VALPERTO
(Walperto, Vualperto). – Anno di nascita (prima metà del X secolo) e provenienza non sono noti; è possibile che la famiglia fosse originaria della zona del Seprio dove, nella chiesa di S. Bartolomeo al Bosco di Appiano Gentile, si trovava un’urna sepolcrale di reimpiego che il suddiacono Walpertus, forse identificabile con il futuro arcivescovo, destinò alla sepoltura dei propri genitori.
L’iscrizione è un omaggio ai due defunti per i quali Valperto aveva fatto appositamente trasportare da Milano il manufatto (oggi al Museo archeologico di Milano), in cui si esprimeva l’amore per i genitori e la richiesta di preghiere per ottenere loro il premio eterno (V. Forcella, Iscrizioni delle chiese..., 1892, IX, n. 296, pp. 233 s.).
Tra la fine del 952 e l’inizio del 953 Valperto fu eletto arcivescovo di Milano, con l’appoggio di re Berengario II, nel contesto dello scisma che opponeva sulla cattedra di Ambrogio l’arcivescovo di Arles Manasse e il milanese Adelmanno (Tomea, 1993; Bougard, 2007). Secondo il cronista Arnolfo di Milano entrambi i contendenti furono costretti a ritirarsi a vantaggio di Valperto, che aveva mantenuto una posizione di prudente equilibrio durante il conflitto: «inter hos fluctus natabat caute Vualpertus» (Arnulf von Mailand, Liber gestorum recentium, a cura di C. Zey, 1994, p. 123). La tradizione cronachistica milanese successiva presentò il nuovo eletto come uomo di buona indole, sebbene giovane e avvezzo alle armi («vir indolis bonae, iuvenis tamen et, ut tempus habebat, militaris»: Landulfi senioris Historia Mediolanensis, a cura di L.C. Bethmann - W. Wattenbach, 1848, p. 53), nonché consigliere di fiducia dei re e attento esecutore della giustizia.
I rapporti tra l’arcivescovo e Berengario II si mantennero assai buoni finché il re e il figlio Adalberto osservarono il giuramento prestato a Ottone I nell’agosto del 952 per il dominio sul regno d’Italia: il 23 maggio 954 Berengario concesse al vescovo Bruningo di Asti, su richiesta e intervento di Valperto, presente tra i sottoscrittori, il diritto di tenere mercato il primo giorno del mese a Quargneto, nella pieve di S. Dalmazzo (I diplomi..., a cura di L. Schiaparelli, 1924, n. IX pp. 117-119). Ma la politica aggressiva del re spinse l’arcivescovo a schierarsi con Ottone I già durante la spedizione di Liudolfo, figlio di Ottone, in Italia nell’ottobre del 956. Nel 957 Valperto si rifugiò in Germania presso la corte sassone insieme ad altri avversari di Berengario (come ricordano Liutprando di Cremona e il continuatore di Reginone di Prüm). Qui si lamentò dell’arroganza dei re Berengario e Adelberto e delle usurpazioni della regina Guilla (Liutprando di Cremona, De Iohanne papa..., a cura di P. Chiesa, 2018, pp. 2 s.; Reginoni abbatis Prumiensis Chronicon..., a cura di F. Kurze, 1890, p. 170).
In questo contesto Manasse di Arles, passato dal partito ottoniano a quello di Berengario, venne reinsediato sulla cattedra di Milano, come suggerisce un atto di permuta del maggio del 959 relativo a S. Maria del Monte di Velate (Le carte della chiesa di S. Maria al Monte, a cura di P. Merati, I, 2005, n. 6, pp. 9-11), in cui il prete Eremberto intervenne come messo di Manasse arcivescovo. Parte della storiografia ritiene che Manasse abbia mantenuto il controllo su alcune zone del territorio metropolitico milanese come ai tempi del conflitto con Adelmanno; tuttavia è più probabile che fosse stato richiamato da Berengario. Manasse si ritirò definitivamente in Provenza soltanto dopo la venuta di Ottone I in Italia nell’ottobre del 961 (Bougard, 2007).
