VALSABBIA (A. T., 17-18-19 e 24-25-26)
È così chiamata la valle del fiume Chiese dalla sua uscita dal Lago d'Idro fino allo sbocco nella Pianura Padana, poco dopo Tormini. È, come la finitima Val Trompia, tutta chiusa entro il versante meridionale delle Prealpi Bresciane, ma, assai più tortuosa di questa, si snoda a guisa d'una grande S, avvicinandosi alla sponda occidentale del Garda, verso il quale sembra diretta e da cui dista, verso il suo termine, meno di 5 km. La Valsabbia incide una massa mesozoica piuttosto varia, ma nella quale predominano a N. i tufi scistosi del Raibliano, alternati spesso con i noti calcari di Esino, quindi la tipica dolomia triassica e più a S. i calcari retici e liassici (Corna), che segnano il passaggio alla scaglia rossa cretacica, con cui la Prealpe s'affaccia in pianura e lungo il Benaco. La massa appare largamente smembrata dagli affluenti così della Valsabbia come della Val Trompia, intercomunicanti attraverso facili selle; la doccia in cui scorre il Chiese dà quindi agevole passo a tutta una serie di valli laterali (Abbioccolo, Degnone, Tovere, Nozza, Vrenda, Agna) che, per la loro modesta elevazione (con fondi non superiori di regola ai 1000 metri), presentano estese superficie utilizzabili dalle colture. L'alta valle, che si fa terminare a Vestone, ampia poco meno di 150 kmq. (escludendone cioè i comuni di Anfo, Bagolino, Capovalle e Idro), ha una superficie agraria del 35% circa (20% lavorabile) sul 92% di area produttiva; valori che nella bassa Valsabbia (121 kmq.) salgono alquanto, per la presenza, qui, di un fondo meglio alluvionato e ben irrigabile e di pendici calcaree aperte largamente agl'influssi meridionali.
L'economia, di tipo piuttosto silvo-pastorale nella zona montana, integra nella parte bassa i proventi dell'industria armentizia (bovini, caprini, ovini) con i prodotti delle colture legnose (vite, gelsi, meli, peri, olivi). Le colture cerealicole dànno quasi soltanto mais e frumento; notevole è anche la diffusione della patata. L'industria, senza raggiungere l'importanza che ha nella finitima Val Trompia, ha tradizioni lontane (ferriere di Vestone, piombo di Barghe) e, disponendo oggi di cospicue riserve idriche, conserva ancora notevole importanza (assorbe nella bassa Valsabbia il 16% della popolazione totale): meritano ricordo i grandi cotonifici di Roè e la fonderia di Vobarno.
La popolazione ammontava a 54.004 ab. nel 1931, con una densità di 52 ab. per kmq. nell'alta e di 143 nella bassa valle. Gli estremi vanno da 34 ab. per kmq. nel comune di Lavenone a 160 in quello di Odolo. Fra il 1871 e il 1931 v'è stato un aumento globale del 16,5% nell'alta e del 58,7% nella bassa valle. La popolazione vive quasi tutta addensata (poco più del 10% sparsa); i centri abitati vi sono assai numerosi, ma piccoli, soltanto Vestone (alla confluenza nel Chiese della valle del Degone e del Gorgone) superando i 1000 ab.
La Valsabbia è risalita fino a Vobarno da una ferrovia a scartamento normale, che si unisce a Rezzato con la grande arteria Milano-Venezia, e in tutta la sua lunghezza da una tramvia elettrica (in sede stradale), che la congiunge con Brescia, capoluogo della provincia in cui è compresa.
Bibl.: G. P. Comparoni, Storia delle valli Trompia e Sabbia, Salò 1805; Lo spopolamento montano in Italia, II, Roma 1935, p. 407 segg.