CASTELLANI, Vanni
Nacque a Firenze da Michele di Vanni intorno alla metà del sec. XIV; apparteneva a una delle maggiori famiglie dell'oligarchia cittadina. Il 22 genn. 1382 fu creato cavaliere in occasione dei festeggiamenti per la definitiva sconfitta dei Ciompi.
Il C. ebbe un ruolo di una certa importanza in occasione dell'acquisto di Arezzo e del suo contado. Nel 1384 Enguerrand de Coucy, conte di Soissons, che era sceso in Italia al seguito del duca d'Angiò, si accampò nel territorio senese; Marco da Pietramala, fallite le trattative iniziate con i Fiorentini per la cessione di Arezzo, si accordò con il Coucy ed il comandante francese, e, il 29 settembre, si impadronì della città, che dal 1380 apparteneva a Carlo di Durazzo. Nell'ottobre dello stesso anno i Fiorentini inviarono nella regione il loro esercito e strinsero Arezzo d'assedio. Il Coucy, che era stato informato della morte di Luigi d'Angiò avvenuta il 20 settembre, ritenendo ormai inutile l'occupazione, cedette Arezzo ai Fiorentini per 40.000 fiorini. Al C. fu affidato il compito di comandare i reparti fiorentini che costrinsero Marco da Pietramala a restituire le terre del contado di Arezzo, da lui occupate anche dopo l'accordo con il Coucy.
Negli anni 1387 e 1389 il C. divenne gonfaloniere di Giustizia. Il 6 maggio del 1388 egli fu eletto ufficiale della Zecca per sei mesi, per l'arte di Calimala; tornò in seguito a ricoprire questa carica nel novembre del 1391, nel novembre del 1401 e nel maggio 1410. Il 13 maggio 1388, con Filippo Adimari, fu ambasciatore a Venezia. Il 16 marzo 1390, giunse in Bologna come capitano e podestà per il secondo semestre di quell'anno. Nel settembre 1391 fu uno dei due commissari dell'esercito fiorentino.
Bonaccorso Pitti nella sua Cronica riferisce che nel dicembre del 1396 il C., lui stesso e Filippo Corsini furono inviati dalla Signoria come ambasciatori presso il re di Francia, per stabilire una comune linea d'azione contro il duca di Milano. Secondo quanto narra il Pitti, i tre ambasciatori rimasero a Parigi per circa due mesi in attesa della risposta del re. La situazione si sarebbe risolta quando il Pitti tradusse dal latino (che il re non comprendeva) al francese le allocuzioni del Corsini e del C.: solo allora, infatti, il sovrano avrebbe preso finalmente la risoluzione di mandare in Lombardia un esercito in aiuto della lega.
Nel 1403 il C. fu inviato in Lombardia presso il legato pontificio e nel 1404. insieme con Domenico Giugni, ambasciatore in Romagna; nello stesso anno fu eletto fra gli Otto di guardia. Il 5 giugno 1405 fu eletto per un anno al governo di Piombino; l'anno seguente, al suo ritorno a Firenze, fu gonfaloniere di Giustizia. Dal gennaio al marzo del 1408 fu tra i Sei della mercanzia, e durante l'esercizio di questa carica intervenne più volte nelle consulte. Il 14 settembre dello stesso anno fu inviato, con Iacopo Salviati, ambasciatore a Pisa presso il Collegio dei cardinali. Sempre nel 1408 il C. fu mandato ambasciatore a Napoli presso il re Ladislao di Durazzo per indurlo a recedere dall'atteggiamento assunto e a porre fine allo scisma. Nel 1409 fece parte dei Dieci di balia e durante l'esercizio di questa carica intervenne spesso nelle consulte per i capitani di Parte guelfa e per i Sei della mercanzia.
