VARALLO (A. T., 2423-26)
Cittadina della provincia di Vercelli (Piemonte), situata a m. 453 s. m. nella media Valsesia, là dove la valle piega a gomito verso sud, alla confluenza del torrente Mastallone col fiume Sesia. Contava 3491 ab. nel 1931 ed è il centro più cospicuo di tutta la media e alta valle, ricca di chiese e di opere d'arte: di larga fama il Sacro Monte (m. 608), cui si accede mediante strada e funicolare, di recente costruzione. La città è capolinea della ferrovia a semplice binario, proveniente da Novara (km. 55), ed è il punto di irraggiamento di numerose strade e di importanti linee automobilistiche per Alagna, Rima, Rimella, Fobello, Coggiola, Borgosesia. Il comune è stato ampliato nel 1929 con l'aggregazione dei comuni di Camasco, Cervarolo, Civiasco, Crevola Sesia, Locarno, Morca, Morondo, Parone, Rocca Pietra, Valmaggia, Vocca, raggiungendo così la superficie di kmq. 113,42 di cui 102,77 produttivi. Larghissima diffusione presentano i boschi (38%), le aree pascolive (50%), i prati e i prati-pascoli permanenti (10%); i seminativi sono il 2% (segale, patate, fagiuoli, orti); molto diffusi, a coltura promiscua, gli alberi da frutto (meli, peri, noci); la produzione più importante è offerta dai foraggi con 18.000 q. e dalla frutta (circa 3000 q.). Nel 1927 le industrie occupavano 1927 operai, quasi unicamente nell'antico comune di Varallo, che possiede importanti stabilimenti tessili. La popolazione complessiva del comune è stata di 7828 ab. nel 1871, di 8352 nel 1901, di 8340 nel 1931, viventi in numerose frazioni; ma, mentre i centri di Varallo, Valmaggia e Rocca Pietra presentano aumenti demografici notevoli, tutti gli altri sono in forte diminuzione (Cervarolo da 1134 ab. nel 1871 a 399 nel 1931).
Il monumento maggiore di Varallo è il santuario del Sacro Monte (v. sotto), composto attualmente della Basilica dell'Assunta e di 43 cappelle sparse sul colle. Ma, oltre al Sacro Monte, Varallo annovera altri monumenti degni di menzione: S. Marco, di struttura gotica, ricca di affreschi all'esterno - quattrocenteschi, alcuni datati - e all'interno, soprattutto di Giulio Cesare Luini; S. Gaudenzio, l'odierna cattedrale, ricostruita nel 1710, in cui sono conservati alcuni dipinti che già ornavano la primitiva basilica, fra i quali l'ancona del coro di Gaudenzio Ferrari; e S. Pietro Martire, ora sconsacrata, costruzione trecentesca, che presenta tuttora all'esterno interessanti affreschi del Quattrocento. Sparsi in Varallo e nei dintorni, s'incontrano numerosi avanzi d'affreschi quattrocenteschi, testimonianza del largo fiorire di quest'arie in terra valsesiana (Si ricordino anche gli affreschi della Madonna di Loreto, una bella chiesuola quattrocentesca sulla strada fra Varallo e Roccapietra, già pertinente a quest'ultimo comune). A questa scuola valsesiana d'affrescatori sono legate le origini artistiche di Gaudenzìo Ferrari, che a Varallo lasciò alcune delle sue opere maggiori. La chiesa di S. Maria delle Grazie, costruita fra il 1487 e il 1501, presenta la grande parete divisoria fra le navate e il presbiterio interamente affrescata da Gaudenzio Ferrari con scene della vita e della passione di Cristo in 21 scomparti (datati, 1513). Anche la cappella di S. Margherita è decorata da affreschi di Gaudenzio, d'epoca anteriore, del 1507 circa. La chiesa è fiancheggiata dall'ex convento dei padri minori osservanti, quattrocentesco, ora adibito ad usi laici, in parte distrutto.
Il santuario del Sacro Monte fu fondato dal frate Bernardino Caimi milanese, che ne concepì l'idea nell'anno (1477-aprile 1478) in cui tenne a Gerusalemme la carica di guardiano del Santo Sepolcro. Tornato in patria, scelse nel 1481 l'altura presso Varallo per fondarvi la sua "Nuova Gerusalemme" e ottenne l'autorizzazione all'esecuzione del suo progetto da Innocenzo VIII con breve del 21 dicembre 1486. Secondo il primitivo progetto, le cappelle, dedicate ciascuna a fatti della Vita e Passione di Cristo, che venivano rappresentati da gruppi plastici coadiuvati da pitture, dovevano avere una disposizione analoga a quella dei Luoghi Sacri venerati in Terrasanta. Questo primitivo ordine, basato sulla topografia dei Luoghi Sacri, venne in seguito rotto da intrusioni, poi definitivamente sostituito da un ordine basato sulla successione cronologica degli avvenimenti stessi. Al primo periodo di costruzione del Sacro Monte partecipò largamente con la sua opera Gaudenzio Ferrari. Non tutti i problemi al riguardo sono sufficientemente chiariti, ma è certo che fin da principio Gaudenzio Ferrari lavorò moltissimo, di pittura e di plastica, per il Sacro Monte: sono ancora conservati affreschi suoi nelle cappelle della Pietà (del periodo giovanile, assai restaurati), del Crocifisso (eseguiti nel 1520-1523), dei Re Magi (d'epoca tarda), e in altre cappelle sculture in legno e in terracotta, la cui attribuzione è talvolta incerta.
