VARESE (A. T., 24-25-26)
Capoluogo dell'omonima provincia, l'ultima in data (1927) tra le lombarde (ma già capoluogo del dipartimento del Verbano durante il regno italico).
La città, sviluppatasi da un antichissimo centro, si è ingrandita via via per aggregazione di piccoli nuclei vicini, la cui successiva saldatura è rivelata dall'interposizione di ville e di giardini nell'area del centro urbano. Varese è cresciuta soprattutto in grazia della sua eccellente posizione, al punto di necessaria confluenza, nell'alta pianura pedemontana, delle vie naturali che si dirigono al centro della valle del Po (Milano) dalla sponda orientale del Verbano (da Laveno lungo il piede delle colline del Varesotto, da Luino attraverso la Valganna e da Lugano per la valle del Brivio), vie che cercano di evitare le piatte plaghe paludose e gli ostacoli dei dossi morenici così frequenti nella parte occidentale di quella pianura, e lo stesso angusto fondovalle in cui scorre l'Olona. Il nucleo più antico della città, localizzato nel piano intermorenico tra Biumo Superiore e l'attuale giardino pubblico, è definito all'ingrosso dal canale di circonvallazione - oggi coperto - derivato dal T. Vellone, oltre il qual limite stanno le espansioni recenti, che hanno mutato l'originaria pianta ovale in quella a raggera.
Allo sviluppo topografico corrisponde l'aumento di popolazione, assai notevole nel settantennio che segue l'unificazione del regno: da 10.101 ab., quanti ne aveva (entro i limiti attuali) nel 1861, il comune è passato a 34.909 nel 1921 e a 42.645 nel 1931, alla quale epoca il centro urbano vero e proprio contava circa 25.000 ab.
Di questi, oltre 2/5 figurano interessati nelle industrie, che sono varie e importanti (seterie, calzature, valigerie, costruzioni meccaniche, fabbriche di generi alimentari) e fanno di Varese uno dei centri, sotto questo riguardo, più attivi della Lombardia. L'eccellente attrezzatura delle comunicazioni (autostrada per Milano, quattro linee ferroviarie e una raggera di tramvie elettriche) ha poi favorito nell'ultimo ventennio un sempre più intenso movimento turistico.
Il territorio comunale (67,36 kmq.) comprende, dopo il 1921, anche quello dei soppressi comuni di Bizzozero, Bobbiate, Capolago, Induno Olona, Lissago, Masnago, S. Maria del Monte, S. Ambrogio Olona e Velate, estendendosi così dalla sponda sud-orientale del Lago di Varese alle alte valli dell'Olona e del Brivio e risalendo le falde dei monti e dei colli che formano anfiteatro a N. della città.
Bibl.: G. C. Bizzozzero, Varese ed il suo territorio, Varese 1874; Consiglio provinciale dell'economia, La provincia di Varese nei suoi valori economici, ivi 1930.
Monumenti. - La chiesa di S. Vittore, costruita (1580-1615) su disegno di Pellegrino Tibaldi, ha la facciata del 1795, su disegno di L. Pollack. A tre navate con cupola, è tutta affrescata e adorna di pregevoli quadri, nonché di stucchi, specie nella vòlta maggiore, dove lavorò, in questi ultimi anni, Ludovico Pogliaghi. Gli affreschi che decorano la basilica sono, in parte, di Pier Francesco Mazzuchelli, detto il Morazzone, che lavorò particolarmente nella cappella a destra dell'altare maggiore (1617). Tra i dipinti su tela ve ne sono del Morazzone (1627), del Carlone (1630), del Malosso (1583), di Del Cairo (1674), del Nuvolone (1671), del Cerano (1663), del Procaccini (1626). Il colossale campanile, di 75 m. d'altezza, fu costruito da Giuseppe Bernascone, architetto varesino (secolo XVII). Di fianco alla basilica, il battistero del secolo XIII ha interessanti affreschi, sculture e vetrate.
Il palazzo d'Este, ora municipio, sontuosa costruzione del sec. XVIII, eretta per ordine di Francesco III d'Este, duca di Modena, conserva molte tracce del fasto antico e l'antico principesco giardino all'italiana (1766). Nel palazzo d'Este è il museo civico con interessanti collezioni preistoriche dalle stazioni di palafitte del Varesotto, avanzi della necropoli romana di Ligurno e altre collezioni numismatiche e documenti del Risorgimento. Ricordiamo infine il monumento a Garibaldi, di Leone Buzzi da Viggiù e quello ai caduti - opera di Enrico Butti di Viggiù - eretto nell'ottobre 1923.
