Vedi CALENI, Vasi dell'anno: 1959 - 1994
CALENI, Vasi
Si dà questo nome a quella ceramica interamente ricoperta da vernice nera piombina, decorata plasticamente da motivi ornamentali e figurati, impressi a stampo, di ispirazione e di influenza ellenistica, proveniente dal territorio dell'antica Cales, città degli Aurunci in Campania (oggi: Calvi Risorta). La tradizione letteraria (Cato, De agricultura, 135, e Varro, Apud Non., 545) menziona Cales, non solo per il suo ricco ed ubertoso territorio, ma anche per la sua produzione di ceramica artistica, diffusa largamente, oltre che nella Magna Grecia, in Sicilia, in Etruria e anche nell'Europa nord-orientale. L'area di esportazione di questa ceramica oltre i confini d'Italia e la sua varia diffusione nell'Apulia, nell'Etruria, in Campania, con la prevalenza di determinati tipi che mutano, secondo la regione, attesta un'organizzazione ed una capacità di produzione veramente notevoli, nell'economia del mondo italico-romanizzato, oltre che la vitalità di un fenomeno artistico che si produce entro l'ambito cronologico di poco più di un secolo. Esso si determina per il carattere di questa produzione che attinge tecnica, forme e stile dalle arti minori dell'Oriente e della Grecia e si costituisce quale tramite continuo dell'arte e dell'industria ellenistiche nell'Italia meridionale.
La ceramica calena si divide in tre classi: patere a medaglione o phiàlai, patere ombelicate, gutti. Le patere a medaglione ed i gutti recano il motivo ornamentale o figurato incluso entro un medaglione; questo può essere modellato: a basso-rilievo, quando presenta una figura o una composizione di figure; a tutto tondo, quando presenta una testa o un busto.
La patera ombelicata reca, invece, il motivo decorativo, distribuito in fasce o zone, disposte concentricamente rispetto all'umbone; sono per lo più apode e prive di anse. I gutti sono di varia forma, dal tipo globulare ad alto piede, lungo collo a beccuccio e piccola ansa di presa, a quello askoide, di sagoma allungata. I soggetti figurati, di tipologia varia che decorano i medaglioni ed i gutti, Helios, Ares seduto, Atena, Nike su quadriga, gigantomachia, Ares ed Afrodite, Paride e Deifobo, Aiace e Cassandra, centauromachia, ecc. sono numerosi e presi dal repertorio delle arti minori, particolarmente la toreutica, la glittica, la coroplastica oltre che dalla pittura. Si può dire anzi che il figulo più che tradurre o derivare nella ceramica i suoi tipi dalle varie arti minori, prenda addirittura i modem stessi della metallotecnica, tanta è l'analogia delle applicazioni figurate dei bronzi e degli argenti, con i migliori "pezzi" caleni. Più raramente la derivazione o elaborazione del motivo è fatta dalla pittura. Talvolta, infine, nel medaglione è impresso il tondo di una moneta greca, come appare nelle piccole kölikes di Teano, o addirittura una maschera o un emblema vario; ma questi pezzi caratterizzano la produzione, divenuta ormai più commerciale e segnano l'iniziato decadimento del fenomeno artistico. I pezzi migliori che documentano la forza del fenomeno artistico sono quelli della serie della Nike su quadriga, della testa di Atena, di Orfeo con la lyra, della gigantomachia, della Scilla, dell'Aretusa, tra le patere a medaglione; tra le patere ombelicate sono da ricordare i pezzi della serie del ratto di Proserpina e del corteo bacchico.
La produzione dei vasi c. può con molta probabilità essere assegnata direttamente a Cales. Infatti le numerose iscrizioni (circa 70), impresse sui vasi, si riportano tutte all'ambito del terrritorio caleno. Dal materiale iscritto si ricavano i nomi dei fabbricanti maggiori e minori: tra i maggiori, è la famiglia dei Gabinî, la firma dei quali gareggia per importanza e numero con quella di L. Canoleius. I Gabinî operano e firmano come fabbricanti per tre generazioni: Titus, Lucius e C. Gabinius (C. I. L., i3, 406; 412; x, 8094). La loro produzione trovò larga diffusione nell'Apulia, particolarmente a Ruvo ed a Canosa.
Invece Lucius Canoleius che si presenta da solo, senza famiglia, firma sempre con la menzione della sua patria, Calenos (C. I. L., 12, 406 ss.; x, 8064).
Canoleius dové lavorare moltissiìno per l'esportazione in Etruria a giudicare dalla diffusione dei suoi prodotti nell'area del territorio etrusco, dal quale provengono quasi tutti i trovamenti. È probabile, peraltro, che la sua fabbrica avesse una filiale a Capua.
La terza importante fabbrica di vasi c. fu quella degli Atilî, Ceso e Numerius, i cui prodotti furono maggiormente diffusi in Campania, limitatamente al territorio di Teano e di Cales. Oltre le fabbriche maggiori di Cales, che costituivano la grande industria, sono attestate altre minori officine di K. Serponius, di Calonus che firma "in Cales" (Calibus), di L. Anicius.
Le firme dei fabbricanti ci servono anche come dato cronologico per fissare il periodo della fioritura di questa produzione, tra il 250 ed il 18o a. C.; dopo questo periodo essa corre rapidamente all'esaurimento e per le mutate condizioni militari e politiche che le sottraggono i mercati interni più importanti e per il mutare del gusto e la diffusione di altri prodotti dell'industria vascolare, principalmente la terra sigillata e i vasi aretini.
Bibl.: Hülsen, in Pauly-Wissowa, III, c. 1351, s. v. Cales; H. B. Walters, History of Ancient Pottery, I, Londra 1905; A. Pagenstecher, Die Calenische Reliefkeramik, in Jahrbuch, Ergänzungsheft VIII, 1909; D. Levi, in Riv. Ist. Arch. St. Arte, IV, 1932-33, p. 12; B. Schweitzer, Eine kampanische Schüssel, in Studies Presented to D. M. Robinson, II, S. Louis, 1953, p. 143 ss.; sull'impressione di decadracmi di Euainetos in fondi di coppe calene: G. E. Rizzo, Monete greche della Sicilia, Roma 1946, p. 246 ss.; una ricca collezione di ceramica calena di varia epoca, con e senza decorazione a rilievo, in: C. V. A., Italia, fasc. XXII, (Napoli, Museo Nazionale, fasc. II), Roma 1953, passim.
(† A. Rocco)