L’appoggio costante di Valperto alla nuova politica italiana di Ottone I, enfatizzato dal cronista Landolfo seniore, filtrò anche nella tradizione milanese successiva: Galvano Fiamma gli assegnò infatti un ruolo fondamentale nella resistenza che Milano oppose contro Adelberto (Chronicon extravagans et Chronicon maius..., a cura di A. Ceruti, 1869, pp. 146-148). Valperto tornò in Italia nel 961 (dove è attestato nel mese di dicembre) al seguito di Ottone I, che accompagnò poi a Roma per l’incoronazione imperiale, giungendo in città tre giorni prima del sovrano (Landulfi senioris Historia Mediolanensis, cit., p. 54); il 13 febbraio 962 sottoscrisse il Privilegium Othonis indirizzato a papa Giovanni XII (MGH, Diplomata, I, Die Urkunden Konrard I., a cura di Th. Sickel, 1879, n. 235, p. 327).
Secondo Landolfo seniore, prima di partire per Roma Valperto, circondato dai suoi suffraganei e da tutto il clero, avrebbe solennemente incoronato Ottone I a Milano nella basilica di S. Ambrogio consegnando le insegne del potere che il re aveva deposto sull’altare (Landulfi senioris Historia Mediolanensis, cit., p. 53). Questa tradizione milanese (Chronicon extravagans et Chronicon maius..., cit., pp. 147 s.), fondata anche sui documentati rapporti tra la corte ottoniana e il monastero di S. Ambrogio, residenza abituale degli imperatori sassoni a Milano, è stata oggetto di dibattito storiografico (Ambrosioni, 1995).
La consonanza tra Valperto e Ottone I proseguì negli anni successivi: nel novembre del 963 l’arcivescovo presenziò alla deposizione di papa Giovanni XII e alla conseguente elezione di Leone VIII (MGH, Concilia, VI, Die Konzilien Deutschland..., a cura di E.-D. Hehl, 1987, n. 25, p. 231) e nell’aprile del 967 partecipò al Concilio di Ravenna radunato davanti all’imperatore e a papa Giovanni XIII.
Il 17 aprile 967, Valperto sottoscrisse – in posizione rilevante, ma sempre dopo il metropolita di Ravenna – la sentenza con cui si condannava il diacono Rainerio, reo di aver usurpato i beni della Chiesa ravennate e imprigionato lo stesso presule (MGH, Diplomata, I, Die Urkunden Konrad I., cit., n. 340, pp. 464-466), e il 25 quella di scomunica e deposizione contro il vescovo Eroldo di Salisburgo (MGH, Concilia, VI, Die Konzilien Deutschlands..., cit., n. 29, p. 275).
Anche nella gestione interna della metropoli milanese Valperto seguì l’indirizzo politico ottoniano che mirava alla razionalizzazione del territorio attraverso la collaborazione della rete episcopale: esemplare fu infatti l’adeguamento della struttura diocesana operato nel 969 dall’arcivescovo di Milano grazie all’unione delle sedi suffraganee di Alba e Asti su invito di papa Giovanni XIII e Ottone I.
Il concilio tenuto da Giovanni XIII a Roma nel maggio del 969 affrontò il problema dello spopolamento e dell’impoverimento di parecchie diocesi dell’Italia meridionale a causa delle incursioni saracene: le stesse disposizioni di accorpamento delle sedi episcopali furono prese anche per quelle devastate dai saraceni stanziati nella Francia meridionale. Nell’estate del 969, su invito del pontefice e dell’imperatore, Valperto radunò un sinodo provinciale alla presenza del messo imperiale Liutprando di Cremona, e stabilì che alla morte del vescovo Fulrado la diocesi di Alba sarebbe stata sottoposta a quella di Asti (ibid., n. 33, pp. 315-323), situazione che durò fino al 997.
Il sostegno reciproco tra Ottone I e Valperto permise all’arcivescovo di consolidare il controllo territoriale della metropoli. Casi esemplari in questo senso furono il riconoscimento concesso dall’imperatore del dominio, di fatto probabilmente già acquisito dai presuli milanesi, sui principali castelli che sorvegliavano le vie di traffico verso Milano (Varese, Monza, Lecco, Valtravaglia, Brebbia, e forse anche Teglio e Ardenno; Landulfi senioris Historia Mediolanensis, cit., p. 54; Chronicon extravagans et Chronicon maius..., cit., pp. 149, 154; Rossetti, 1977, p. 126), e il decreto del luglio del 962 in favore dell’abate Grimpaldo di Tolla.
