Variety
Settimanale internazionale dedicato allo spettacolo, fondato a New York nel 1905 dall'editore Sime Silverman. Il primo numero, di appena sedici pagine, nacque dal lavoro di una redazione ridottissima, composta dallo stesso Silverman e da due collaboratori; ma l'inizio in tono dimesso fu solo il primo passo di un periodico che di lì a poco sarebbe diventato un punto di riferimento critico dell'intero settore cinematografico. Alla morte di Silverman nel 1933, V. contava già una redazione di 225 impiegati e un numero di pagine vicino alle cento, scritte con uno stile giornalistico e un lessico ormai del tutto estranei a qualsiasi convenzione accademica. Quasi un riflesso della personalità di Silverman, appassionato frequentatore di Broadway, gli articoli di V. ne riproducevano lo slang, proponendo a loro volta coloritissime invenzioni linguistiche, alcune delle quali destinate ad avere una grande fortuna nel mondo dello spettacolo. Proprio nei decenni Venti e Trenta V. raggiunse un'ampia popolarità. Nel 1933 fu poi la volta del "Daily variety", quotidiano pensato sui gusti del pubblico statunitense, e quindi dissimile dall'anima internazionale del settimanale.
Su V. le recensioni di film acquistarono regolarità a partire dal 1913; nei primi anni trattarono soprattutto film americani, indicandone il cast, la trama e il tipo di pubblico cui convenivano, e informando criticamente anche sui prodotti d'oltreoceano, come testimoniano nell'anno di uscita del film gli elogi della rivista per Cabiria (1914) di Giovanni Pastrone. Lo schema originario venne poi modificandosi in virtù della sempre maggiore complessità dell'evento cinematografico. Dalle pagine degli anni Cinquanta firmate Brog, Myro, Wear, agli articoli degli anni Novanta di Emanuel Levy, Derek Elley, David Stratton, Lisa Nesselson, Gunnar Rehlin emerge la volontà editoriale di spiegare il cinema come prodotto culturale, analizzandolo nei suoi elementi narrativi e nel suo sviluppo tecnico.
Dal 1987 V. appartiene alla Cahners Publishing Company. La sua tiratura, all'inizio del 21° sec., è di circa 35.000 copie.