Attraversata la città, verso nord, oltre il rione denominato "S. Ambrogio Olona" dove si conserva una bella chiesina romanica e dove sorge un monumento ai caduti, opera dello scultore Bazzaro, si apre la salita al santuario di S. Maria del Monte, celebre per la sua storia e per le sue opere d'arte.
Nella seconda metà del sec. IV, S. Ambrogio, cacciati gli eretici ariani da questo monte, vi fondò la devozione in onore della Vergine. La primitiva cappellina montana divenne poi una chiesa che, nel sec. VII, già aveva il titolo di basilica e durò fino circa il 1000, epoca in cui fu edificata la parte centrale della chiesa attuale, completata poi dalle due navate laterali e dalle absidi, al tempo di Ludovico il Moro (1472), rimanendo dell'antica basilica la cripta sotterranea, ancora oggi esistente. Il santuario, nella attuale forma architettonica, è opera del celebre Gadio, architetto degli Sforza; comprende tre navate e tre cori con al centro, sotto maestosa cupola, un grandioso, elegante altare in marmo, di stile barocco. Sotto l'altare la cripta con colonnine anteriori al 1000 ha affreschi del secolo XIV. Degli affreschi che dovevano decorare tutta la basilica nel sec. XV rimane qualche frammento. L'attuale decorazione è dovuta in gran parte ai fratelli Della Rovere (detti i Fiamminghini) e ad altri pittori del sec. XVII, e gli ultimi restauri al Pogliaghi, al Brambilla, a G. Poloni. Vetrate a colori del Bertini e del Pogliaghi. La cappella delle Reliquie fu affrescata da A. Busca (sec. XVII). Il battistero, opera di Ludovico Pogliaghi, ha il pavimento in ambrogette del sec. XV. La salita al santuario è accompagnata da quindici cappelle raffiguranti i misteri del S. Rosario, costruite nel corso del sec. XVII con l'opera dell'architetto Giuseppe Bernascone di Varese, e decorate di grandiosi gruppi di terracotta policroma a cui si legano illusionisticamente le decorazioni dipinte da parecchi valenti artisti, quali il Nuvolone, il Ghianda, il Busca, il Morazzone, Isidoro da Campione, i fratelli Recchi. Dionigi Bussola, Cristoforo Prestinaro, Francesco Silva di Morbio Inferiore modellarono le statue. Degne di particolare osservazione sono le pitture del Morazzone nella VII Cappella (La Flagellazione); gli affreschi e le terrecotte della X cappella (la Crocifissione); la costruzione architettonica della I, IV, V e XII cappella. Precede un oratorio di forma circolare, dedicato alla Vergine Immacolata con bellissima statua di legno; otto statue di terracotta del Silva, raffiguranti i difensori del dogma; affreschi dei fratelli Lampugnani. Nel monastero delle romite ambrosiane, restano frammenti di affreschi dei secoli XV e XVII; sculture lombarde di legno del sec. XV raffigurano la Crocifissione e la Flagellazione alla colonna, probabilmente della stessa mano di altre due che si conservano a Brera.
Il museo del santuario, ordinato dal prof. L. Pogliaghi, contiene cimelî storici e artistici dei secoli XII, XIV, XV, XVII e XVIII. Nel nuovo museo "Baroffio dall'Aglio" verrà esposto il ricco patrimonio artistico dell'illustre donatore, che comprende anche un bellissimo disegno a sanguigna di Leonardo da Vinci (cfr. C. Del Frate, S. Maria del Monte sopra Varese, Varese 1933).
Storia. - Antichissimo centro derivato da una vicina stazione palafitticola, Varese non assurse tuttavia, nell'età romana, ad alcuna notorietà.
