varismo
Modificazione del normale rapporto tra due segmenti scheletrici adiacenti, quando l’asse longitudinale del primo forma con quello del secondo un angolo con il vertice verso l’esterno. Il segmento appare, pertanto, deviato verso l’interno. Può essere un’anomalia presente sin dalla nascita, oppure può essere acquisita successivamente, per es., a causa di una frattura mal consolidata o di un processo patologico che interessi l’articolazione.
Il v. si riscontra spesso al livello del ginocchio e rappresenta una deformità a causa della quale l’asse longitudinale del femore e l’asse longitudinale della tibia formano un angolo aperto medialmente tanto minore quanto maggiore è la deformità stessa. Nel soggetto normale l’asse longitudinale diafisario del femore e l’asse longitudinale diafisario della tibia formano un angolo aperto lateralmente di circa 175° (v. fisiologico). Le ginocchia vare sono distinguibili per il fatto che le gambe sono visibilmente ‘ad arco’ (bow legs) o ‘a cavaliere’. Nel caso di v. è possibile quantificare l’entità della deformità mettendo a contatto i malleoli tibiali e misurando la distanza tra i due condili femorali interni.
Il paziente va esaminato a ginocchia estese e rotule frontali. La sede della deformità nel ginocchio varo è a carico della epifisi prossimale della tibia. Per valutare il grado di deformità è necessario un quadro radiografico completo che comprenda: radiografie degli arti inferiori in toto sotto carico, radiografie in proiezione anteroposteriore e latero-laterale del ginocchio e radiografie assiali di rotula. Per completare l’esame del ginocchio si valutano le differenti prospettive dell’articolazione patello-femorale. Per un più completo quadro radiografico si esegue anche una radiografia di paragone postero-anteriore sotto carico a 45° di flessione del ginocchio, che facilita la diagnosi nel caso in cui la proiezione antero-posteriore non fosse abbastanza evidente.
La scelta del tipo e del tempo del trattamento dipendono dall’età del paziente e dalla gravità della deformità. La deformità va seguita nel tempo fino al termine dell’accrescimento scheletrico; in accrescimento si può correggere con emiepifisiodesi (fissazione del versante epifisario mediale) con cambre (staffa metallica a due punte in grado di tenere uniti i nuovi legamenti). Poi, a deformità stabilizzata, è possibile la correzione con osteotomia valgizzante.