vapore
Il termine indica l'insieme delle " evaporazioni " o " esalazioni " umide e fredde, di natura simile all'acqua, che fuoriescono dalla terra o esalano dalle acque.
In tale accezione specifica gli scolastici potevano usare il termine vapor, mentre l'exhalatio propriamente detta andava intesa come esalazione secca e calda, di natura simile al fuoco (cfr. Aristotele Meteor. I 3, 340b 4, 27 ss., e v. ARIA anche per quanto segue).
Giunti alla regione media dell'aria, i v. ammassati si raffreddano e condensano riconvertendosi in acqua e dando luogo alla pioggia, alla neve o alla grandine (cfr. Arist. Meteor. I 9, 346b 29-35, e II 4, 360b 32-35). È questo il caso contemplato da D. in Pg V 110, a proposito dell'umido vapor che ‛ raccolto ' nella zona media dell'aria che è fredda (tosto che sale dove 'l freddo il coglie, v. 111) subito in acqua riede. In Pd XXVII 67 (vapor gelati fiocca) e 71 (fioccar di vapor) il paragone si riferisce al congelarsi dei v. in neve, provocato dai rigori dell'inverno (cfr. Arist. Meteor. I 11, 374b 12 ss.).
Quanto all'origine delle fonti, in Quaestio 83 è ricordato, ut per Phylosophum patet in Metauris suis (cfr. Aristotele Meteor. I 9, 346b 23-31; 13, 349b 21-27; II 2, 354b 29-30) che lo sgorgare delle sorgenti sulla sommità dei monti è dovuto all'ascendere dell'acqua in forma di v. (ascendente materia in forma vaporis). Con tale valore ricorre l'espressione di Rime C 54 Versan le vene le fummifere acque / per li vapor che la terra ha nel ventre, / che d'abisso li tira suso in alto, dove fummifere acque è da intendere nel senso della meteorologia aristotelica, e cioè ‛ fumi acquei ' in quanto le montagne raffreddano i v. umidi nel mentre salgono dalle cavità della terra, e li riconvertono in acqua giunti che sono alla sommità (cfr. Meteor. I 13, 350a 13-14; v. anche la nota ad l. di Barbi-Pernicone).
Di qui il chiarimento di Pg XXVIII 122, dov'è esclusa l'origine terrestre e meteorica delle acque correnti del Paradiso terrestre. Tali acque, infatti, non sorgendo - come quelle terrestri - da una vena alimentata da un vapor raffreddato e condensato in acqua (che gel converta), non sono soggette al variare di regime, come i fiumi terreni che crescono e decrescono (come fiume ch'acquista e perde lena, v. 123) a seconda del fluire delle sorgenti. Un caso notevole è quello di Quaestio 73, dove la virtus elevans attribuita alle stelle per spiegare il sollevamento della terra viene, tra l'altro, considerata come una " pulsio " suscitata nei vapores delle cavità terrene (generando vapores pellentes) che spingerebbero in alto la terra, ut in particularibus montuositatibus.
Il fenomeno, eccezionale, della pioggia di fuoco descritto in If XIV e XVII è assimilabile, sul piano naturale, a quello delle meteore infuocate descritte da Aristotele in Meteor. I 4, 341b 1 ss. e che sono causate dall'infiammazione di esalazioni secche e calde ascese alla regione aerea. Pertanto il vapore delle fiamme (If XIV 35, e 142 ogne vapor; XVII 48 vapori) sarà da intendere come " sicca exhalatio " o, più specificamente, come " materia incendii " (Tommaso Comm. Meteor. I lect. VI) di cui la pioggia infuocata si alimenta. In Pg V 37 i vapori accesi dél paragone dantesco (Vapori accesi non vid'io sì tosto / di prima notte mai fender sereno) rimandano anch'essi a questo tipo di manifestazione meteorica (cfr. Aristotele Meteor. I 5, 342a 34-36 " Apparent autem aliquando nocte serenitate existente, consistentia multa phantasmata in caelo... "; ma v. anche NUVOLA, e Petrocchi, ad l.).
Al fenomeno dell'alone (Arist. Meteor. III 3, 372b 15-18, 23-24) che cinge un corpo celeste (luce) si riferisce Pd XXVIII 24, dov'è contemplato il caso in cui il vapor che 'l porta più è spesso, cioè quando il v. umido che reca in sé i raggi luminosi che formano l'alone, è più condensato. In Cv II XIV 7 è citata l'opinione di aristotele quale appare nella " nova translatio " delle Meteore, secondo cui la via lattea sarebbe un ragunamento di vapori sotto le stelle di quella parte, che sempre traggono quelli, cioè costituirebbe un ammasso di v. attratti dalle stelle disposte lungo il coluro dei solstizi, rifrangendone la luce (cfr. Meteor. I 8, 345b 31-346a 11, e Tommaso Comm. Meteor. I lect. XIII; v. anche ANASSAGORA; galassia).
