FIKELLURA, Vasi di
Nome dato a una classe di vasi dipinti dell'Oriente greco, databili fra il secondo e l'ultimo terzo del VI sec. a. C., della località F., dove avvennero i primi trovamenti, situata a due ore di cammino da Camiro (v.), nell'isola di Rodi. Nonostante che numerosi altri trovamenti seguissero nella stessa isola, già G. Loeschcke e J. Boehlau proposero di localizzare le fabbriche di vasi di F. a Samo. Questa opinione fu rafforzata dopo da altri trovamenti locali (Kunze), ma è apparso sicuro che anche a Rodi, e inoltre almeno anche a Mileto, furono attive officine dello stesso indirizzo stilistico. I più recenti scavi di Mileto (1955, 1957) lo hanno confermato. Però le caratteristiche comuni a tutta questa categoria di vasi hanno offerto sinora resistenza a una chiara distinzione in sottogruppi locali.
L'area di diffusione dei vasi di F. coincide con quella delle altre più antiche ceramiche dell'Oriente greco: Italia (Tarquinia, Caere, Paestum, Siracusa), Grecia vera e propria (Atene, Egina, Eleusi, Delfi, Corinto), le Cicladi (Delo, Rheneia) l'Oriente greco (Rodi, Samo, Icaria, Nisiro, Mileto, Efeso, Smirne, Mylasa, Mersin), la Propontide (Elaeus), il Ponto (Apollonia, Sinope, Kerč; Berezan, Histria, Olbia), Cipro, l'Egitto (Naukratis, Tell ed-Dafannah, il Delta, Abu Sir, Memfi, Luxor, Heliopolis) e la Siria (al-Mina).
Limitata è la varietà delle forme. Fondamentale l'anfora, alla quale si affiancano come minori fratelli gli amphorìskoi; le oinochòai invece sono rare; le coppe (kölikes) su piede basso o su piede alto possono assumere particolare valore oppure restare in sott'ordine come le òlpai e le hydriai.
Dal punto di vista della decorazione si distinguono vasi a fregio di animali, vasi a motivi ornamentali e vasi a decorazione figurata. Le raffigurazioni umane, pressochè estranee alla ceramica greco-orientale più antica, contribuiscono a caratterizzare il gruppo dei vasi di Fikellura. La terra contenente elementi luccicanti, l'ingubbiatura chiara, assente solo in casi isolati, la pittura color bruno nerastro, e l'aggiunta di colore bianco e rosso sono elementi che corrispondono in pieno alla precedente ceramica "rodia". Le decorazioni animate presentano figure a silhouette piena. Elemento caratteristico è il particolare che il segno interno delle figure non è ottenuto, come nella ceramica della madrepatria greca e di altri gruppi coevi dell'Oriente greco, per mezzo di incisioni (v. incisione), ma risparmiando le linee interne con eccezionale finezza e maniera. (Per rarissimi casi di incisione si veda C. V. A., Brit. Mus., 8, ii Di, p. 5).
I vasi di F. derivano da quel gruppo di ceramiche greco-orientali che il Rumpf (1933) ha classificato come vasi di Camiro. La patria originaria di tutto questo gruppo (Samo, Rodi o Mileto) è ancora in discussione quanto quella dei vasi di Fikellura. Il gruppo di Camiro conosceva il tipo di anfora che si ritrova nei vasi di F. (si veda Pfuhl, Malerei u. Zeichnung, fig. 116). Anche le oinochòai del tipo di F. sono uno sviluppo di quelle di Camiro (Cook); ma soprattutto è chiara la derivazione degli ornamenti. I più tardi vasi di Camiro con il loro repertorio ornamentale astratto hanno preparato non solo i motivi, ma anche lo stile ornamentale dei vasi di F. (per esempio: Buschor, Griechische Vasen, p. 53, fig. 63). Quando ci si trova di fronte a vasi decorati soltanto con ornamenti lineari, la linea di demarcazione fra i due gruppi può anche confondersi (per esempio Cook, tav. 16 a). Elementi comuni e divergenze sono poste in evidenza dal confronto di due vasi a figg; 817-818.