La creazione dell'ufficio dei Dieci di balia si era resa necessaria per fronteggiare l'atteggiamento ambiguo di Ladislao di Durazzo, re di Napoli, ed il difficile momento politico. Diverse furono le soluzioni proposte nel tentativo di cercare un accordo tra le varie parti. Il re Ladislao avrebbe desiderato pacificarsi con i Fiorentini, a patto che questi avessero abbandonato la causa di Luigi II d'Angiò, sceso in Italia per conquistare il Regno di Napoli. La Signoria d'altro canto era del parere che non sarebbe stato possibile raggiungere una pace duratura senza includervi anche il papa; questa in particolare fu la tesi sostenuta dal C., che in quel periodo era capitano di Parte guelfa. Ciò nonostante Ladislao inviò a Firenze, sul finire del 1410, il proprio ambasciatore, Gabriello Brunelleschi, nel tentativo di raggiungere un accordo con la Signoria.
Nel settembre-ottobre 1414 il C. fu eletto gonfaloniere di Giustizia e nello stesso anno fu inviato a governare la città di Cortona, che i Fiorentini avevano comperato da Ladislao di Durazzo. Dopo questa data non abbiamo altre notizie del C., se non quella relativa alla sua morte, avvenuta poco prima del 1427. Con l'avvento al potere di Cosimo de' Medici gli esponenti delle maggiori famiglie fiorentine furono espulsi dalla città. Il decreto di espulsione colpì anche i figli e i discendenti del C., che evidentemente era considerato l'ultimo e maggiore rappresentante della famiglia.
Il C. aveva sposato Francesca di Bettino di Bindaccio Ricasoli, dalla quale aveva avuto sette figli: Michele, Giovanni, Iacopo (che sposò Candia di Gabino da Fondoli, e nel 1431 era tra i Signori di Firenze), Piero (nel maggio del 1433, in qualità di sindaco del Comune di Firenze, ricevette, dopo la pace di Ferrara, dagli uomini del duca di Milano le fortezze e i castelli da loro occupati), Lotto (con il fratello Piero fu tra i condannati al confino alle trecento miglia dopo l'avvento al potere di Cosimo de' Medici), Simone (sposò una Coretta non meglio identificata), Bartolomeo (nell'ottobre del 1406, in occasione dell'accordo intercorso tra Pisani e Fiorentini, fu tra i primi ostaggi scambiati dalle due parti).
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Firenze, Tratte, n. 78, cc. 71r, 113rv; Ibid., Consulte e Pratiche della Repubblica fiorentina 1407-1409, n. 39, c. 154v; n. 40, c. 26v; Ibid., Priorista Mariani, III, c. 556; Ibid., Carte Pucci, n. 29, t. IV; Firenze, Bibl. nazionale, Magliab. 393, cl. 25, cc. 80, 89, 97, 223, 300, 362; Ibid., ms. Passerini, n. 186; Ibid., Poligrafo Gargani, 526; D. Buoninsegni, Storia della città di Firenze, a cura di G. B. Landini, Firenze 1637, pp. 57 s.; G. Morelli, Cronica, in R. Malespini, Istoria fiorentina..., a cura di T. Bonaventuri, Firenze 1718, p. 337; Naldo da Montecatini-I.Salviati, Cronache fiorentine, in Delizie degli eruditi toscani, XVIII (1785), pp. 88, 102, 179, 266, 302; Commiss. di Rinaldo degli Albizzi per il Com. di Firenze, dal 1399 al 1433, a cura di C. Guasti, I, Firenze 1867, pp. 22, 207; B. Pitti, Cronica, a cura di A. Bacchi della Lega, Bologna 1905, pp. 99, 105, 148; E. Gamurrini, Istoria geneal. delle famiglie nobili toscane e umbre, I, Firenze 1668, p. 412, G. M. Manni, Osservaz. istoriche sopra i sigilli antichi, XIII, Firenze 1793, p. 90; L. Passerini, Geneal. e storia della famiglia Ricasoli, Firenze 1861, tavola XV; G. Salvernini, La dignità cavalleresca nel Comune di Firenze, Firenze 1896, pp. 151 s.;C. Cipolla, Storia delle signorie ital. dal 1313 al 1530, Milano 1881, pp. 292, 383; L. Martines, The social world of the Florentine humanists, Princeton, N. J., 1963, ad Indicem.