VALSASSINA (A. T., 17-18-19 e 24-25-26)
In senso proprio il nome abbraccia il lungo corridoio vallivo dividente il gruppo delle Grigne dalle Orobie, e cioè i bacini, contigui, ma volti per opposta direzione, del torrente Pioverna a N. e del torrente Grigna a S., fra i terrazzi di Taceno e di Ballabio. Restano cioè esclusi, di ambedue i torrenti, i tratti terminali, a valle di queste due località, nei quali le acque incidono profonde e aspre gole (orrido di Bellano, gola dello Streción, presso Lecco), per discendere al livello del Lario in cui mettono foce. In senso più lato, invece, e soprattutto avuto riguardo alle vicende della sua storia, la Valsassina abbraccia anche i bacini del Varrone e dell'Esino, apetti pur essi sul Lario, e quelli dell'Enna (Val Taleggio) e del Mora (Val Averara), che confluiscono al Brembo e che le furono uniti fin oltre la metà del sec. XV.
Il fondo vallivo, ampio e pianeggiante per la maggior parte dei due bacini, s'eleva fino a 723 m. nel Colle di Balisio, dividente i due dominî idrogrgafici del Grigna e del Pioverna, che ha corso assai più lungo. La doccia si restringe solo in corrispondenza alla lunga gola che è a monte di Ballabio e nella breve chiusa di Introbio separanti così tre bacini, di diversa ampiezza: quello di Ballabio a S., nel dominio del Grigna; quello di Barzio, che è il più largo, e la media valle del Pioverna a N., da Introbio a Taceno, che si allunga per circa 8 chilometri.
La Valsassina, nota ai turisti per la verdeggiante pompa dei suoi prati e per il grandioso scenario dei suoi anfiteatri montani, trae caratteri di unità, oltre che dall'impronta lasciatavi dall'espansione glaciale, cui si deve il modellamento del fondo vallivo, dalla sua economia, che la stacca nettamente dalla vicina fascia litoranea sul Lario. Limitatissimi sono i seminativi - la superficie lavorabile rappresenta meno di 1/7 della totale - estesi invece i prati, i pascoli e l'incolto produttivo, che nel complesso superano il 60%, della superficie territoriale, mentre i boschi coprono circa 1/3 di quella produttiva. L'agricoltura si completa quindi largamente con l'allevamento (bovino e ovino), sebbene in questi ultimi anni in forte contrazione; allevamento che dà vita ad una fiorente industria alimentare (formaggi, salumi). Scarse le risorse minerarie (baritina) e non molto notevole lo sviluppo delle altre industrie.
La popolazione, che constava di circa 9500 ab. nel 1871, è andata aumentando con ritmo assai lento, e nel periodo postbellico segnando anzi una leggiera diminuzione. Attualmente si aggira intorno a 9800 ab., che, distribuiti sopra una superficie di oltre 200 kmq. (in cifra tonda), dànno una densità media di poco meno che 50 ab. per kmq. Tenendo conto della debole percentuale di superficie lavorabile, i valori salirebbero però a circa 300 ab. per kmq. I centri abitati sono numerosi (più di uno ogni 10 kmq.), ma tutti piccoli: Introbio, che è considerato il capoluogo della valle, non raggiunge i 1000 ab.
La Valsassina è percorsa in tutta la sua lunghezza dalla rotabile Lecco-Bellano, che si congiunge a Taceno con quella risalente alla media valle del Varrone.
La preistoria di questa valle si confonde con quella di tutta la Lombardia, e non è possibile neppure costruire molto sugli scarsi ritrovamenti archeologici: come tutto il Lario, pare dipendesse dalla pertica del municipio comasco; rappresentò certamente un "pagus", a organizzazione unitaria, poiché unica fu poi per moltissimo tempo la pieve, con sede a Primaluna. Per l'alto Medioevo le notizie sono oltremodo scarse: poiché nei secoli XIII-XIV è riconosciuta una giurisdizione dell'arcivescovo di Milano, i capitanei della Valsassina, che furono poi i Torriani, ne sarebbero stati originariamente i rappresentanti locali, o anche i capitani di pieve: sarebbe, quindi, facilmente spiegato l'atteggiamento guelfo dei primi signori di Milano. Durante le lotte fra Milano e Como, tra la fine del sec. XI e il primo quarto del seguente, la Valsassina, facente parte del comitato di Lecco, è generalmente contro Como, forse appunto per la dipendenza sua dall'arcivescovo milanese: ma nel frattempo si va sviluppando l'organizzazione comunale (università suddivisa in quattro squadre) sotto la sorveglianza dei capitanei Della Torre. E dei loro capitanei seguì le bandiere e la sorte, quando assursero alla signoria di Milano. Dopo la sconfitta di Desio (1277), la Valsassina rimase in potere dei Torriani, contribuendo non poco alla guerriglia decennale condotta in tutta la Lombardia; indi rappacificati gli animi dopo il secondo dominio torriano e il loro definitivo allontanamento dalla città (1311), per un ventennio si consolidò la signoria indipendente dei Torriani in Valsassina, finché Azzone Visconti, riconquistato Lecco, si fece pacificamente cedere la Valsassina. Le fazioni guelfe e ghibelline nei secoli XIV-XV ebbero anche qui contraccolpi e riflessi, ma non di grave entità: alla morte di Gian Galeazzo Visconti (1402) passò per breve tempo in signoria di Facino Cane, tornando nel 1412 in possesso di Filippo Maria, sotto il cui governo ebbe a soffrire scorrerie e occupazioni da parte di Veneziani, ducali, ghibellini e guelfi: rimase però sempre unita a Milano, anche durante il periodo della Repubblica Ambrosiana (1447-49). Sotto gli Sforza godé pace e privilegi. Il principio del sec. XVI torna a esser movimentato con l'alterna vicenda di Francesi, Spagnoli, ducali, Grigioni, cui si aggiungono turbolenti avventurieri locali, quali il Matto e il Medeghino. Di quest'ultimo (Gian Giacomo Medici) la Valsassina con Lecco e Musso divenne feudo (1525-32), scambiato poi con il marchesato di Melegnano. Passata sotto il diretto dominio spagnolo, fu nel 1630 saccheggiata dai lanzichenecchi e quindici anni dopo dai Francesi del Rohan, e fu infeudata nel 1647 a Giulio Monti, rimanendo nella famiglia fino al 1765. Dopo quest'epoca, la Valsassina segue le sorti di tutto il restante della Lombardia.
Bibl.: E. Brusoni, Guida compl. ill. della Valsassina, Lecco 1903; F. Magni, Guida ill. della Valsassina, ivi 1906; G. Arrigoni, Notizie storiche della Valsassina, Milano 1840; id., Documenti inediti riguardanti la storia della Valsassina, ivi 1857; G. P. Bognetti, Le miniere della Valtorta e i diritti degli arcivescovi di Milano, in Arch. stor. lomb., LIII (1927).