A parte questa evidente derivazione, molti vasi di F. mostrano nel loro insieme un carattere particolare, che non va fatto consistere soltanto nella loro cronologia e nella loro tecnica più recente, nell'accentuata semplificazione degli ornamenti, ecc., con la presenza delle figure umane fino ad allora insolite, con la pennellata spesso più elegante o nell'uso più parco o addirittura nella rinunzia ai motivi riempitivi, e nel manifestarsi di elementi ornamentali nuovi (serie di segni a falcetto), ma soprattutto in una particolare disinvoltura nelle raffigurazioni, nella composizione e nel rapporto tra ornamentazione e corpo del vaso. Questi modi sono evidenti soprattutto nelle anfore con comasti danzanti (Cook, tavv. 5, 6, 9) o con l'immagine libera sul fondo di un isolato corridore (C. V. A., Brit. Mus., 8, ii Di, tav. 4; Cook, tav. 11 a, 13). Questa disinvoltura si trova però già accennata nei fregi di animali di gusto orientalizzante che decorano i vasi di F. più antichi. Le movenze delle raffigurazioni di animali in lotta (leone, pantera, cinghiale, ecc.), le sfingi, i grifi, gli stambecchi, i daini, posti nella zona della spalla del vaso o scene di caccia alla lepre fissate in pochi tratti sulla zona centrale (Cook, tavv. 1-3, 14; p. 94 ss., fig. 19, 20) preannunciano una arguzia dei ceramografi che a mala pena si era trovata nel tardo stile di Camiro. Nonostante questa insolita capacità di movimento dei fregi di animali e della pittura a silhouette or ora indicata, poche variazioni si hanno rispetto ai tipi e ai particolari degli animali e degli esseri mostruosi a paragone della classe dei vasi di Camiro.
Il tipo dei leoni, delle pantere e degli esseri mostruosi in "aspetto minaccioso" può ricollegarsi, per i vasi di F., a quella officina orientalizzante dell'Oriente greco, che già verso il 6oo a. C. era passata a una tecnica pittorica a figure nere per la decorazione sulle spalle dei vasi (Homann-Wedeking: gruppo R. Schiering: gruppo di Vlastos). Che tale influenza però non servisse altro che di stimolo per una già di per sè voluta animazione dei propri fregi animalistici, è indicato non solo dal cosciente rinunciare dei vasi di F. alla tecnica dell'incisione che là era usata, oppure dall'uso tutto diverso del colore rosso di copertura, ma anche dal modo col quale i dettagli vengono resi.
Le particolarità dei vasi di F., il movimento e la libertà della loro decorazione non vanno intesi come sviluppo o fusione di forme recepite, ma come espressione del temperamento ionico ringiovanito dei migliori ceramografi del gruppo. Come creazione particolarmente preziosa dello stesso gusto merita citazione la scena interna di una coppa molto vicina al gruppo di F., conservata al Louvre (Ath. Mitt., lix, 1934, p. 101 ss., tav. d'aggiunta viii) e un piccolo gruppo di graziose coppe samie di piccoli pittori (ivi p. 81 ss., tavv. 6-9). Altri rami della ceramica greco-orientale del VI sec. sono i vasi clazomenici (v. clazomene) e quelli del "Gruppo Northampton" (v. northampton), come pure le idrie ceretane (v. ceretane, idrie). Una imitazione beotica dello stile di F. è stata segnalata dal Cook (op. cit., p. 96, fig. 21).
La serie cronologica relativa dei vasi di F. si può leggere seguendo lo sviluppo delle anfore. All'inizio sta la decorazione a fregio animalistico del "Gruppo dei Leoni" (Cook, tav. 1-4) nel quale la evidenza data ai fregi della spalla si riconnette alla tradizione delle più antiche oinochòai. La zona del ventre può restare anche priva di decorazione (per esempio Würzburg, in Langlotz, tav. 15, n. 130). Più tardi il maggior peso della decorazione si sposta invece sulla zona del ventre, ampliata, per lo più con figure umane (comasti). Le anfore con grandi eleganti palmette sotto le anse e una sola figura mossa liberamente su ogni lato assumono una posizione particolare in questo gruppo più recente. Quella specie di horror vacui che troviamo trasmesso quale eredità del VII sec. ancora su anfore come C. V. A., Brit. Mus., 8, ii, Dì, tav. 12, 1, 3, è qui divenuto addirittura uno studium vacui. Un accenno in questa direzione si ha in pezzi quali la brocchetta riprodotta dal Cook a tav. 16 a. Anche la decorazione puramente ornamentale segue fondamentalmente lo stesso processo. A uno stile di fasce fitte di ornamenti seguono zone a grandi piani,, spesso con ornamenti lievissimi (Clara Rhodos, iv, p. 152 ss., figg. 150, 264, 265, 273; C. V. A., Brit. Mus., 8, ii, Di, tav. 6, 2, 3; amphorìskoi tardi). Anche qui si ha un tipo particolare e più libero di decorazione senza fasce sul corpo del vaso (per esempio Clara Rhodos, iv, p. 168 ss., figg. 169, 170). Una forma speciale per la decorazione delle oinochòai di stile maturo: Lambrino, Les vases arch. d'Histria, tav. 6.
