Vedi CANOSINI, Vasi dell'anno: 1959 - 1994
CANOSINI, Vasi
Questo nome veniva dato a quei vasi àpuli, trovati principalmente negli ipogei di Canosa e nel territorio circostante, che, per forma e dimensioni, apparivano come una categoria particolare della ceramica italiota, distinguendosi dagli altri vasi àpuli, oltre che per i loro caratteri, anche per la loro funzionalità che non è più quella semplicemente di recipienti, ma che, legata allo sviluppo delle dimensioni e della concezione volumetrica, assume il carattere di una suppellettile monumentale. Oggi, tuttavia, si preferisce limitare la designazione di c. ai vasi con decorazione plastica, facendo rientrare quelli dipinti nella grande famiglia dei vasi àpuli (v. àpuli, vasi), e cercando di distinguere i vari pittori. Questi vasi furono rinvenuti intorno alla klìne della deposizione negli ipogei monumentali dell'Apulia, con tutto il ricco corredo dei vasi minori, figurati e plastici. Nell'ambiente di quelle ricche tombe esse determinano il tono nobile e fastoso dell'arredamento e si presentano come parlanti testimonianze della doviziosa dimora lasciata sulla terra, con le risonanze di un raffinato costume, le cui colorate immagini rivestono i soggetti dei miti ellenici, col brusco ed appassionato linguaggio della gente dauna e messapica.
Così apparve nel 1844 agli scavatori del tempo quel gruppo di ipogei, del fondo Lagrasta, che in seguito furono disegnati dall'architetto Carlo Bonucci. Oltre alla cospicua mèsse di vasi, di ogni genere, quello scavo rivelò un primo aspetto della necropoli canosina con le fronti delle tombe allineate e prospicienti su vere e proprie strade, così come a Caere, a Paestum, nell'area delle tombe lucane e nell'Oriente ellenico. Da quegli ipogei e da pochi altri, scavati nel territorio dell'antica Canusium, chiaramente si rivelò la funzione delle grandi anfore, costruite non già per contenere liquidi o offerte, ma per essere un mobile e lussuoso oggetto di arredamento e, come tale, da escludere dalla classe dei vasi, e da assegnare invece a quella della suppellettile domestica, delle klìnai, dei trapezofori, dei monopodi, dei tripodi, delle lenài. Che tale uso fosse comune al costume della casa ellenistica lo conferma la descrizione della pompa di Tolomeo II (Overbeck, Schriftquellen, n. 1990, 27) nella quale compaiono appunto, vasi monumentali, crateri, anfore di dimensioni grandiose, riccamente ornate e tali da farle considerare mobili di arredo, più che suppellettili.
Tra i vasi plastici sono tipici i grandi askòi "sigillati", cioè configurati con applicazioni di figurine tanagree a tutto tondo, e gruppi; i vasi policromati configurati a testa muliebre con applicazione di statuine e testine. Il gruppo più importante è formato dalle grandi anfore àpule che per i caratteri tettonici, per la sintassi decorativa e il carattere illustrativo e narrativo della decorazione figurata, sono da considerarsi una manifestazione tipica dell'industria e dell'artigianato italioti.
La loro produzione, infatti, abbraccia e comprende l'opera di pittori e coroplasti, ma si avvale delle esperienze tecniche e artistiche delle arti minori e si alimenta del ricchissimo repertorio decorativo greco micro-asiatico, filtrato in Magna Grecia con i prodotti dell'arte ellenistica.
La cronologia dei vasi c. si può fissare, in linea generale, nel periodo di maggiore fioritura politica ed economica della città, tra la fine del IV e là fine del II sec. a. C., quando, avanzata la conquista romana nell'Apulia, essa andò rapidamente perdendo la sua importanza politica pur mantenendosi un posto strategico e di controllo sulle grandi vie del commercio dalla costa adriatica alla tirrennica.
Non si conosce, né è facile identificare, il centro di fabbricazione dei vasi canosini. Tuttavia è da considerare, per le forti risonanze ambientali dei caratteri etnici e del costume che tutta la produzione rivela, che essa non può ritrovarsi fuori dell'area dauno-messapica e lontano dalla linea dell'Ofanto, tramite delle correnti orientali ed egizio-alessandrine che ne influenzano lo stile ed il costume.
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