vantaggio
Soltanto due occorrenze nel D. canonico, ambedue nell'Inferno; ignorato perfino dal Detto, è assai frequente nel Fiore come tipico francesismo (avantage, dal tardo latino ab-ante).
Come l'hapax ‛ avvantaggio ' (v.), significa in primo luogo " superiorità ", " preminenza ", " privilegio " (non semplicemente " caratteristica, prerogativa favorevole ") in If XXXIII 124 Cotal vantaggio ha questa Tolomea, / che spesse volte l'anima ci cade / innanzi ch'Atropòs mossa le dea: detto però, a proposito dei traditori, ironicamente, o meglio per amarissima antifrasi. In tutt'altro contesto, analoga accezione in Fiore Cv 9 vo' da le genti tal vantaggio / ch'i' vo' riprender sanz'esser ripreso.
A rigore, invece, l'accezione oggi normale di " frutto ", " utilità ", si dovrebbe considerare estranea al poema, perché l'unico dei due luoghi che a essa sia lecito ricondurre (If XVI 23) ne mostra una versione tecnicamente ellittica che fa caso a sé. D. infatti vi paragona la rota dei tre sodomiti all'atteggiamento di due lottatori che si fronteggino, avvisando lor presa e lor vantaggio, cioè (con endiadi) studiando la " condizione opportuna " o la " posizione adatta ", insomma la " presa più efficace " (al principio della gara) per sopraffarsi a vicenda: " avanti che venissero al prendersi, si riguardavan per alcuno spazio, per prendere, se prender si potesse, alcun vantaggio nella prima presa " (Boccaccio). Viceversa, nel Fiore: i' veggio mi' vantaggio, " interesse " (CI 5); anche nel sintagma con ‛ fare ': ti farò questo vantaggio, / ch'i' ti terrò tuttor in ricco stato, ti " concederò in dono " (XLIII 9).
Su questo versante semantico, una ricca serie fraseologica nel Fiore, ove la filigrana transalpina è evidentissima. Così ‛ prender v. di ' per " approfittare " (v. PRENDERE, o i successivi impieghi nel Compagni e nel Livio volgarizzato): CLXXVI 7 ella non prenderebbe nul vantaggio / di che doman vo' foste su' ribello.
Nel sintagma avverbiale ‛ da v. ' (francese davantage, " più ", " di più ") è peraltro sinonimo di " molto ": CLXVI 4 le belle bionde trecce da vantaggio, con iperbato, " assai " belle e bionde. Altrove, la stessa locuzione vale probabilmente " in soprappiù " (e in unione con ‛ più ', " più in soprappiù "), conforme al modello oitanico: CLXXVIII 5 gli mandi in gaggio / la roba ch'ella avrà più da vantaggio (meno attendibile, secondo il Parodi, il senso usuale " più di pregio "). Infine, il sintagma ‛ di gran v. ' (poi nel Boccaccio) si traduce senz'ombra di dubbio con " ottimamente ": CXCVII 14 ma troppo il loda l'uon di gran vantaggio; CCXVIII 1 Di gran vantaggio fu 'l carro prestato (in Sacchetti si avrà invece ‛ di v. ' per " vantaggioso ", " eccellente ").