valuta
In generale, moneta in circolazione e titoli fiduciari che la rappresentano.
Il termine è spesso riferito a biglietti e monete di altri Stati (v. estera). Nel caso, per es., di un soggetto italiano che detenga un deposito bancario denominato in dollari, si parla di un deposito ‘in valuta’. Chi detiene attività finanziarie in v. incorre in un rischio di cambio. Il soggetto si espone, cioè, al rischio di fluttuazione del cambio: per es., nel caso dollaro/euro, guadagna se si verifica apprezzamento del dollaro e perde in caso contrario. Per una banca, è normale avere attività ed emettere passività in v.: ciò fa parte dell’attività di banca commerciale, per soddisfare esigenze della clientela; può anche fare parte dell’attività di trading, assumendo in questo caso una connotazione speculativa. La differenza tra il valore totale delle attività in v. e quello delle passività rappresenta la posizione netta in v. di una banca ed esprime la sua esposizione al rischio di cambio.
Nel linguaggio bancario, l’espressione ‘giorno di v.’ indica il giorno esatto in cui viene riconosciuto l’accredito o l’addebito di una somma sul conto di un cliente. Per es., se un correntista versa un assegno sul proprio conto, il giorno in cui la relativa somma si rende disponibile non è quello del versamento, ma il giorno successivo, cioè il giorno di v., che conta agli effetti del calcolo della maturazione degli interessi.