In connessione con l'influsso di Marte, i v. assumono il valore di eventi pregni di significati astrologici. Esplicito è il richiamo a ciò in Cv II XIII 21-22 dove, sulla base di Alberto Magno Meteor. I IV 9, afferma che Marte, [sì come dice Tolomeo nel Quadripartito], dissecca e arde le cose [cfr. Quadripart. 1]... e questo è quello per che esso pare affocato di colore... secondo la spessezza e raritade de li vapori che 'l seguono: li quali per lor medesimi molte volte s'accendono, sì come nel primo de la Metaura è diterminato [cfr. Arist. Meteor. I 4, 341b 1 ss.]. E però dice Albumasar che l'accendimento di questi vapori significa morte di regi e transmutamento di regni; però che sono effetti de la segnoria di Marte... in Fiorenza, nel principio de la sua destruzione, veduta fu ne l'aere... grande quantità di questi vapori seguaci di Marte. Qui l'accensione e la comparsa dei v. è posta sotto la signoria di Marte, secco e caldissimo, il cui influsso si esercita attraendo tali v. (seguono, seguaci; di qui l'esempio per la Musica al § 24) e inducendo in essi, talvolta, una " inflammatio " commisurata alla minore o maggiore densità o condensazione (spessezza, raritade) con cui viene costretto da essi, e che passa a significare guerre e sconvolgimenti. Il color rosso fuoco di Marte che è rifratto dai v. (pare affocato di colore) è segno appunto della sua potenza ad ardere e disseccare le cose e quindi a combattere, in quanto sostanza ignea, i v. umidi e freddi da cui è involuto.
Tale lotta o guerra trova espressione nella tempesta e, specificamente, nel tuono (v.) qual è espresso nella profezia di Vanni Fucci. In If XXIV 145 è infatti affermato che Marte trae vapor di Val di Magra, cioè un v. igneo e secco (di qui il risalto ai termini, in rima, Magra e dimagra al v. 143) che costituisce la materia del fulmine. Tale v., che è di torbidi nuvoli involuto, cioè coacervato nel v. umido e freddo delle nubi, combatterà con esso dando luogo alla tempesta (e con tempesta impetüosa e agra / .., fia combattuto, vv. 147-148), fino a erompere improvviso in forma di saetta, squarciando il v. acqueo che lo cinge e colpendo mortalmente (ond'ei repente spezzerà la nebbia, / sì ch'ogne Bianco ne sarà feruto, vv. 149-150). Da notare che attraverso la identificazione Marte-v. igneo-fulmine la metafora meteorica assume il valore di un pronostico astrologico e politico. Ancora in Rime CXI 8 il tuono è visto come guerre de' vapori, mentre in Pg II 14 il rosseggiare di Marte è posto in relazione alla spessezza dei v. (per li grossi vapor Marte rosseggia).
Alla spessezza o rarità dei v. fa riferimento D. per spiegare la maggiore o minore visibilità. In Cv III IX 12 il mutare dell'aria (mezzo; vedi) da sottile e secca in caliginosa (grosso) e umida viene spiegato con li vapori de la terra che continuamente salgono. L'esalare di tali v., infatti, variando la qualità dell'aria, variano anche la qualità delle immagini. Nel caso dei raggi di una stella che attraversano l'aria, ove quest'ultima sia caliginosa, saranno invisibili per il buio (oscuritade), e ove sia umida oppure secca, il loro colore varierà a seconda della rifrazione provocata dai vapori. Su tale base sono istituite le metafore di If XXXI 36 ('l vapor che l'aere stipa), Pg XVII 4 (vapori umidi e spessi), e, in particolare, con riferimento alla visibilità del sole e alla sua capacità di dissolvere l'umido e la spessezza dei v.: Pg XXX 26 (vidi... / la faccia del sol nascere ombrata, / sì che per temperanza di vapori / l'occhio la sostenea lunga fïata), Pd V 135 (le temperanze d'i vapori spessi), XII 15 (quella vaga [Eco] ch'amor consunse come sol vapori).
Con allusione al vento in quanto generato dalla traslazione di esalazioni secche (v. VENTO), in Pg XXI 52 si parla di secco vapor, mentre in If XXXIII 105 la mancanza di v. (in quanto sono coagulati nella ghiaccia di Cocito) provoca la meraviglia di D. nel percepire il vento (Maestro mio, questo [vento] chi move? / non è qua giù ogne vapore spento?). Solo l'agitazione dell'aria da parte delle ali di Lucifero ne spiegherà l'origine (XXXIV 49-51).
In Pg XI 6 l'espressione dolce vapore sarà da intendere riferita alla Sapienza come Logos emanante dal Padre, sulla base di Sap. 7, 25 o, all'interno del contesto che già richiama il Verbo (nome) e il Padre (valore), sarà da identificare con lo Spirito Santo. All'infusione della grazia proveniente dall'alto si riferisce la piova degli alti vapori in Pg XXX 113.