CHILIFERI, VASI (dal gr. χυλός "succo" e ϕέρω "porto")
VASI Vengono comunemente detti chiliferi i vasi linfatici dell'intestino tenue e cioè di quella parte dell'intestino che in modo precipuo è deputata all'assorbimento dei prodotti della digestione. Ma in realtà i chiliferi non differiscono per nulla morfologicamente dai vasi linfatici degli altri organi. Ciò che ne giustifica la particolare denominazione è che il loro contenuto, quando è in atto da parte della mucosa intestinale l'assorbimento dei principî alimentari restauratori, non è rappresentato da semplice linfa, ma a questa è commisto il chilo (v.). Per l'aspetto lattescente del chilo si distinguono dai vasi linfatici degli altri organi, e sono visibili per quel loro carattere naturale, senza ricorrere alle iniezioni artificiali.
Per questa ragione i chiliferi furono, fra i vasi linfatici, i primi ad attirare l'attenzione degli anatomici. L'anatomico italiano Gaspare Aselli, che li ha scoperti nel 1622 in parecchi animali, li denominò vene lattee e ne affermò la funzione di assorbenti del chilo. Gassendi li dimostrò nell'uomo nel 1628. Da principio non si conobbe il loro comportamento di là dal mesentere dove erano stati visti e seguiti; si credette che andassero al fegato. Il Pecquet (1649) dimostrò che i chiliferi, dopo aver attraversato le ghiandole mesenteriche, si raccolgono nel dotto toracico, che era già stato notato dall'Eustachi, e stabilì che per tale via il chilo viene versato nel torrente sanguigno precisamente là dove il dotto toracico s'unisce alla vena succlavia sinistra. Solo successivamente, per opera soprattutto del Rudbeck (1651), del Bartholin e infine del Mascagni (1780), furono osservati i vasi linfatici degli altri organi del corpo, e fu dimostrato che i chiliferi non sono che una parte di tutto un sistema di vasi nei quali circola la linfa, il sistema linfatico.
I chiliferi hanno la loro origine nell'interno dei villi intestinali in forma di uno o due, raramente più, vasi capillari. La parete di questi è costituita da un semplice endotelio; si ritiene che sia erronea l'opinione sostenuta specialmente in passato che la cavità dei capillari chiliferi comunichi liberamente con spazî o lacune linfatiche del connettivo circostante. Questi chiliferi capillari occupano l'asse connettivale del villo, iniziandosi presso l'apice di questo, sotto il rivestimento epiteliale: se in un villo invece d'uno, ve ne sono due o più, essi sono intercomunicanti. Per la funzione assorbente dei chiliferi del villo, ha importanza anche il fatto che essi sono circondati da fibre muscolari lisce che sono disposte nel connettivo circostante nel senso dell'asse del villo. Benché tali fibre non siano parte integrante della struttura dei vasi stessi, agiscono però indirettamente su di essi, modificando la lunghezza del villo con le loro contrazioni, e quindi l'ampiezza del lume vascolare.
I chiliferi del villo confluiscono in una fitta rete situata nella membrana propria della mucosa. In essa si raccolgono anche i capillari linfatici delle ghiandole della mucosa intestinale. Da quella rete linfatica partono vasi che attraversano in direzione pressoché perpendicolare lo strato muscolare interno per risolversi in una seconda rete compresa fra lo strato muscolare interno e l'esterno. Con queste reti comunicano anche i seni dei follicoli solitarî e delle placche del Peyer. Dalla rete, o plesso linfatico intermuscolare, si dipartono vasellini maggiori i quali formano al disotto della sierosa, e quindi alla superficie delle anse intestinali, una rete a maglie assai più larghe. I vasellini di questa rete sottosierosa si raccolgono in un numero stragrande di tronchi linfatici valvolati che decorrono fra le due lamine peritoneali del mesentere. Sono quelli che vide per la prima volta l'Aselli e che denominò vene lattee. Questi vasi linfatici intestinali, o mesenterici, convergono con decorso flessuoso verso la radice del mesentere e sono interrotti a più riprese da gruppi di linfoghiandole mesenteriche. Passando da un gruppo ghiandolare all'altro, aumentano di calibro e diminuiscono di numero; finché i vasi efferenti dell'ultimo gruppo ghiandolare, che sta lungo il tronco dei vasi mesenterici superiori, si raccolgono in un tronco unico, il tronco linfatico intestinale. Questo, insieme con i tronchi linfatici lombari, sbocca nella cisterna del Pecquet che rappresenta l'inizio del dotto toracico.