Van Der Keuken, Johan
Fotografo e regista cinematografico nederlandese, nato ad Amsterdam il 4 aprile 1938 e morto ivi il 7 gennaio 2001. Grande documentarista, è considerato l'erede di Joris Ivens per la volontà di abbracciare la globalità del mondo con la macchina da presa. Nel suo lavoro mescolò fiction e documentario, opere sperimentali e immagini intime, in una filmografia che privilegia il confronto, il contrasto o l'analogia tra materiali, toni e tempi differenti. Sconosciuto fuori del suo Paese sino alla fine degli anni Settanta, vide poi apprezzato il suo talento all'estero in importanti retrospettive.
Fotografo dall'età di diciassette anni, come regista, dopo aver studiato all'IDHEC di Parigi (1956-1958), realizzò in quella città il suo primo film, Paris à l'aube (1958). Girò poi per la televisione olandese una serie di ritratti di artisti, conclusa da Lucebert, dichter-schilder (1962, Lucebert, poeta-pittore), che inaugurò l'amicizia con quest'ultimo (ripreso anche in Een Film voor Lucebert, 1967, Un film per Lucebert, e molto più tardi in Lucebert, tjid en afscheid, 1994, Lucebert, tempo e commiato). Nel 1967 iniziò il sodalizio con il compositore Willem Breuker, e nel 1968 quello con la fonica Nosha van der Lily (in seguito sua moglie). Diresse poi film di carattere politico: De tijd geest (1968, Il tempo costante), ritratto degli anni Sessanta; la 'trilogia Nord-Sud' sui rapporti tra Europa e Terzo mondo, composta da Dagboek (1972, Diario), Het witte kasteel (1973, Il castello bianco) e De nieuwe ijstijd (1974, La nuova era glaciale); De Palestijnen (1975, I Palestinesi); De weg naar het zuiden (1981, La via verso il sud), cronaca di un viaggio in Italia; I ? $ (1986), riflessione sull'economia. Musica, poesia e un'acuta sensibilità nel tradurre le proprie emozioni in movimenti della cinepresa sono i punti di forza di altre opere: De platte jungle (1978, La giungla piatta), studio di un territorio e dei suoi abitanti; Face value (1991), ritratti di mille volti di uomini contemporanei; Bewogen koper (1993, Ottoni scatenati), sulle diverse sonorità prodotte dalla stessa categoria di strumenti musicali. Altri lavori hanno avuto in comune l'interesse per gli esseri umani: un bambino cieco (Blind kind 1, 1964; Herman Slobbe ‒ Blind kind 2, 1966), un poeta (Bert Schierbeek, 1973), i cittadini della sua città (Amsterdam global village, 1996). Di notevole rilievo sono apparsi i percorsi personali, come i ritratti della sorella morente (Laatste woorden ‒ Mijn zusje Joke, 1935-1997, 1998, Ultime parole ‒ Mia sorella Joke, 1935-1997) e di sé stesso (Vakantie van de filmer, 1974, Vacanza del cineasta). Soprattutto De grote vakantie (2000, La grande vacanza), cronaca della sua lotta contro il tumore, si è imposto come intenso testamento artistico.
Les films de Johan van der Keuken, éd. J.-J. Henry, Paris 1985.
Border crossing: the cinema of Johan van der Keuken, ed. R. Herskowitz, Ithaca (NY) 1990.
Johan van der Keuken, éd. C. Blangonnet, Paris 1998.
Il mulino delle immagini: il cinema di Johan van der Keuken, a cura di G. Brianzoli, C. Chatrian, Santhià-Milano 1999.