Vedi LACONICI, Vasi dell'anno: 1961 - 1995
LACONICI, Vasi
Classe di vasi greci arcaici che furono considerati per lungo tempo come prodotti di fabbriche di Cirene, poiché cirenaici erano alcuni soggetti su di essi rappresentati (Arkesilas, re di Cirene; la ninfa Cirene, ecc.). In seguito agli scavi inglesi al santuario di Artemide Orthìa a Sparta (1906-10), che rivelarono una notevole quantità di frammenti ceramici del tipo fino allora detto cirenaico, con una continuità di produzione dal sec. X al VI a. C., la classe fu attribuita a Sparta (J. P. Droop, E. Pfuhl, E. Buschor, E. A. Lane, L. Laurenzi). La teoria dei due centri di produzione, Sparta e Cirene, sostenuta da alcuni (G. Perrot, Ch. Chipiez, Ch. Dugas, G. Libertini) trova ostacolo nell'assoluta identità di argilla, di ingubbiatura e di vernice fra il materiale rinvenuto in Laconia e quello proveniente da altre località, e nella scarsità di frammenti laconici offerti dagli scavi di Cirene.
Iniziatasi nel sec. X a. C., la produzione laconica lentamente si sviluppa attraverso le fasi protogeometrica (testimoniata soprattuto ad Amicle), geometrica (sec. VIII), orientalizzante (sec. VII), perfezionandosi nella tecnica e nella forma, e arricchendo il suo repertorio decorativo. Nonostante qualche espressione più notevole il livello è generalmente assai modesto. È soltanto intorno al 6oo a. C., con lo stile a figure nere, che si ha il vero fiorire della ceramica laconica, che per quasi tre quarti di secolo farà concorrenza alla corinzia e a quella attica sui mercati della Magna Grecia, dell'Etruria e dell'Asia Minore.
Stile a figure nere (600-525 a. C.). - L'argilla è rosa, fine, in genere rivestita da un sottile strato di ingubbiatura giallina che ricopre completamente o in parte la superficie, sulla quale si staccano le figure dipinte di nero, con ritocchi rossi e particolari incisi. Le forme, di linea piuttosto rigida, a pareti sottili e a spigoli acuti, rivelano una derivazione da modelli metallici. Frequenti sono le modanature, le decorazioni in rilievo, come palmette e figurine plastiche (v. ad esempio la bella hydrìa di Ialisos nel museo di Rodi). Il vaso più comune è la coppa o kỳlix, di preferenza ad alto piede (su un complesso di circa 150 vasi l. finora noti, 120 sono coppe intere o frammentarie): un esemplare tipico è la coppa del museo di Bruxelles con scena di banchetto. Le numerose varianti sono raggruppabili in cinque tipi principali che risentono, a seconda dell'epoca, dell'influenza dei modelli stranieri (ionici, corinzî, attici). Vi sono numerosi crateri a colonnette, di derivazione probabilmente calcidese, hydrìai, dìnoi; tra le forme di piccole dimensioni sono arỳballoi, dipinti completamente o in parte di nero, lekànai (piccoli bicchieri a due anse orizzontali), skỳphoi, calici.
La decorazione è composta, oltre che di elementi geometrici, di motivi tratti dal mondo vegetale, che in qualche caso costituiscono l'unica ornamentazione del vaso (v. cratere Castellani a Villa Giulia), di fregi di animali e di scene figurate. Il motivo che caratterizza la classe è quello della fila di melegrane, variamente intrecciate e alternate a volte a boccioli di loto, motivo di origine assira che trovò in Sparta il maggior centro greco di diffusione, e che di qui passò ad altre ceramiche come quelle di Fikellura e quella "pontica". Il fregio di animali appare ricco e assai curato; ricorrono di preferenza figure di volatili, più fresche e più vive di quelle che incontriamo sui contemporanei vasi corinzî, dai quali tuttavia i pittori laconici trassero molti elementi di ispirazione. L'esempio più felice di questa abilità nel rappresentare gli animali è offerto da una coppa con pesci di Taranto (v. tav. a colori e, per l'esterno, vol. II, fig. 682) che è stata definita (J. D. Beazley) "il più bello dei vasi l..": i delfini lungo l'orlo e i tonni disposti a raggiera attorno a un fiore che ricorda le ninfee sembrano nuotare come in un acquario.