Gli avvenimenti successivi, se dimostrano un progressivo sviluppo di Varese, ne riconoscono implicitamente l'origine modesta. Appartenendo alla diocesi di Como, fece parte del contado di Seprio, divenendo in breve pieve e borgo fortificato. Durante la guerra decennale fra Milano e Como (1117-1127) parteggiando per la prima città, fu due volte presa e saccheggiata dai Comaschi, mentre durante le guerre fra Milano e l'Impero parteggiò per quest'ultimo, o forse, come altri territorî indipendenti dalla curia arcivescovile di Milano, fu confiscata e sottratta all'influenza della città ribelle. Erettasi a comune, sotto la giurisdizione dell'arcivescovo, tentò a metà del sec. XIII di rivendicarsi a piena autonomia, e vi riuscì solo dopo una sentenza pontificia, pur rimanendo sempre sotto la protezione dell'arcivescovo di Milano. Nel 1257 sostenne Leone da Perego contro il popolo di Milano, indi (1285) partecipò alla presa di Angera con Gastone della Torre, ma di lì a poco passò al partito ghibellino, tanto che nel borgo trovò primo ricovero Matteo Visconti, nel 1302. Ludovico il Bavaro fortificò la terra, che passò poi in feudo di Lodrisio Visconti e, alla fine del secolo XIV, di Facino Cane. Come il rimanente della provincia, soggiacque alle varie vicende delle guerre fra Spagnoli, Francesi e Svizzeri, e da questi ultimi fu saccheggiata e incendiata nel 1810: qualche anno dopo (1538) ottenne il privilegio di non venire infeudata, e così rimase fino a quando (1765) Francesco III di Modena Este non l'ottenne da Maria Teresa. Nell'età napoleonica fu creata capoluogo del dipartimento del Verbano, ma ben presto venne incorporata a quello del Lario (Como): durante l'agosto 1848, dopo che Varese fu rioccupata dagli Austriaci, campeggiò nei dintorni Garibaldi con i suoi volontarî (battaglie di Luino e Morazzone); egli vi ritornò il 23 maggio 1859, sconfiggendovi pienamente il generale Urban, che il giorno prima aveva bombardato la città.
La provincia di Varese. - La provincia di Varese, costituita con r. decr. 2 gennaio 1927, comprende comuni facenti parte dell'ex-circondario di Varese, distaccato dalla provincia di Como, e dell'ex-circondario di Gallarate, distaccato da quella di Milano. Il territorio, esteso 1196,68 kmq. (il più piccolo tra quelli delle provincie lombarde), appartiene per circa 1/3 alla zona di montagna, per poco più di 2/5 alla collina e per poco più di 1/5 alla pianura. La parte maggiore della provincia è costituita dal Varesotto propriamente detto, che abbraccia insieme con la regione collinare piccoli lembi delle altre due. Verso settentrione, oltre il profondo solco della Tresa, s'alza il gruppo micascistico dell'alto luinese, in cime che emergono fin sopra i 1600 m. (M. Lema, 1622 m.), su valli d'aspetto alpestre (Veddasca); a S. le colline si continuano nel tipico paesaggio mosso dell'alta pianura lombarda, dove grandi conoidi di deiezione si alternano a ripieni terrazzati, attraverso i quali Ticino e Olona hanno inciso le loro valli.
L'economia della provincia è prevalentemente industriale: secondo i dati del censimento 1931 l'agricoltura vi interessa appena il 14,6% della popolazione presente di oltre 10 anni esercitante una professione, e non più del 19,2% delle famiglie ha a capo un addetto all'agricoltura. Questa, un tempo assai fiorente, ha assai sofferto della diserzione di braccia che ha tenuto dietro alla decadenza del vigneto, all'emigrazione temporanea e al richiamo delle industrie, e in parte anche al conseguente forte parcellamento fondiario (oltre i 4/5 del territorio sono occupati da aziende inferiori ai 10 ha.). Oggi si cerca di rianimare l'attività agricola della provincia, indirizzandola verso forme consociate all'allevamento, che è già assai bene sviluppato, massime per ciò che riguarda i bovini (41 mila capi nel 1930). Per il numero degli addetti alle industrie, in Lombardia, la provincia di Varese viene subito dopo quella di Milano (11% del totale di questa), e la supera relativamente al numero degli abitanti, dei quali il 31% sono interessati nelle industrie (25% nella provincia di Milano). Fra queste figurano in prima linea le tessili, che riuniscono, nel piccolo settore tra Gallarate, Busto Arsizio e centri viciniori, circa il 10% dei telai di tutto il cotonificio nazionale. Numerose e ben sviluppate anche le meccaniche con stabilimenti tra i più grandiosi d'Italia (costruzioni aeronautiche, macchine tessili, carrozzerie, ecc.).
La popolazione della provincia, che era di 331.375 ab. nel 1911, è passata a 346.099 nel 1921 e a 382.462 nel 1931, con un aumento medio annuo (7,2%) superiore a quello medio del regno. La densità (320 ab. a kmq.) è tra le più alte del regno, e superata in Lombardia solo da quella della provincia di Milano. Dei centri abitati solo 3 oltrepassavano nel 1931 le 10 mila anime: Busto Arsizio (29.139 abitanti), Varese e Gallarate (13.441).
Bibl.: Cons. prov. econ., La provincia di Varese nei suoi valori economici, Varese 1930; Catasto agrario 1929, Roma 1935, fasc. 19°.