Questa sequenza relativa si può trasformare in approssimativa cronologia assoluta mediante la concomitanza entro tombe con vasi corinzi o attici. La oinochòe C. V. A., Brit. Mus., 8, ii, Di, tav. 6, 4, che conduce alla serie dei vasi di F., fu rinvenuta dal Biliotti in una tomba insieme a una kotöle corinzia che si può datare a non dopo il 6oo a. C. Per l'origine dei vasi di F. questo connesso vale come terminus post quem.
Per quanto alcuni sporadici casi di dispersione si trovino anche in gruppi di suppellettili sepolcrali già appartenenti al V sec., resta stabilito che la fine del VI sec. segna anche la fine dei vasi di Fikellura. I trovamenti pubblicati in Clara Rhodos danno particolari elementi per la cronologia soprattutto dei vasi di F. appartenenti alla seconda metà del VI secolo.
Bibl.: Opere generali: E. Pfuhl, Malerei und Zeichnung d. Griechen, Monaco 1923, I, p. 155 ss.; E. Kunze, in Ath. Mitt., LIX, 1934, p. 81 ss.; E. R. Price, C. V. A., Classification 13, East Greek Pottery, p. 19 ss.; E. Homann-Wedeking, Archaische Vasenornamentik, Atene, Deutsches Archäol. Inst., 1938, p. 16 ss.; id., in Ath. Mitt., LXV, 1940, p. 30 ss.; E. Buschor, Griechische Vasen, Monaco 1940, p. 88 ss.; A. Rumpf, Malerei und Zeichnung, Monaco 1953, p. 57 ss.; M. F. Lambrino, Les vases archaïques d'Histria, p. 311 ss.; id., in Histria (Monografia Archeologica), I, p. 392 ss. In particolare: J. Boehlau, Aus ionischen und italischen Nekropolen, Lipsia 1898, p. 52 ss.; completato da H. Prinz, Funde aus Naukratis (Beihefte Klio, 7), Lipsia 1908, p. 40 ss.; G. Jacopi, Scavi nelle necropoli camiresi 1929-30, in Clara Rhodos, IV, 1931, p. 7 ss.; A. Rumpf, Zu den klazomenischen Denkmälern, in Jahrbuch, XLVIII, 1933, p. 69 ss.; R. M. Cook, in Ann. Brit. Sch. Athens, XXXIV, 1933-34, p. 1 ss.; W. Schiering, Werkstätten orientalisierender Keramik auf Rhodos, Deutsches Archäol. Inst., Berlino 1957, p. 9 ss. Per la relazione degli ornamenti fra i vasi del gruppo di Camiro e quello di F.: palmette a volute: R. M. Cook, op. cit., p. 83, fig. 17; W. Schiering, op. cit., tav. 6, 2-5; tralci: R. M. Cook, op. cit., p. 80, fig. 15, 3 e 6; fasce di loto: E. Buschor, op. cit., pp. 88-89, fig. 101-2; meandri a metopa: R. M. Cook, op. cit., tav. 7 b, 15 b; W. Schiering, op. cit., tav. 5; fasce di trecce: R. M. Cook, op. cit., p. 72, fig. 11; verga con foglie: R. M. Cook, op. cit., p. 74, fig. 12; ornamenti di riempimento: R. M. Cook, op. cit., p. 70, fig. 9; W. Schiering, op. cit., tav. i.