GAMA, Vasco da
Celebre navigatore portoghese che ha legato il suo nome all'apertura della prima via marittima per le Indie. Nato a Sines nell'Estremadura nel 1469 (la data non è bene accertata) da antica e nobile famiglia alla quale appartennero navigatori e guerrieri di fama, si addestrò presto alla vita marittima partecipando, a quanto si ritiene, ad alcune delle spedizioni compiute dai Portoghesi sulle coste occidentali d'Africa. Dopo la scoperta del Capo di Buona Speranza il re Giovanni II lo aveva designato per il comando d'una spedizione alle Indie. La morte del re avvenuta nel 1495 vietò per il momento che il disegno fosse attuato; ma, ripreso dal suo successore Emanuele, poté trovare in V. da G. il suo ardito e fortunato esecutore. La grande spedizione, accuratamente preparata in ogni sua parte, si componeva di quattro navi espressamente costruite: la San Gabriel, di 120 tonn., nave ammiraglia al comando dello stesso Vasco; la San Raphael, di 100 tonn., comandata da Paolo da Gama, fratello primogenito di Vasco; la Benio, di 50 tonnellate, e una nave ausiliaria minore con un equipaggio complessivo di 160 uomini. Armatore della spedizione, che imbarcò ricco carico di merci di scambio, fu la casa fiorentina dei Sernigi, da tempo stabilita a Lisbona. La piccola flotta salpò dalla spiaggia di Belem presso Lisbona il 25 marzo 1497, accompagnata sino a Capo Verde da Bartolomeo Dias (v.). Il 22 novembre doppiava il Capo di Buona Speranza, soffermandosi poi il giorno di Natale nella baia che da quella baia prese in seguito il nome. Proseguito il viaggio verso il nord e toccata la Baia di Delagoa, veniva raggiunto alla foce dello Zambesi il campo dell'influenza mercantile degli Arabi, presso i quali i navigatori europei, ritenuti come temibili concorrenti, dovevano trovare manifestazioni ostili, che si palesarono specialmente a Mozambico e a Mombasa. Toccata quindi Melinda, dove i Portoghesi ebbero le migliori accoglienze, e imbarcato un pilota pratico dell'Oceano Indiano, il G. poté riprendere il 24 aprile il viaggio e compiere felicemente la traversata dell'Oceano Indiano giungendo il 18 maggio successivo presso Calicut negli stati del raja Samurin (Samorino), centro importantissimo del commercio arabo. Accolta dapprima con grandi onori e con manifesti favori dal raja, che poi, messo in sospetto dagli Arabi cambiò il suo contegno in mal celata ostilità, la flottiglia portoghese poté riprendere la via del ritorno solo il 5 ottobre. Contrariata dai venti nella traversata dello Oceano Indiano, che richiese ben tre mesi, poté finalmente, avvistata Mogadoxo (Mogadiscio), guadagnare Melinda. Il 20 maggio, doppiato il Capo di Buona Speranza, la spedizione faceva rotta per le Azzorre, dove a Terceira V. da G. ebbe il dolore di perdere il fratello Paolo; finalmente a metà di settembre rientrava a Lisbona decimata nei suoi componenti per le malattie e i disagi della lunga navigazione. Accoglienze trionfali furono fatte ai reduci dell'ardita e fortunata impresa. Il re nominò V. da G. ammiraglio delle Indie, della Persia e dell'Arabia, concedendogli inoltre particolari privilegi e compensi. Un magnifico tempio votivo fu eretto a Belem per commemorare il grande avvenimento che doveva segnate la fortuna del Portogallo e la decadenza di Venezia, cui l'impresa toglieva il monopolio del commercio delle spezie.
Nel 1502, dopo il ritorno e l'insuccesso del Cabrál (v.), V. da G. ebbe il comando di una seconda spedizione per le Indie, durante la quale compì feroci rappresaglie su coloro che avevano ostacolato la sua prima impresa e reso danno agl'interessi portoghesi che intanto vi si erano sviluppati. In questo secondo viaggio V. da G. ottenne il consenso per lo stabilimento di una fattoria portoghese. Rimpatriato l'anno seguente, sembrò ormai disinteressarsi degli affari e visse ritirato ad Evora. Il re mostrò peraltro di averlo sempre in stima e considerazione ricorrendo a lui per consigli e nel 1519 lo creò conte di Vidigueira. Allorché poi la triste piega che andavano prendendo le cose del Portogallo in India per inabilità di chi vi presiedeva dopo la morte dell'Albuquerque (v.) richiese provvedimenti energici e oculati, il re Giovanni III fece a lui ricorso e nel 1524 lo rimandò in India a capo di una forte squadra e accompagnato dai suoi due figli Stefano e Paolo con titolo e poteri di viceré. Ma egli non poté vedere compiuta la sua opera restauratrice perché dopo soli tre mesi dal suo sbarco a Gosa (11 settembre), morì il giorno di Natale in Cochin. La sua salma, trasportata in Portogallo, venne sepolta nella chiesa dei carmelitani in Vidigueira, e di lì più tardi, dopo che il sepolcro fu indegnamente violato, trasferita nel convento di Belem.
Non si conosce una relazione originale del primo grande viaggio del G. Oltre alle notizie riferite dagli storici portoghesi, specialmente il Barros e il Castenheda e alla narrazione poetica del Camões, si possiede una relazione di un gentiluomo fiorentino che si trovava a Lisbona al momento del ritorno, che fu pubblicata dal Ramusio nel vol. I delle sue Navigationi e viaggi e da Ch. Schefer (Parigi 1898). Nel 1838 fu scoperta e pubblicata la relazione di un semplice marinaio, Alvaro Velho, che aveva partecipato alla spedizione; relazione che porta il titolo Roteiro da viagem que em discobrimento da India pelo cabo de Boa Esperanza fez dom Vasco de Gama em 1497 (Porto 1838), poi tradotta in francese e inserita dal Charton nel vol. III dei suoi Voyages (Parigì 1854-57). Minore importanza presenta il racconto di Gaspar de Correa nelle sue Lendas da India, scritto in India dove si trovava e tratto dalle note del prete João Figueira che aveva fatto parte della spedizione. Sul secondo viaggio si ha pure in Ramusio una relazione di Thome Lopes, che fu scrivano nella spedizione, e, oltre ad altre di minore importanza, quella di Matteo da Bergamo pubblicata da P. Peragallo (Boll. d. Soc. Geogr. It. 1902, pp. 92-119).
Bibl.: Sulla vita e le imprese del da Gama si vedano i volumi di H.* Stanley, The Three Voyages of V. d. G., Londra 1869; E. Ravenstein, V. d. G., Londra 1898; S. Ruge, Die Entdeckung des Seewegs nach Ostindien durch V. da G., Dresda 1898, e particolarmente F. Hümmerich, V. d. G. und die Entdeckung des Seewegs nach Ostindien, Monaco 1898; A.C. Teixeira de Aragao, Vasco de Gama e a Vidigueira. Quarto centenario do Descobrimento da India, Lisbona 1898. Vedi anche, come opera di divulgazione, E. Micard, L'héroïque inquiétude de V. de G., Parigi 1930 (con copiosa bibliografia).