Il soggetto principale della decorazione laconica è la scena figurata che decora la parete esterna di hydrìai, dìnoi e lekànai, oppure l'interno delle coppe: in queste ultime il problema di iscrivere una scena complessa entro una piccola superficie circolare viene risolto in vario modo: di preferenza si dà una base alla scena per mezzo di un esergo - che viene riempito con un motivo decorativo - secondo una tradizione arcaica che ha i suoi precedenti nella ceramica rodia e nella toreutica fenicio-cipriota; oppure la scena è disposta in una fascia che si svolge in senso circolare lungo l'orlo, alla moda corinzia. L'arte della composizione - come faceva notare E. Pfuhl - è in genere scadente, né si può parlare di un sentito equilibrio delle masse e delle proporzioni: solo in casi eccezionali la rappresentazione è concepita per il tondo come sulla coppa di Taranto sopracitata, o adattata felicemente ad esso. L'esempio meglio riuscito è rappresentato dalla kỳlix della Bibliothèque Nationale con Arkesilas, uno dei capolavori della ceramica greca arcaica: la scena è realizzata in modo da iscriversi con un'armonia perfetta entro il perimetro del campo decorativo, mantenendo nello stesso tempo un largo respiro spaziale e includendo nella narrazione anche l'esergo. L'intelligente sfruttamento dell'esergo, che cessa così di essere un elemento morto nella composizione, per diventare una parte funzionale - in esso infatti è localizzata la stiva della nave in cui si svolge la scena - è forse ciò che maggiormente contribuisce a creare l'impressione della precisa armonia dell'insieme. Altro esempio felice è quello offerto dalla kỳlix di Taranto con stambecco, in cui si è adottata la soluzione più sicura dal punto di vista decorativo, un'unica figura che riempie armoniosamente il tondo - soluzione che sarà preferita dai pittori attici di stile miniaturistico.
Vivo è l'interesse dei pittori laconici per il contenuto della rappresentazione: essi non sono infatti dei decoratori, ma amano piuttosto sacrificare l'effetto ornamentale per descrivere miti scarsamente noti, legati all'ambiente spartano o proprî di popoli lontani, oppure scene della vita di tutti i giorni. Abbiamo così la raffigurazione di Artemide attorniata da piccoli dèmoni alati su una kỳlix del British Museum, o il magnifico "ritorno dalla battaglia" (una fila di guerrieri che trasportano sulle spalle i corpi dei compagni caduti) su una kỳlix di Berlino: il pittore tutto preso dal soggetto, ha in parte tagliato le figure che non entravano nel campo circolare, quasi per mettere a fuoco soltanto l'essenziale della scena, che pare così continuare nello spazio.
È merito di E. A. Lane di aver individuato le personalità dei principali pittori di vasi l., tre o quattro in tutto, che nel giro di tre generazioni dipinsero i migliori esemplari della classe. Ad essi sono stati dati i nomi convenzionali di "Pittore di Arkesilas", "Pittore di Naukratis" e "Pittore della Caccia". Attorno a ciascuno di essi è stato riunito un gruppo di opere minori, dovute ad allievi o apprendisti che lavorarono nella medesima officina e che quindi risentirono dell'influenza del maestro. Il primo prende il nome dalla coppa della Bibliothèque Nationale di Parigi, con Arkesilas - come indicano le parole dipinte presso un'alta figura seduta, probabilmente Arkesilas II, re di Cirene - che assiste alla pesatura del silfio su una nave di un porto africano, forse quello di Cirene: il pittore descrive con minuzia ogni elemento ambientale, dagli uccelli esotici sulle sartie, alla piccola pantera sotto lo sgabello del re. La scena è ritratta probabilmente dal vero, o almeno sul luogo, con un vivace senso del pittoresco. Essa ci offre inoltre un utile elemento cronologico, poiché Arkesilas II regnò per breve tempo, fra il 570 e il 565, ed è quindi nel secondo venticinquennio del VI sec. circa che si può porre l'attività di questo fantasioso artista viaggiatore, il più geniale dei pittori di Sparta. Le altre opere attribuibili a lui con sicurezza sono la kỳlix con scena di banchetto di Bruxelles e quella con Prometeo e Atlante del Vaticano (v. vol. i, p. 882, fig. 1112), nelle quali troviamo il medesimo disegno rapido e insieme nitido e preciso, non esente da una certa rigidezza, la stessa tendenza a narrare scene animate e complesse al di fuori degli schemi tradizionali.