Durante il sinodo tenuto probabilmente a Milano nel palazzo arcivescovile (in aula domus Sancti Ambrosii), Valperto concesse all’abate Grimpaldo, che lamentava la povertà della propria abbazia, le cappelle di S. Cassiano e S. Angelo e la corte di Mistriano, nei pressi di Castell’Arquato (C. Drei, Le carte degli archivi parmensi..., I, 1930, pp. 199 s.; Zagni, 1978, pp. 6-9), accentuando il legame stabilitosi alla fine del IX secolo tra il monastero, situato in posizione strategica sull’Appennino, e la Chiesa milanese.
Pur in assenza di documentazione cospicua, l’attività di Valperto sul piano pastorale e disciplinare fu scrupolosa, come testimoniano i numerosi interventi di missi di Valperto negli atti di permuta dei monasteri milanesi (elenco in Zagni, 1978, pp. 32 s.) e la collaborazione con i vescovi suffraganei, in particolare con Aupaldo di Novara, già abate del monastero di S. Ambrogio.
Particolarmente interessante è l’atto di ultima volontà che Valperto fece redigere nel dicembre del 961 in favore di Gumperga, libera femina di Milano (Violante, 1981, pp. 103 s. nota 53) con cui il presule concedeva alla donna, con la clausola di provvedere a celebrazioni memoriali, alcune proprietà a Tavazzano (attualmente in provincia di Lodi) in usufrutto, destinate in ultima istanza al monastero milanese del Salvatore, poi detto di Wigelinda.
Da respingere è la tradizione, riportata da Galvano Fiamma, che attribuisce a Valperto – insieme agli Ottoni – la fondazione del Monastero maggiore (Occhipinti, 1977) dedicato a s. Maurizio, anche se l’arcivescovo aveva forse assistito nel 960 in Germania alla traslazione delle reliquie del santo, particolarmente importante per la politica di Ottone I, nella nuova fondazione di Magdeburgo.
Non rimangono tracce delle committenze artistiche di Valperto arcivescovo, anche se alcuni studiosi ritengono possibile attribuire alla fine del suo pontificato gli stucchi ornamentali sul ciborio della basilica di S. Ambrogio (Tomea, 1993, pp. 558 s., 568 s.); tuttavia, durante il suo governo il clero milanese raggiunse un elevato livello culturale, come testimoniano alcune sottoscrizioni autografe (Huschner, 2003, I, pp. 145 s.) e la lettera del diacono milanese Gunzo ai monaci di Reichenau.
Secondo i Catalogi arcivescovili, Valperto morì il 6 novembre 970; fu sepolto nella cattedrale iemale di S. Maria Maggiore (Savio, 1913, pp. 40 s., 372).
Fonti e Bibl.: Landulfi senioris Historia Mediolanensis, a cura di L.C. Bethmann - W. Wattenbach, in MGH, Scriptores, VIII, Hannoverae 1848, pp. 53 s.; Chronicon extravagans et Chronicon maius auctore Galvaneo Flamma, a cura di A. Ceruti, Augustae Taurinorum 1869, pp. 146-149, 152-154; Codex diplomaticus Langobardiae, a cura di G. Porro Lambertenghi, Torino 1873, nn. DCII, DCXXI, DCXLIX, DCLIX, DCLXXIII-DCLXXV, DCLXXXIV-DCLXXXV, DCXCIII, DCCIV, DCCXI, DCCVI; MGH, Diplomata, I, Die Urkunden Konrad I., Heinrich I. und Otto I., a cura di Th. Sickel, Hannoverae 1879, n. 235, p. 327, n. 340, pp. 464-466; Reginonis abbatis Prumiensis Chronicon cum continuatione Treverensi, a cura di F. Kurze, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum, L, Hannover 1890, p. 170; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal secolo VIII ai nostri giorni, IX, Milano 1892, n. 296, pp. 233 s.; I diplomi di Ugo e di Lotario e di Berengario II e di Adalberto, a cura di L. Schiaparelli, in Fonti per la storia d’Italia, XXXVIII, Roma 1924, n. IX, pp. 117-119; G. Drei, Le carte degli archivi parmensi dei secoli X-XI, I, Parma 1930, n. LXV, pp. 199 s.; MGH, Concilia, VI, Die Konzilien Deutschlands und Reichsitaliens 916-1001, a cura di E.-D. Hehl, Hannover 1987, n. 25, p. 231, n. 29, p. 275, n. 33, pp. 315-323; Arnulf von Mailand, Liber gestorum recentium, a cura di C. Zey, in MGH, Scriptores rerum Germanicarum in usum scholarum separtim editi, LXVII, Hannover 1994, pp. 109, 111, 122-127; Le carte della chiesa di S. Maria al Monte, a cura di P. Merati, I, Varese 2005, n. 6, pp. 9-11; Liutprando di Cremona, De Iohanne papa et Ottone imperatore. Crimini, deposizione e morte di un pontefice maledetto, a cura di P. Chiesa, Firenze 2018, pp. 2 s., 10 s., 35 s., 38, 54, 86, 89.
