Varsavia
Città capitale della Polonia. Menzionata all’inizio del 13° sec. quale villaggio, V. cominciò da allora a svilupparsi. Situata presso il traghetto sulla Vistola, lungo la via che conduceva verso la Lituania, nel 1526 fu incorporata al regno di Polonia, divenendo poi il luogo di elezione dei re polacchi. L’incremento della città fu interrotto a metà del 17° sec. dalle ripetute devastazioni subite durante la guerra contro gli svedesi e V. riprese a svilupparsi solo sotto Stanislao Augusto, nella seconda metà del 18° secolo. Nel 1794 insorse contro i russi, ma fu riconquistata da A.V. Suvorov nello stesso anno. La terza spartizione della Polonia, che fece di V. una città provinciale della Prussia, il periodo del ducato di V. (1807-15) e quello delle guerre napoleoniche ostacolarono lo sviluppo della città, che tornò a crescere dopo il 1815, come capitale del ricostituito regno di Polonia. Il 29 nov. 1830 V. dette il via all’insurrezione polacca, venendo rioccupata dai russi l’8 sett. 1831. V. divenne allora un forte centro industriale, difeso con barriere doganali dalla concorrenza dell’Occidente e con vie aperte verso la Russia e l’Estremo Oriente. La Prima guerra mondiale segnò la fine del dominio russo: occupata dagli eserciti tedeschi dal 1915, l’11 nov. 1918 divenne la capitale della Polonia ricostituita. Nell’ag. 1920, minacciata dall’offensiva dei bolscevichi, fu salvata dalla controffensiva del generale J. Piłsudski. Iniziò allora per la città un nuovo rapido sviluppo, interrotto l’8 sett. 1939, quando le truppe naziste entrarono nei sobborghi di V. che, bombardata indiscriminatamente, priva di viveri e di acqua, capitolò il 28 settembre. Iniziò per la città un lungo periodo di lotta, sofferenze, crudeli repressioni. Il ghetto della città fu chiuso ermeticamente per mezzo di un alto muro nel nov. 1940 e tutti gli ebrei di V. e dei dintorni furono obbligati a risiedervi. Il ghetto arrivò a raccogliere circa 400.000 ebrei che costituivano il 30% della popolazione cittadina. Dalla metà del 1942 iniziò la deportazione degli ebrei lì presenti verso i campi di sterminio, organizzata in diverse ondate. Il 19 aprile 1943, all’inizio dell’ultima fase che prevedeva la liquidazione finale del ghetto, gli ebrei accolsero i tedeschi con una resistenza armata che li costrinse in un primo momento a ritirarsi. La rivolta fu repressa dai tedeschi in circa un mese, anche se sopravvissero gruppi di ebrei nascosti nei bunker. Quando le selezioni e i trasferimenti dal ghetto furono conclusi, a V. non rimasero più di circa 1500 ebrei. La popolazione di V. insorse contro gli occupanti il 1° ag. 1944, mentre le forze sovietiche si avvicinavano alla città, ma la rivolta fu domata dai tedeschi (20 ott.), che deportarono tutti gli abitanti e completarono le già enormi distruzioni: alla fine dell’anno l’85% della città era in rovina. L’esercito sovietico e le truppe polacche combattenti al suo fianco entrarono a V. solo il 17 genn. 1945 e la città dal 1° febbr. tornò capitale.