama di ferro e fodero di bronzo. Nei corredi femmimli è presente il fuso con le estremità a dischetto.
Il repertorio ceramico è più ampio: appaiono, già nel corso della fase precedente, varî tipi di brocche, la tazza a vasca fonda, varî tipi di coppe tra i quali si distingue quello con tubercoli sul bordo inflesso. Particolarmente importante è un modellino di casa con tetto a due spioventi: su entrambi i lati il timpano è sormontato da due volute e da due figurine di uccelli.
Nella fase II è ormai assolutamente prevalente il rito dell'inumazione; tra le fibule prevale il tipo "siciliano" con staffa media; appaiono la fibula a ponte, la fibula a sanguisuga con staffa simmetrica o con disco; nei corredi femminili il fuso è ora del tipo a quattro dischetti di diametro crescente.
Nella ceramica appaiono diverse forme nuove: la situla, peculiare di quest'ambiente, l'anfora biconica, la brocca con ansa al labbro e diversi tipi di olle su piede. La tazza ha ora la vasca poco profonda, l'ansa ad apici prominenti ed un basso peduccio. Come in Etruria, l'elmo crestato sostituisce quello apicato.
Verso la fine della fase II (periodo II C del Kilian, II B della de La Genière), a Sala Consilina, come a Pontecagnano ed in Etruria stessa, si assiste ad un repentino mutamento del repertorio dei bronzi e della ceramica. A Sala appaiono fibule ad arco rivestito, con disco chiuso o con staffa simmetrica, ed episodicamente s'incontra già la fibula ad arco serpeggiante con staffa lunga (fibula a drago); la brocca, l'anfora, hanno forme globose con basso colletto; l'anfora ha spesso l'ansa bifida e lo scodellone presenta un'ansa a maniglia che si prolunga lateralmente in due cordoni che sormontano l'orlo.
A parte queste generiche affinità con le altre necropoli villanoviane, si nota nella forma, e soprattutto nella decorazione a gruppi di solcature, una notevole affinità con la cultura a fossa dell'alta valle del Sele (Gruppo di Oliveto Citra). La fase II termina probabilmente intorno o poco oltre la metà dell'VIII sec. a. C.
Accanto alla ceramica d'impasto, di cui si è fin qui parlato, è peculiare di questo ambiente una classe di ceramica d'argilla figulina, in parte eseguita al tornio.
Essa è caratterizzata dalla presenza di una decorazione "a tenda" che, nelle sue diverse varianti può schematicamente ricondursi a una serie di triangoli inseriti l'uno nell'altro, di dimensioni decrescenti. Secondo la de La Genière questa produzione a Sala Consilina si divide in due classi; l'una di ceramica lavorata a mano, tecnicamente meno raffinata, appare nella fase I B, ed è di fabbricazione locale; essa ripete in parte forme dell'impasto locale, come la brocca con ansa alla spalla, l'urna biconica, la tazza a vasca fonda; in parte invece lavora su forme estranee all'ambiente, come il cratere sferico, o quello a collo distinto. La classe di ceramica "a tenda accurata" appare nella fase II, è d'importazione ed è lavorata al tornio. Essa è largamente diffusa nella Lucania settentrionale, a Torre di Satriano, Vaglio, Pietragalla, Cancellara, ed è molto simile al gruppo di ceramica a tenda di Gioia del Colle, Ferrandina, Pisticci, Taranto (Borgo Nuovo). Esemplari più antichi della classe "a tenda accurata", non pervenuti, avrebbero fornito i prototipi ai vasai della fase I B di Sala per la loro produzione di ceramica "a tenda grossolana".
