VALPERGA di CALUSO, Tommaso
Nato a Torino il 20 dicembre 1737, ivi morto il 1° aprile 1815, fu esempio insigne di una cultura unitaria, nella quale le forme spirituali più varie insieme operavano e si avvaloravano: perciò il Gioberti nel Primato lo disse "l'uomo più dotto d'Italia e forse il savio più universale de' suoi tempi".
Raggiunse la pienezza del suo ingegno dopo il 1769, a Torino, dove raccolse intorno a sé le persone più colte nella Sampaolina, nella R. Accademia di pittura, nella R. Accademia delle scienze, nell'università e nella sua casa ospitale. Ebbe allora fama per speciali memorie di matematica e astronomia; per le opere Literaturae Copticae rudimentum, De pronunciatione divini nominis quatuor literarum e Prime lezioni di grammatica ebraica; per il poema Masino, per i Versi italiani, per i Latina Carmina cum specimine graecorum e altri scritti. Ma oggi è specialmente ricordato perché intuì il potente ingegno dell'Alfieri, lo incitò alla poesia, rivelò a lui la grandezza della Bibbia e da ultimo ne integrò la Vita, aggiungendovi la Lettera, in cui è narrata la morte del poeta; perché formò agli studî di filologia orientale A. Peyron e C. Boucheron; perché ebbe la riconoscenza e l'ammirazione del più ardito dei primi romantici italiani, Lodovico di Breme; perché con l'opera Principes de philosophie pour des initiés aux mathématiques attrasse l'attenzione del giovane Rosmini; perché nei tre libri Della poesia diede un saggio di estetica del bello ideale, quale era da lui sentita e applicata.
Bibl.: L'elenco delle sue opere, compilato da Prospero Balbo, in appendice alle Notizie di T. V. di C., a cura di C. Saluzzo, Torino 1815; M. Bonafous, Elogio di T. di C., Torino 1849; C. Calcaterra, Alle origini del "Saul" alfierano, ivi 1935; id., il "nostro imminente risorgimento", ivi 1935, con bibl.