PRATOLINI, Vasco
(App. II, II, p. 603)
Scrittore italiano, morto a Roma il 12 gennaio 1991. Nel 1955 con il romanzo Metello P. dava inizio alla trilogia Una storia italiana, che comprenderà Lo scialo (1960; rielaborato nel 1976) e Allegoria e derisione (1966). La pubblicazione di Metello dette luogo a una delle più vive polemiche letterarie del dopoguerra, nella quale da una parte veniva riconosciuto a P. il merito del passaggio dal neorealismo al realismo, dall'altra gli s'imputava di rimanere legato a una poetica decadente.
Il romanzo collocava la vicenda anche sentimentale di un giovane muratore fiorentino nell'ambito dello sciopero degli edili del 1902; Lo scialo spostava le date fino agli anni dell'avvento al potere del fascismo, e perciò si caricava di un senso di quasi indegno sfacelo e di un pessimismo paralizzante l'intera società. Allegoria e derisione, infine, portava la storia agli anni della Resistenza e arrivava − al di là della Favola che intendeva dare in forma allegorica il senso della lotta politica − a congiungere il romanzo, in cui il personaggio Valerio coincide con lo stesso autore, con l'autobiografia. I volumi della Storia italiana erano stati intervallati nel 1963 da un altro romanzo, La costanza della ragione, che porta la vicenda fino agli anni 1956-60, delineando tutte le lotte e le incertezze ideologiche di quel periodo, soprattutto all'interno del Partito comunista italiano. Ma anche in questo romanzo, come nei precedenti, alla storia maggiore si mescola la storia minore e privata dei singoli personaggi e dei loro forti moti sentimentali, l'amore e il dolore. E così pure trovano ulteriore conferma lo stile e la lingua di P., fortemente comunicativi e sensibilmente ma non fastidiosamente patinati di accenti fiorentini rispondenti al progetto sostanzialmente realistico del suo narrare.
La produzione poetica di P. è contenuta in modo pressoché completo nel solo titolo Il mannello di Natascia e altre cronache in versi e in prosa (1930-1980), del 1985, quasi un romanzo in versi di diretta ispirazione autobiografica. Al teatro P. ha dedicato La domenica della buona gente (1952, in collaborazione con G. Giagni), Lungo viaggio di Natale (1954), tratto dal racconto Mestiere di vagabondo, ed Ellis (1963). Tra i suoi interventi critici, prevalentemente usciti in riviste fra gli anni Trenta e Quaranta (Il Bargello, La Ruota, Il Politecnico, Bianco e Nero), vanno in particolare ricordati quelli su Tozzi e sul Sacchetti. Nel 1993 è stato pubblicato il primo volume dell'opera narrativa (Romanzi, a cura di F.P. Memmo).
Bibl.: C. Muscetta, in Società, 1955, 4; 1956, 3 (poi in Realismo, neorealismo, controrealismo, Milano 1976); C. Cases, G. Vigorelli, ibid., 1955, 6; F. Fortini, Dieci inverni, Milano 1957 (poi in Saggi italiani, i, ivi 1987, pp. 233-45); A. Asor Rosa, V. Pratolini, Roma 1958; F. Longobardi, V. Pratolini, Milano 1964 (nuova ed., 1974); C. Salinari, Preludio e fine del realismo in Italia, Napoli 1967; N. Tanda, Realtà e memoria nella narrativa contemporanea, Roma 1970; C. Villa, Invito alla lettura di Pratolini, Milano 1973; F.P. Memmo, V. Pratolini, Firenze 1977; G. Manacorda, in AA.VV., Letteratura italiana 900, a cura di G. Grana, Milano 1979, vi, pp. 5458-67; vii, pp. 6560-94; E. Ragni, V. Pratolini, in Letteratura italiana contemporanea, a cura di G. Mariani e M. Petrucciani, ii, Roma 1980, pp. 667-83; M. Bevilacqua, Il caso Pratolini, Bologna 1982; A.G. Costantini, Apprendistato e arte di V. Pratolini, Ravenna 1986; G. Bertoncini, V. Pratolini, Roma 1987; F. Russo, V. Pratolini, Firenze 1989; O. Macrì, Pratolini romanziere di ''Una storia italiana'', Firenze 1993.