Polglase, Van Nest
Scenografo cinematografico statunitense, nato a New York il 25 agosto 1898 e morto a Los Angeles il 20 dicembre 1968. Supervisionò il design di tutte le produzioni della RKO dal 1932 al 1942, imponendosi soprattutto per le scenografie di taglio espressionista di alcuni film drammatici (tra cui Citizen Kane, 1941, Quarto potere, di Orson Welles) e per quelle eleganti dei musical con Fred Astaire e Ginger Rogers. Ebbe sei nominations all'Oscar.
Studiò alla Beaux Arts School di New York e si laureò nel 1918 in architettura. Nel 1919 venne assunto come aiuto scenografo alla Famous Players-Lasky Corporation, dove fu assistente di Laurence H. Witt e nel 1925 debuttò come scenografo. Tra i suoi film di quel periodo va ricordato The magnificent flirt (1928; Femminilità) di Harry D'Abbadie D'Arrast, uno dei primi esempi di uso dell'art déco nella scenografia cinematografica. Nel 1929 passò alla Metro Goldwyn Mayer, dove lavorò in quello stesso anno a Untamed (L'indomabile) di Jack Conway. Nel 1932 divenne direttore del reparto scenografie della RKO, dove per dieci anni indirizzò, organizzò e supervisionò il lavoro di specialisti di valore come Carroll Clark, Alfred Herman, Perry Ferguson, Darrell Silvera, Albert S. D'Agostino. Non è facile stabilire i limiti e la portata del suo contributo ai singoli film, ma fu certo lui a elaborare lo stile visivo fatto di sensuale mistero e puntigliosa accuratezza che divenne il marchio di fabbrica della RKO. Portò la capacità di ricostruire con fedeltà le ambientazioni nei film storici, da Little women (1933; Piccole donne) di George Cukor a Mary of Scotland (1936; Maria di Scozia) di John Ford, e una fantasia senza eccessi nei film avventurosi, da The lost patrol (1934; La pattuglia sperduta) di Ford a Gunga Din (1939) di George Stevens. Affascinato dal cinema tedesco degli anni Venti, elaborò una personale rilettura della scenografia espressionista in film fantastici come King Kong (1933) di Merian C. Cooper ed Ernest B. Schoedsack, storici come The hunchback of Notre Dame (1939; Notre Dame) di William Dieterle, drammatici come The informer (1935; Il traditore) di Ford, Stage door (1937; Palcoscenico) di Gregory La Cava, Suspicion (1941; Il sospetto) di Alfred Hitchcock e Citizen Kane, basati sull'uso di singoli elementi scenografici come punto focale nella costruzione di situazioni perturbanti e minacciose. La visione deformata della dimensione spaziale assume un'importanza di primo piano nel panorama barocco di Citizen Kane, dove le costruzioni di P. e il panfocus del direttore della fotografia Gregg Toland materializzano in modo mirabile le ossessioni del protagonista.
Insieme al regista Mark Sandrich e al coreografo Hermes Pan, in una serie di cinque celebri film con Fred Astaire e Ginger Rogers (da The gay divorcee, 1934, Cerco il mio amore, a Carefree, 1938, Girandola) P. fu uno degli artefici di un modello di musical più colto e raffinato di quello legato alle costruzioni alla Busby Berkeley, condizionate dai corpi delle ballerine: in esso restituì dignità agli elementi scenografici, rielaborando in maniera bizzarra le suggestioni dell'art déco e della cultura figurativa europea. Indimenticabili sono gli sfondi neoclassici di The gay divorcee e la Venezia astratta e stilizzata di Top hat (1935; Cappello a cilindro), costruita su un trionfo di bianchi che la sospendono in una dimensione irreale. Queste scenografie restano famose come 'BWS' (Big White Set), paradisi di eleganza nei quali ogni tensione si ricompone nell'armonia delle forme.
Nel 1942 P. dovette lasciare la RKO e dall'anno successivo lavorò alla Columbia Pictures, per la quale firmò le ambientazioni noir di Gilda (1946) di Charles Vidor, riducendo poi la sua attività. Negli anni Cinquanta, divenuto scenografo free lance, realizzò il design di una serie di b-movies di Allan Dwan, da Silver lode (1954; La campana ha suonato), a Escape to Burma (1955; L'avventuriero di Burma) e Slighty scarlet (1956; Veneri rosse). Tra gli altri registi con i quali collaborò nella sua carriera sono da ricordare John Cromwell, Raoul Walsh, Anatole Litvak, Howard Hawks, Leo McCarey.
M.L. Stephens, Art directors in cinema, Jefferson (NC) 1998, pp. 243-49.