VARĀṆĀSĪ
Il sito dell'antica Benares è stato individuato a Rājghāṭ, verso il limite settentrionale della città moderna - su una prominenza alta una ventina di metri dal piano di campagna - alla confluenza del Barna e del Gange nel 1940, durante i lavori per la ristrutturazione della stazione ferroviaria di Kashi. Gli scavi condotti da K. Deva in quella occasione hanno permesso l'esatta identificazione del sito grazie al ritrovamento di un sigillo iscritto di epoca gupta in cui si menziona il nome della città, Varāṇāsī. Luogo sacro per gli hindu e per i buddhisti - Sārnāth (v.) si trova poco distante dalla periferia orientale della città - è uno dei più antichi insediamenti urbani della pianura gangetica. Già capitale del territorio (mahājanapada) di Kāśī, che deriva il nome da una popolazione tribale di origine vedica, ai tempi del Buddha (VI/V sec. a.C.?) venne assorbita dal regno di Kośala, e dal periodo maurya a quello gupta la città svolse generalmente il ruolo di sede amministrativa provinciale delle diverse dinastie che si avvicendarono nell'area gangetica. L'importanza del sito, affermatosi come centro religioso e culturale, è accresciuta anche dalla posizione sul medio corso del Gange, che ha contribuito a farne un crocevia commerciale.
Scavi sistematici, condotti tra la fine degli anni Cinquanta e la metà degli anni Sessanta sotto la direzione di A. K. Narain, hanno restituito una sequenza cronologico-culturale articolata in sei periodi; inoltre una breve campagna di scavo è stata condotta nel 1977-78 da B. P. Singh per indagare più dettagliatamente l'evidenza in areale del sito, in parte trascurata nel corso delle precedenti campagne.
Il primo periodo (c.a 800-200 a.C.) è stato suddiviso in tre fasi: IA, c.a 800-600 a.C.; IB, c.a 600-400 a.C. e IC, c.a 400-200 a.C. Per il periodo IA non è stata rinvenuta alcuna struttura e le attestazioni di cultura materiale consistono soprattutto in Ceramica nera e rossa (Black and Red Ware), nera ingubbiata e rossa semplice o ingubbiata. I primi abitanti del sito erano dediti all'agricoltura e usavano utensili di ferro e di osso; tra gli oggetti di terracotta sono stati rinvenuti dischi, rotelle, sferette, orecchini e raschiatoi (materiali comuni alla maggior parte dei siti gangetici protostorici); sono inoltre attestati vaghi di collana di terracotta, pasta vitrea e osso; infine di un certo interesse, data la posizione stratigrafica, è il ritrovamento di un frammento di figurina fittile femminile arcaica (v. terracotta: India).
La comparsa della Ceramica nera polita del Nord (Northern Black Polished Ware, NBPW) caratterizza l'orizzonte della fase IB. Durante questo periodo fu innalzato un grande terrapieno - c.a 20 m di base e tra i 5 e i 10 m di altezza - lungo la riva del Gange, forse a difesa dalle piene alluvionali (come ipotizzato anche per delle piattaforme lignee limitrofe), o forse parte della struttura difensiva della città, integrata da un canale artificiale lungo il lato O, che congiungeva il Barna con il Gange. Le abitazioni erano costruite su un piano di terra battuta con muri in argilla pressata e a graticcio. Ai materiali precedentemente attestati sono ora associate anche figurine fittili, femminili e animali (elefanti e tori), interamente modellate a mano.
Nel corso dell'ultima fase, IC, la qualità della NBPW è notevolmente inferiore; accanto a questa ceramica sono attestate una varietà piuttosto grezza di ceramica grigia e nuove forme di ceramica rossa (vasi piriformi, padelle con due manici ad aletta, ciotole carenate, ecc.). Le uniche strutture documentate sono alcuni pozzi ad anelli modulari (ring wells). Per quanto riguarda i materiali fittili va segnalata l'introduzione della tecnica a stampo (inizialmente limitata ai soli volti delle figurine femminili).
