VARRONE (Marcus Terentius Varro)
Fecondissimo scrittore latino, originario di Rieti (116-27 a. C.). aveva già compiuto 490 libri, come ci dice Gellio, quando arrivò all'età di 78 anni; le sue opere costituivano per tutti gli scrittori latini a lui posteriori e per tutte le scienze una specie di immensa enciclopedia sistematica dove, accanto alle tradizioni italiche, si trovava, ridotta e adattata alla mentalità latina, tutta la scienza dei Greci. Pur possedendo solo una piccola parte dell'opera varroniana, siamo ancora in grado di misurarne l'importanza dalle opere superstiti di Vitruvio e di Plinio il Vecchio, che la citano.
Particolarmente interessante dal punto di vista dell'arte e, più precisamente, per la storia del ritratto antico, era il suo scritto intitolato Imagines o Hebdomades compiuto verso il 39 a. C., probabilmente a somiglianza e a complemento di altra simile opera pubblicata da Pomponio Attico, l'amico di Cicerone (109-31 a. C.). Sono note le commosse parole di Plinio (Nat. hist., xxxv, 11): "che sia stato fervido l'amore per i ritratti dei grandi sono testimoni Attico, quello di Cicerone, con un volume sull'argomento e M. Varrone colla generosa intenzione d'inserire in qualche modo nei suoi numerosi volumi i ritratti di 700 illustri personaggi, mal sopportando che le loro immagini si perdessero e che il tempo prevalesse sull'uomo: autore di un dono di cui anche gli dèi possono essere gelosi, dal momento che non solo conferì l'immortalità ai personaggi raffigurati, ma li fece conoscere a tutto il mondo, affinché potessero essere; presenti ovunque come dèi. E rese quest'onore anche agli stranieri". Dalla quale ultima frase potrebbe pensarsi, che Attico avesse fatto parte più larga ai Greci. Pertanto il Ritschl (Opuscula, iii, 508) propose una ricostruzione esteriore delle Imagines nel senso che, stabiliti 7 titoli di fama, si avessero 50 hebdomades per i Greci e 50 per i Romani, inoltre, attribuiti 7 Romani e 7 Greci per ogni libro, si sarebbero avute in 14 libri, 98 hebdomades; il I libro di introduzione doveva contenere le due hebdomades residue con gli antichissimi e famosi Greci e Romani per ogni titolo. Ogni personaggio aveva un ritratto e una didascalia in prosa e in versi. La nostra curiosità si rivolge, non tanto alle didascalie, quanto ai ritratti disegnati e dipinti, personaggio per personaggio; ma deve contentarsi di pure induzioni. Effigiati e riprodotti i più antichi e i mitici secondo gli schemi creati dalla fantasia (pariunt desideria non traditos vultus: Plin., Nat. hist, xxxv, 90), saranno apparsi i grandi dell'epoca classica secondo quel noto canone etico per cui si rendevano "nobiliores" i ritratti (xxxiv, 74); ed infine, col IV sec. avanzato avranno avuto inizio immagini più fedelmente fisiognomiche (v. ritratto).
Altre opere di V. che riguardavano più o meno strettamente la storia delle arti, dovettero essere quelle sulle origini del teatro romano. Nelle Antiquitates poi era la descrizione topografica di Roma, con i templi, i sacelli, gli dèi e le loro immagini. Ma in tutti i suoi volumi, qualunque fosse il loro oggetto, V. tramandava notizie utili allo storico; basti la lettura del De lingua Latina, dove in mezzo alle questioni grammaticali son disseminate a larghe mani le notizie più svariate su Roma, il Lazio, l'Etruria e così via. "Tu (dice Cicerone rivolgendosi a V. negli Acad. post., i, 3, 9) aetatem patriae, tu descriptiones temporum, tu sacrorum iura, tu sacerdotum, tu bellicam disciplinam, tu sedem regionum locorum, tu omnium divinarum humanarumque rerum nomina genera officia causas aperuisti".
Bibl.: Opere: Varrone, De Lingua Latina, ed. Goetz-Schoell, Lipsia 1910; id., De lingua latina, libro V, ed. Collart, Parigi 1954; id., De lingua latina, libro VIII, ed. Dahlmann, Berlino 1940; id., Liber de philosophia, ed. Langeberg, Colonia 1959. Studî su V.: P. Fraccaro, Studi Varroniani. De gente populi Romani, libri IV, Padova 1907; F. Della Corte, Varrone, Genova 1954; J. Collart, Varron grammarien latin, Parigi 1954; R. Schröter, Studien zur Varronische Etimologie, Ginevra 1963; A. Traglia, Varronienne, Ginevra 1963.