vantare
Presenta due sole occorrenze nella Commedia, altrettante nel Convivio, una nel Fiore.
Transitivo, per " esaltare ", " celebrare " (ma già inclinante verso la diatesi media), in Cv IV XVII 6 La nona [virtù] si è chiamata Veritade, la quale modera noi dal vantare noi oltre che siamo e da lo diminuire noi oltre che siamo, in nostro sermone: proprio sulla falsariga del commento di Tommaso all'Etica aristotelica, che contrappone ‛ iactantia ' a ‛ ironia ' (Busnelli-Vandelli, ad locum).
Schiettamente riflessivo, per " gloriarsi ", " millantarsi ": Cv IV Le dolci rime 112 Però nessun si vanti / dicendo: ‛ Per ischiatta io son con lei '; altrove affiora un timbro tecnico, quasi di ‛ vanto ' giullaresco alla rovescia (in estroso contrappunto alla solenne reticenza di If XXV 94 ss. Taccia Lucano omai...): If XXIV 85 Più non si vanti Libia con sua cena.
In senso positivo, invece, in Pg VII 129 (Costanza di marito ancor si vanta) vale semplicemente " compiacersi ", " sentirsi orgoglio so "; così anche nel Fiore, ma in giunzione con ‛ andare ' e in atmosfera tanto piµ frivola, ella se ne va da poi vantando (LIX 14).