Vedi DAUNI, Vasi dell'anno: 1973 - 1994
DAUNI, Vasi
La regione dauna, compresa tra il Fortore a N, l'Ofanto a S, le ultime propaggini dell'Appennino ad O e l'Adriatico ad E, partecipa durante l'Età del Bronzo alla cultura appenninica nell'aspetto che tale cultura assume nell'Italia meridionale. Il principale stanziamento di questa età è quello di Coppa Nevigata nei pressi di Manfredonia, dove negli strati superiori sono stati rinvenuti frammenti dipinti con motivi geometrici inquadrabili nella classe cosiddetta Iapygian Ware (W. Taylour, Mycenean Pottery in Italy, 1958, pp. 120, 142, 152), che caratterizzano la fase finale dell'Età del Bronzo della Puglia (vedi Torre Castelluccia, Satyrion, ecc.), e da cui forse discende la ceramica geometrica della prima Età del Ferro.
L'orizzonte culturale caratterizzato da questa ceramica, detta anche "iapigia protogeometrica" o di Tipo Torre Castelluccia (F. G. Lo Porto, Satyrion, Scavi e ricerche nel luogo del più antico insediamento laconico in Puglia, in Nòt. Scavi, xviii, 1964, p. 210), fino ad ora si presenta abbastanza uniforme in tutta la Puglia, per il X e IX sec. a. C. Ancora tecnicamente legata alla ceramica submicenea, di argilla chiara giallino-rosata, rivestita da ingubbiatura biancastra la ceramica iapigia protogeometrica, è decorata con motivi lineari, grosse linee a zigzag, fasce punteggiate, triangoli reticolati, resi con vernice opaca rossa o bruna. Oltre che a Coppa Nevigata tale ceramica è stata recentemente rinvenuta a S. Maria di Ripalta sulla riva dell'Ofanto in un villaggio anch'esso attivo fin dall'età appenninica.
Altrettanto uniforme si presenta il panorama culturale in tutta la Puglia durante l'età successiva (IX-VIII sec. a. C.) quando succede la ceramica "geometrica iapigia" detta anche di Tipo Borgonuovo (Lo Porto, art. cit., p. 212). Essa, con un repertorio di forme più varie e chiaramente ispirate a quelle villanoviane tarde, e con una sintassi decorativa più ricca e complessa, denuncia chiaramente l'arrivo nella regione di nuove componenti culturali, se non proprio di nuovi gruppi etnici. Olle e brocche sono di forma biconica, le scodelle ad orlo inflesso e con alta ansa ad anello, tutte plasmate a mano, con superficie uniformemente levigata e rivestita d'ingubbiatura opaca di color verdastro e con decorazione monocroma in bruno. La sintassi ornamentale è tipicamente geometrica: linee e fasce frangiate, fasci verticali di linee diritte o a tremolo, linee ondulate o a zig-zag, zone e pannelli a spina di pesce, riquadri e file di rombi campiti a graticcio, denti di lupo o elementi a tenda campiti ad angoli concentrici o a tratteggio per lo più obliquo. A questa classe di ceramica dipinta si associa anche una abbondante classe di ceramiche ad impasto bruno, spesso levigato, tecnicamente ricollegabile alle ceramiche della tarda Età del Bronzo.
È nel corso di questa età che comincia a delinearsi una certa differenziazione culturale nelle varie zone della Puglia. La Daunia comincia ad offrire elementi culturali proprî, tra cui il più appariscente è costituito dalle splendide stele funerarie (v. vol. vii, s. v. siponto). Ma è soprattutto nel corso del VII sec. a. C. - un secolo che purtroppo rimane ancora archeologicamente il meno documentato - che deve essersi maturato questo processo di differenziazione che vediamo ormai concluso nel VI sec. a. C., quando è possibile notare l'affermarsi di industrie ceramiche locali ben distinguibili e raggruppabili nei tre grandi gruppi corrispondenti alle tre province culturali che la storiografia classica (Polyb., ii, 24) chiama Daunia, Peucetia e Messapia.