F. Savio, Gli antichi vescovi d’Italia descritti per regioni dalle origini al 1300. La Lombardia, I, Milano, Firenze 1913, pp. 367-373; G. Fasoli, I re d’Italia (888-962), Firenze 1949, pp. 115, 187, 191, 196; C. Violante, Adelmanno, in Dizionario biografico degli Italiani, I, Roma 1960, p. 262; E. Occhipinti, Appunti per la storia del Monastero maggiore di Milano in età medievale. Il problema delle origini e la configurazione giuridico-patrimoniale, in Studi di storia medievale e di diplomatica, II (1977), pp. 67-71; G. Rossetti, Formazione e caratteri delle signorie di castello e dei poteri territoriali dei vescovi sulla città nella Langobardia del secolo X, in Forme di potere e struttura sociale in Italia nel Medioevo, a cura di G. Rossetti, Bologna 1977, p. 126 nota 42; L. Zagni, Note sulla documentazione arcivescovile milanese del secolo X, in Studi di storia medievale e diplomatica, III (1978), pp. 6-11, 25-27, 29, 32; C. Violante, La società milanese nell’età precomunale, Roma-Bari 1981, pp. 103 s. nota 53; R. Pauler, Das Regnum Italiae in ottonischer Zeit. Markgrafen, Grafen und Bischöfe als politischen Kräfte, Tübingen 1982, ad ind.; A. Ambrosioni, Gli arcivescovi nella vita di Milano, in Milano e i milanesi prima del Mille (VIII-X secolo). Atti del X Congresso internazionale di studi sull’Alto Medioevo, Milano... 1983, Spoleto 1986, pp. 93 s., 114 s.; M. Tagliabue, Cronotassi degli abati di S. Ambrogio, in Il monastero di S. Ambrogio. Convegno di studi nel XII centenario: 784-1984, Milano 1988, pp. 298 s.; G. Picasso, V., in Dizionario della Chiesa ambrosiana, VI, Milano 1993, pp. 3800 s.; P. Tomea, Tradizione apostolica e coscienza cittadina a Milano nel Medioevo. La leggenda di san Barnaba, Milano 1993, pp. 506-522 (appendice VIII, Per Adelmanno, Manasse e lo scisma milanese del X secolo. Una scheda) e ad ind.; A. Ambrosioni, La Corona ferrea e le incoronazioni: certezze e ipotesi, in La Corona ferrea nell’Europa degli imperi, a cura di A. Ambrosioni - G. Buccellati, I, Milano 1995, pp. XIX-XXXVI; W. Huschner, Transalpine Kommunikation im Mittelalter. Diplomatische, politische und kulturelle Wechselwirkungen zwischen Italien und dem nordalpinen Reich (9.-11. Jahrhundert), München 2003, I, pp. 145 s., III, abb. 24a-c e ad ind.; G. Gandino, L’imperfezione della società in due lettere di Attone di Vercelli, in Ead., Contemplare l’ordine. Intellettuali e potenti dell’Alto Medioevo, Napoli 2004, pp. 84 s., 90, 99 s.; F. Bougard, Manasse, in Dizionario biografico degli Italiani, LXVIII, Roma 2007, pp. 428-432.