Solo dal periodo II (c.a 200 a.C.-inizi I sec. d.C.) si può parlare di vera e propria urbanizzazione a V.; l'uso del mattone cotto e una più razionale pianificazione permisero di sfruttare al meglio lo spazio disponibile: le abitazioni si presentano generalmente allineate lungo i canaletti pubblici di drenaggio, con due ambienti principali, un vestibolo, un pozzo e una piccola piattaforma per lavarsi. Accanto a sporadici rinvenimenti di NBPW e di ceramica grigia, la ceramica predominante è ormai quella rossa ingubbiata e talora anche decorata con motivi floreali, cerchietti e simboli (triratna, ecc.); caratteristiche sono le brocche ad alto collo che a volte presentano il versatolo con protome di animale mitico (makaramukha).
Tra le figurine fìttili sono attestate con una certa frequenza le placchette a stampo convenzionalmente considerate di tradizione śuṅga. Monete anepigrafi in rame e impronte di sigilli iscritti confermano l'attribuzione del periodo al II-I sec. a.C.
Durante il periodo III (I-III sec. d.C.) si assiste a una più intensa urbanizzazione; le case sono per lo più come nel periodo precedente; di rilievo inoltre la presenza di numerosi ambienti ipogei in laterizî o con le pareti rastremate, interpretati da B. P. Singh come magazzini per derrate alimentari. Anche la ceramica, ormai solo rossa, con o senza ingobbio, oltre ad assemblaggi miniaturistici, non presenta notevoli variazioni rispetto ai tipi precedentemente attestati. Accanto a un incremento produttivo, per la coroplastica si registra un raffinamento decorativo per le immagini sia antropomorfe sia animali. Le numerose attestazioni di monete, sigilli e impronte di sigilli stanno inoltre a indicare la ricchezza e lo sviluppo commerciale del periodo.
Il periodo IV (c.a 300-700 d.C.) è caratterizzato da un'attività edilizia di minore intensità; sono degne di una certa attenzione solo alcune strutture di carattere rituale. La forma ceramica più comunemente attestata è ora la brocca ad alto collo in Ceramica rossa polita. Un tesoretto nascosto in un vaso ha restituito, insieme a piccoli oggetti d'oro e sigilli iscritti, quattro monete d'oro di Candragupta, Kumaragupta I e Skandagupta. L'aspetto forse più notevole del periodo è dato dalla quantità e varietà di immagini fittili (raffiguranti varie divinità, personaggi e animali).
Il Bharāt Kalā Bhavan, il museo della Benares Hindu University, ospita una ricca collezione di arte indiana (c.a 100.000 pezzi: manufatti protostorici, materiali dagli scavi di Rājghāt, sculture rinvenute nell'area cittadina o provenienti da donazioni di privati, un'ampia collezione di pittura, gioielli, monete, ecc.). Il museo venne fondato nel 1920, e suo primo direttore onorario fu il famoso poeta R. Tagore; dal 1950 è parte integrante della Benares Hindu University.
Bibl.: V. S. Agrawala, Rajghat Terracottas, in Journal of the Iridian Society of Oriental Art, IX, 1941, pp. 7-11; B. C. Law, Tribes in Ancient India, Puna 1943; K. Deva, Excavations at Rajghat near Benares, in B. A. Fernandes (ed.), Annual Bibliography of Indian History and Indology, III (1940), Leida 1949, pp. 41-J1; V. S. Agrawala, Clay Sealings from Rajghat, in JNSI, XXXIII, 1961, pp. 408-413; A. K. Narain e altri, Excavation at Rajghat (1957-58; 1960- 65), I. The Cuttings. Stratification and Structures; II. The Pottery·, III. Small Finds·, IV Á-B. Terracotta Human Figurines, Benares 1976-1978; V. S. Agrawala; Varanasi Seals and Sealings, Benares 1984; T. K. Biswas, B. Jha, Gupta Sculpture. Bharat Kala Bhavan, Benares 1985; B. P. Singh, Life in Ancient Varanasi, Benares 1985; T. N. Roy, in A. Ghosh (ed.), An Encyclopaedia of Indian Archaeology, Nuova Delhi 1989, pp. 360-362, s.v. Rajghat.