La Daunia non partecipa al processo di acculturamento già in atto nella Puglia centro-meridionale da parte delle popolazioni indigene venute a contatto con il mondo coloniale greco, pur pervenendo fino ad essa, a partire dal VI sec. a. C., sporadici prodotti greci che permettono di fissare precisi termini cronologici per i prodotti locali. Si tratta di coppe ioniche trovate associate in corredi tombali le cui ceramiche locali sono caratterizzate da nuove forme di vasi (olle biconiche ed ovoidali, crateri ad imbuto, sphaghìoi, bicchieri e brocche con alta ansa a piastra) decorati con motivi geometrici a linee molto sottili racchiusi entro metope, fasce più o meno larghe distribuite su tutta la superficie del vaso ed eseguiti con colore nero e rosso su un'argilla depurata, plasmata a mano ed ingubbiata in color camoscio o rossiccio. La bicromia (rosso e nero) che già (Mayer, Yatta, Price) era stata ritenuta un elemento di arcaicità, si conferma come una tecnica introdotta nella produzione della ceramica dauna del VI e continua ad essere impiegata per buona parte del V secolo.
Il secolo di maggiore splendore della ceramica dauna sembra essere stato il V sec. a. C., quando le forme (olle globulari, köathoi, tazze a doppia ansa sopraelevantesi, vasi a filtro, ecc.) diventano più varie ed elaborate ornandosi di figure plastiche sulle anse (protomi di animali, corna o mani alzate, figurine umane e animali stilizzate) mentre la decorazione diventa meno miniaturistica e accanto alle fasce bicromiche compaiono motivi curveggianti. Del tutto nuova è una stilizzazione della figura umana o di uccello sul fondo dei köathoi. Sul finire del V sec. a. C. aumentano i prodotti importati dall'area magno-greca e nella produzione locale viene introdotto il tornio. A cominciare dal IV sec. a. C., negli ultimi prodotti che si possono ancora considerare a decorazione geometrica, cominciano ad introdursi motivi vegetali (fiori di loto chiusi o aperti, rami d'olivo, tralci di vite e d'edera, ecc.) chiaramente imitanti i motivi floreali della ceramica àpula a figure rosse e di Gnathia.
A questi ultimi prodotti della produzione dauna si associano diversi esemplari di brocche, kraterìskoi, crateri a campana, kàlathoi, ecc. la cui decorazione è limitata a fasci di colore bruno-rossastro che corrono sul ventre del vaso. Oltre a queste caratteristiche che riguardano in generale la produzione vascolare di tutta la Daunia, se ne intravvedono altre che riguardano più particolarmente le fabbriche dei singoli centri: Ausculum, Herdonia, Arpi; Salapia, Sipontum, ecc. Riesce però ancora difficile stabilire fino a che punto queste particolarità siano dovute a proprie tendenze artistiche o a diverse influenze esterne, anche per il fatto che la documentazione archeologica è per alcuni periodi lacunosa.
Per quanto i reperti archeologici per il III sec. a. C. siano ancora poco numerosi, sembra tuttavia che durante questo secolo si sia concluso definitivamente il ciclo della produzione dauna. Accanto ad alcuni esemplari ancora decorati, provenienti da fabbriche canosine (v. canosini, vasi, vol. ii, p. 317) la massa della produzione locale, pur conservando forme tradizionali, è priva di qualsiasi elemento decorativo.
Mentre i prodotti del geometrico iapigio raggiunsero le coste campane e dell'Etruria e sembra abbiano influenzato, se non addirittura originato la produzione geometrica della Lucania (Sala Consilina), della Calabria (Torre Mordillo) e perfino della Sicilia (Cassibile), la produzione dauna sembra non abbia incontrato molta fortuna al di fuori della regione.
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