Come si vede, Sala Consilina ed il V. partecipano, nella prima Età del Ferro, di due culture, l'una villanoviana l'altra radicata nell'ambiente lucano. Probabilmente gli apporti culturali villanoviani giunsero non attraverso l'ingresso N del V., poco praticabile, ma lungo una strada che da Capodifiume (Paestum) attraverso Roccadaspide e Bellosguardo s'insinua tra l'Alburno e il Monte Cervati e s'immette nel V. da oriente. Comunque, questa componente culturale alla fine della II fase viene a cessare del tutto e d'ora in poi la cultura del V. è interamente orientata verso l'ambiente lucano. Tuttavia tra la II e la III fase non esiste una frattura: nella fase III A le fibule continuano il tipo "a drago" apparso già sul finire della fase II; accanto a questo sono ora frequenti le fibule a staffa lunga ad antenne, a sanguisuga e a navicella; sopravvivono alcune forme dell'impasto: l'olla grande, la brocca, la scodella, l'olla biconica. Appare una nuova forma, il kàntharos, che proviene dai Balcani. La ceramica d'argilla figulina adotta largamente questa nuova forma, che elabora in diverse varianti: le altre forme, come la brocca, il cratere, la scodella derivano dal repertorio della ceramica a tenda, a cui sono collegate anche dalla sopravvivenza di alcuni motivi secondarî, come il sistema decorativo dell'orlo. Invece la sintassi decorativa è del tutto nuova: la decorazione si limita al collo e, in genere, alla metà superiore della spalla; consiste di fasce e linee, tra cui si inseriscono minuti motivi lineari, e con la sua costante orizzontalità finisce per nascondere l'articolazione del vaso. Sul ventre risparmiato discendono dalla spalla gruppi di raggi filiformi. Questa fase occupa gran parte del VII sec. a. C.
Alla decorazione sostanzialmente monocroma di questo momento più antico, succede, nelle fasi successive, un sistema bicromo. La decorazione prevalente nella fase III B, al passaggio dal VII al VI sec., consiste di fasce rosse e nere alternate, sul collo, e di linee a gancio, motivi a lambda e grossi motivi ad angoli o a losanga sulla spalla. Compaiono ora la bottiglia, la brocca a collo stretto, e la coppa emisferica biansata. Tipica di questa fase è la fibula ad animali.
Nella fase III C, che giunge fin verso il 540 a. C., alcune forme tipiche, come i crateri e le brocche, tendono a rarefarsi e a scomparire; divengono invece più numerosi i kàntharoi ed appaiono diversi tipi di coppe. Nella decorazione sono frequenti i motivi della rosetta contornata da punti e divisa a metà da una coppia di filetti verticali e delle grosse losanghe con riempimento a reticolato, che continuano nella fase seguente. Sono tipiche di questa fase alcune forme complesse, intimamente legate a usi rituali, come il thymiatèrion e il kèrnos. Singolare è un kèrnos che alterna piccoli kàntharoi a figurine di uccelli. L'uso della cuspide di lancia di ferro, già frequente nei periodi precedenti, lo è ora in maniera ancor più evidente: l'arma compare in quasi tutte le tombe di uomini adulti. Le fibule sono del tipo a staffa alta sormontata da un bottoncino.
Al passaggio della fase III C alla seguente si colloca un gruppo di vasi (kàntharoi, askòi a bocca trilobata, bottiglie, vasi a botticella, oinochòai) caratterizzati da una decorazione a rete in rosso e dall'impiego frequente di ornati plastici (uccelli acquatici).
La fase III D, che giunge fin verso il 470 a. C., è caratterizzata soprattutto dal kàntharos di grandi dimensioni (Palinuro-Krug di Neutsch e Kilian, cratère-canthare della de La Genière), recante una decorazione complessa: sul collo sono rettangoli reticolati o rosette; sul ventre è al centro un grosso motivo di tre losanghe reticolate. Verso la fine del VI sec. si deve porre un cospicuo gruppo di materiali: vasi attici a figure nere, vasi di bronzo, oggetti d'ambra, rinvenuti nel 1896 a Sala Consilina e oggi a Parigi. Gli oggetti, almeno in parte, costituivano il corredo di una tomba principesca: tra i vasi di bronzo spiccano una hydrìa ed una oinochòe forse di officina laconica.
La ceramica geometrica di cui si è parlato fin'ora, pur trovando confronti a Ferrandina, Amendolara, nella Valle d'Agri, era molto probabilmente prodotta nel V. di Diano; accanto a questo tipo di ceramica geometrica, fin dagli inizî della III fase se ne incontra più raramente un altro più grossolano, eseguito senza l'uso del tornio.
L'area di diffusione di questa classe "secondaria" comprende la Lucania settentrionale, il V. di Diano e l'alta Valle del Sele; il centro di produzione va ricercato probabilmente nell'alta valle del fiume Bianco, affluente del Sele (de La Genière).