Contemporaneo del Pittore di Arkesilas e come lui influenzato dalla ceramografia corinzia è il Pittore di Naukratis (cosiddetto dal luogo in cui fu rinvenuta una delle sue opere, la kỳlix del British Museum con Artemide e i dèmoni): egli sceglie in genere soggetti semplici (dèmoni alati, pegasi, sfingi) e li disegna in modo accurato senza trascurare il dettaglio.
Il maggior rappresentante dello stile laconico maturo è il Pittore della Caccia, il più dotato degli allievi del Pittore di Arkesilas: la sua attività fiorisce intorno al 550. Oltre alla kỳlix del Louvre con la caccia al cinghiale calidonio da cui prende il nome, gli si attribuiscono una ventina di esemplari, fra cui le kỳlikes di Berlino con il "ritorno dalla battaglia"; di Firenze, con comasti danzanti; di Taranto con stambecco. Una delle sue opere migliori è l'hydrìa di Ialisos, magnifico esemplare sia dal punto di vista tecnico che da quello decorativo: due scene coprono tutto il corpo del vaso, un combattimento tra guerrieri e una danza di comasti. La pennellata è morbida e sicura, l'incisione netta ma leggera. Vi è fatto uso di iscrizioni a indicare il nome dei personaggi, come sulla kỳlix di Cirene con i Sette a Tebe (v. vol. ii, fig. 903) e su altre opere dello stesso pittore.
Nell'ultimo venticinquennio del sec. VI a. C. si ha il declino della ceramica laconica. Uno degli ultimi esemplari accurati è la kỳlix di Taranto con la ninfa Cirene che strozza il leone, in cui sono evidenti gli influssi dello stile attico della fine del VI secolo. Sparta continuerà in seguito a produrre vasi fino a tutto il periodo ellenistico, ma non sarà ormai che un artigianato modesto, nel quale non è rintracciabile neppure un segno di originalità.
Principali luoghi di rinvenimento. - Grecia: Sparta, Samo, Rodi; esempî isolati da diversi centri del Peloponneso, dell'Attica, della Beozia, della Focide (Delfi), della Macedonia (Neapolis), di Corfù. Asia Minore: Smirne, Efeso, Sardi, Gordion. Africa: Naucrati, Cirene, Cartagine. Italia: Magna Grecia (Taranto); Etruria (soprattutto Vulci, Cerveteri e Tarquinia); esempî isolati dal Lazio (Roma), dalla Campania (Cuma, Pompei, Sorrento), dalla Calabria (Locri), dalla Sicilia (Siracusa, Selinunte, Catania). Francia: Marsiglia.
Principali collezioni. - Grecia: Sparta, Atene (Museo Nazionale), Rodi, Samo. Altri musei d'Europa: Roma (Conservatori, Villa Giulia, Musei Vaticani), Tarquinia, Firenze (Museo Archeologico), Napoli, Sorrento, Taranto, Siracusa, Palermo; Monaco, Berlino, Heidelberg, Würzburg, Bonn, Cassel, Lipsia; Vienna; Leningrado; Parigi (Louvre, Bibliothèque Nationale), Marsiglia; Bruxelles; Londra (British Museum), Oxford, Cambridge. Africa: Cirene, Cartagine. Stati Uniti d'America: New York (Metropolitan Museum, Collezione Noble), Boston, New Haven (Yale University), Philadelphia, Bryn Mawr.
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