Seguirono quindi anni di confusione e di stasi. Poi, nuovo impulso venne ai lavori dal patrizio Giacomo d'Adda, per cui volere s'iniziò dopo il 1560 una nuova era di attività per la costruzione del Sacro Monte, secondo progetti più grandiosi di quelli del padre Caimi. Il nuovo piano è esposto nel Libro dei Misterii, un grosso volume di disegni con breve testo esplicativo, già proprietà D'Adda, ora del Municipio di Varallo. Chi sia autore di questi disegni è questione controversa: paiono persuasive le argomentazioni del Galloni in favore di Galeazzo Alessi, invece di Pellegrino Tibaldi, il quale tuttavia si sa che ebbe parte ai lavori del Sacro Monte. Infine il maggior animatore al compimento dell'opera grandiosa fu S. Carlo Borromeo, che si recò due volte a Varallo nel 1578 e 1584, concorse ai lavori con forti somme e suscitò intorno al Sacro Monte, con l'ascendente della sua personalità, grande fama ed entusiasmo. Dopo di lui se ne occuparono il nipote Federico Borromeo e il duca di Savoia Carlo Emanuele I. Altro grande propugnatore dell'opera fu il vescovo di Novara Carlo Bescapé 1593-1615). Il Sacro Monte di Varallo divenne allora un attivissimo centro artistico. Alla parte architettonica attesero Pellegrino Tibaldi e probabilmente anche Galeazzo Alessi; alle pitture delle varie cappelle Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone e Antonio D' Enrico detto il Tanzio, oltre ad altri artisti minori; alla plastica, Giovanni Tabacchetti e Giovanni D'Enrico. Varallo possiede anche una Pinacoteca che è ricca soprattutto di dipinti valsesiani dal sec. XV al XIX.
Storia. - La città deve la sua importanza alla sua fortunata posizione geografica:) infatti la prima apparizione di Varallo nei documenti (1025, 1028) conferma appunto la caratteristica economica di centro commerciale di sbocco e di scambio fra la bassa e l'alta Valle Sesia. Questa caratteristica fece sì che, sviluppandosi le autonomie comunali, Varallo divenne uno dei primi centri giurisdizionali, attestatici in documento del 1217-1218, divenendo più tardi capoluogo della Curia superiore e centro della Universitas Vallis Sicidae fino alla soppressione della università nel 1816. I suoi statuti, formati nei secoli XIII-XIV, sono anche quelli della curia e dell'università. Contro questo accentramento si ebbe una sollevazione nel 1518, capeggiata da Giacomo Preti di Boccioleto (Val Sermenza) e da Gian Pietro Vinzio di Valduggia, un'altra nel 1678 degli abitanti di Val Grande e Val Sermenza. La data più memorabile per Varallo è quella della fondazione del Sacro Monte (v. sopra).
Bibl.: Cfr. quella della voce valsesia. Inoltre: F. Tonetti, Guida illustrata della Valsesia e del Monte Rosa, Torino 1891; L. Ravelli, Valsesia e Monte Rosa, I, Novara 1924, p. 205; G. Bordiga, Storia e guida del Sacro Monte di Varallo, Varallo 1857; S. Butler, Ex-voto: studio artistico sulle opere d'arte del Sacro Monte di Varallo e di Crea, Novara 1894; P. Galloni, Sacro Monte di Varallo: atti di fondazione, Varallo 1909; id., Sacro Monte di Varallo: origine e svolgimento delle opere d'arte, ivi 1914; id., in Novara Sacra, 1932, pp. 162-222. Per una vasta bibl., cfr.: F. Tonetti, biografia valsesiana, Varallo 1893; A. Durfo, Bibliografia valsesiana, Torino 1928; id., Bibliografia del Sacro Monte, ecc., Novara 1930; A. Durio, Il santuario di Varallo secondo uno sconosciuto cimelio bibliografico del 1514, ivi 1926, id., Francesco Sesalli e la prima "Descrittione" del Sacro Monte di Varallo, ivi 1927; id., Bibliografia di Gaudenzio Ferrari, ivi 1927.