Pertosa, Atena, Padula hanno restituito ceramica dei periodi III B-C; mentre la necropoli di Sala sembra finora arrestarsi al 470 circa a. C., quella di Padula continua fin verso l'ultimo quarto del secolo, con prevalenza di tombe del secondo venticinquennio del V secolo. Particolarmente ricca la tomba IX di Valle Pupina, con numerosi vasi attici di buona qualità, databili all'ultimo venticinquennio del VI sec. a. C.
Verso l'estremità meridionale del V., una via naturale conduce attraverso Sanza e la valle del fiume Mingardo, alla costa tirrenica: qui la necropoli e l'abitato di Palinuro, della seconda metà del II sec. a. C., hanno restituito ceramica identica a quella della serie "principale" di Sala Consilina (v. palinuro, vol. v, pag. 892). A Palinuro, come a Sala e a Padula le importazioni più frequenti sono coppe ioniche o ceramica attica. A Sala si incontra qualche imitazione di ceramica protocorinzia: le rare importazioni non sono più antiche del corinzio medio.
La ceramica geometrica del V., come quella della Lucania, deriva in ultima analisi dalla più antica ceramica iapigia, che continuò senza interruzione la tradizione appresa dalle frequentazioni micenee sulla costa ionica e adriatica. Oltre alla ceramica di argilla figulina con decorazione geometrica, il V. e Palinuro hanno in comune con la costa adriatica un analogo orientamento per quanto riguarda le importazioni greche: anche nella costa adriatica prevalgono infatti nettamente sulla ceramica corinzia - assai rara - le coppe ioniche.
Bibl.: L. Mariani, in Not. Sc., 1896, p. 383; G. Patroni, ibid., 1897, p. 163 ss.; id., ibid., 1902, p. 26 ss.; V. Bracco, L'Elogium di Polla, in Rend. Napoli, XIII, 1954, p. 5 ss.; id., Ancora sull'Elogium di Polla, ibid., XXXV, 1960, p. 149 ss.; J. de La Genière, I più antichi vasi geometrici del Vallo di Diano, ibid., p. 119 ss.; id., La Céramique Géométrique de Sala Consilina, in Mél. Rome, 1961, p. 7 ss.; J. D. Beazley, Herakles torna a casa, in Apollo, I, 1961, p. 21 ss.; B. Neutsch, Tonball mit Totenkultuszenen aus der italischen Nekropole von Sala Consilina, ibid., p. 53 ss.; K. Kilian, Die Kulturphasen Sala Consilinas nach den früheisenzeitlichen Gräbern der Zone M, ibid., p. 67 ss.; id., Beitrag zur Chronologie der Nekropole Sala Consilina, in Apollo, II, 1962, p. 81 ss.; J. D. Beazley, Vasi attici a figure rosse trovati a Padula negli anni 1955-59, ibid., p. 35 ss.; J. de La Genière, Rapports chronologiques entre les vases géometriques et les objets de bronze dans la nécropole de Sala Consilina, ibid., p. 43 ss.; B. Neutsch, Neufunde römischer Sepulkralporträts aus dem Vallo di Diano in Padula, ibid., p. 105 ss.; A. D. Trendall, Head Vases in Padula, ibid., p. 11 ss.; K. Kilian, Mostra della Preistoria e della Protostoria nel Salernitano - Catalogo, Napoli 1962, p. 63 ss.; V. Bracco, La Valle del Tanagro durante l'Età Romana, in Mem. Lincei, CCCLIX, 1962, p. 427 ss.; J. D. Beazley, Herakles derubato, in Apollo, III-IV, 1963-64, p. 3 ss.; K. Kilian, Untersuchungen zu früheisenzeitlichen Gräbern aus dem Vallo di Diano, 10° Ergängungsh. Röm. Mitt., Heidelberg 1964; Ch. Picard, Usages funéraires antiques à Sala Consilina, in Klearchos, 1966, p. 141 ss.; J. de La Genière, Recherches sur l'âge du fer en Italie Méridionale - Sala Consilina, Institut Français de Naples, 1968.
(B. D'Agostino)